Ogni anno l’IFAB coi suoi responsabili del Regolamento del gioco calcio prova a semplificare le norme e nella stagione che si sta giocando ha cercato di intervenire sul VAR. Alla ventiquattresima giornata di campionato, però, non è cambiato nulla: nell’applicazione delle 17 Regole manca uniformità.

Nel giugno 2021 l’Ifab era intervenuta sui falli di mano per evitare il cortocircuito delle reti annullate per infrazioni immediatamente precedenti alla realizzazione del gol. E ancora vi erano state precisazioni sui cartellini gialli e sull’esecuzione dei calci di rigore.

Gli arbitri italiani, viste le polemiche, non hanno capito – o non vogliono farlo – la parola netta e definitiva sul VAR, che è un processo irreversibile e deve essere usato con uniformità anche laddove si manifestino difficoltà. L’indicazione IFAB non lascia interpretazioni agli arbitri e neppure a chi commenta partite e moviole. Ogni volta che un episodio rientra nel protocollo VAR, l’arbitro deve andare a visionarlo sul televisore e non delegare al VAR davanti al Video. Alcuni passaggi semplificati del protocollo VAR.

IN CASO DI GOL E PRIMA DELLA CONVALIDA DELLA RETE IL VAR CONTROLLERÀ:

  • eventuali fuorigioco;
  • eventuale uscita del pallone dal rettangolo di gioco;
  • che la palla abbia effettivamente superato la linea di porta;
  • eventuali falli commesse durante l’azione che ha portato al gol;

IN CASO DI CALCI DI RIGORE E PRIMA DELLA CONVALIDA IL VAR CONTROLLERÀ:

  • eventuali fuorigioco;
  • se il fallo è stato commesse all’interno dell’area di rigore;
  • eventuale uscita del pallone dal rettangolo di gioco;
  • se è stato commesso un fallo;

IN CASO DI FALLO GRAVE (O VIOLENZE) IL VAR INTERVERRÀ:

  • solo in caso di cartellino rosso diretto;

IN CASO DI SCAMBIO DI IDENTITÀ IL VAR INTERVERRÀ:

  • in caso l’arbitro si confonda e ammonisca un altro giocatore.

Questi sono gli unici casi in cui il VAR può intervenire. Non potrà mai farlo in occasione dei cartellini gialli, nemmeno in caso di doppia ammonizione. Può intervenire solo in caso di rosso diretto: se il direttore di gara assegna un giallo a causa di condotta violenta, il VAR esaminerà il contatto al rallentatore.

Se il VAR è occupato con un “controllo” o una “revisione”, l’AVAR può parlare con l’arbitro soprattutto se il gioco deve essere interrotto o per assicurare che non venga ripreso. In ogni caso, l’arbitro deve sempre prendere una decisione, cioè vuol dire che all’arbitro non è consentito omettere una decisione e poi utilizzare il VAR per assumerla; la decisione di consentire al gioco di proseguire dopo una presunta infrazione può sempre essere riesaminata.

Ormai le regole dovrebbero essere chiare agli arbitri, ma alcune domande ci sorgono spontanee. La regola principale del VAR, entrata in vigore dal 2016 in occasione del Campionato del Mondo, non è stata mai cambiata: può intervenire solo in caso di “chiaro ed evidente errore” da parte del direttore di gara. In merito al concetto di “chiaro ed evidente errore” dopo 6 anni non è stato ancora spiegato – e infatti non lo si è capito – chi è che decide: l’arbitro o il VAR? E qual è il confine tra il potere discrezionale  dell’arbitro e l’utilizzo del VAR?

L’idea di Buoncalcioatutti, dal 2018, (basta rileggere i vari editoriale pubblicati sul tema) non è cambiata: al VAR e all’AVAR non possono esserci Arbitri in attività. Basterebbero un direttore di gara del recente passato e due assistenti tecnici.

Il Var problemi in una gara ne crea pochi rispetto alle direzioni arbitrali. Il problema sono i direttori di gara e l’unificazione della Can A e B, che ad oggi non ha portato troppi vantaggi (anche se i direttori di gara sempre in discussione sono soprattutto quelli non dell’ultima nidiata, ma quelli precedenti, qualcuno diventato persino internazionale senza aver passato in due anni mai le Alpi eccetto per qualche Torneo giovanile).