Veni, Vidi, Blessin. Non vici da parte del nuovo tecnico del Genoa che ha fatto vedere del gioco, ma non la pericolosità davanti alla porta avversaria.

Per molti alla vigilia poteva essere uno scontro impari, ma facendo un bel rewind della  partita fino all’espulsione di Østigard abbiamo tutti capito una cosa: che il Genoa non è stato a guardare, non ha subito senza impegnarsi, ha contrattaccato con mordente e intensità.

Blessin strategicamente ha fatto bene: tutti liberi di dare i propri numeri di modulo, con la semplice tattica di impedire di costruire ai giallorossi qualsiasi tipo di azione con un pressing organizzato e alto, con marcature rigide dietro e tagliando tutte le linee di passaggio al primo possesso pallone giallorosso.

Il Vecchio Balordo dopo tre settimane con il nuovo allenatore, in un mix di organizzazione e di gioco, ha moltiplicato capacità individuali, forza, soluzioni e autostima. Tutti, anche contro la Roma dello Special One, si sono mossi in modo sinergico, compatto, esaltando personalità, fisicità, anche se poco la fantasia fino all’entrata di Amiri, vista con poche giocate.

Per i sopracitati motivi si è avuta l’impressione dell’agevolamento della tecnica, la riduzione della fatica, considerato che hanno corso per 100 minuti. Una sgobbata che viene divisa in parti uguali.

I rossoblù hanno colorato anche la divisa grigia con chiusure preventive, marcature a scalare impedendo le ripartenze e il gioco della Roma e bloccando immediatamente i rivali. Chiedere ad Abraham e Zaniolo quanti palloni sono arrivati loro e quanti ne hanno giocati.

Ha ragione Blessin quando dice che il Genoa non sarà mai messo sotto da nessuno: le motivazioni, gli atteggiamenti, la corsa alla salvezza dovranno contare più degli schemi.

È una frase fatta che si ripete spesso nel mondo pallonaro, ma le formule per fare risultato SONO sempre le stesse: il calcio è sempre stato avere chi sa difendere, al Grifone manca l’oro del gol e a qualsiasi livello il collettivo è importante. Fondamentale.

Le  parole scritte sono sulla  sabbia e sono “fanfucole” (avrebbe detto Brera) di un cronista che vede ancora un futuro rossoblu a quarti. Il Vecchio Balordo anche sotto il Cupolone ha fatto vedere sprazzi di motivazioni, organizzazione, identità e non è inciampato negli errori delle precedenti gare, prendendo gol fotocopia. Il gruppo si esalta nell’interpretazione del calcio totale nonostante una qualità tecnica individuale da affinare per farla diventare buona.

Il calciomercato di Spors vuole far capire a tutti che si può essere competitivi anche con bilanci corretti e con una squadra di ragazzi o giovani sconosciuti attraverso le idee e quello straordinario moltiplicatore che è il gioco.

Il gioco non si compra: si crea con le idee, il lavoro, l’impegno, poi con giocatori funzionali al progetto tecnico e professionale. E se hanno anche talento, allora meglio.

Tanti i dubbi sulla Direzione del palermitano Abisso. L’utilizzo dei cartellini gialli e rossi non è stato congruo e uniforme. Il rosso diretto a Østigard è da interpretare, tanto da non far intervenire il VAR. Il rosso è stato estratto per condotta violenta? Allora il VAR non poteva intervenire. È stato estratto perché è stata negata la segnatura di una rete o una evidente opportunità di segnare una rete? Il VAR in questa occasione poteva intervenire perché l’arbitro non ha calcolato la distanza tra il punto in cui è stata commessa l’infrazione e la porta, la direzione generale dell’azione di gioco, la probabilità di mantenere o guadagnare il controllo del pallone, la posizione del numero dei difendenti. Tutte condizioni che mancano nel rosso al difensore del Genoa.

Il giallo ci poteva stare come era successo in precedenza a Mancini nel primo tempo, reo di aver dato un colpo in faccia a Yeboah con il dubbio della volontarietà. Abisso dopo aver controllato il VAR ha poi annullato il gol di Zaniolo scatenando le ire di Mourinho. Abisso non è stato aiutato dal primo assistente Valeriani a 5 metri dall’azione, e Nasca uomo VAR di professione è dovuto intervenire. Abisso nei confronti di Abraham doveva tirare fuori il rosso, non il giallo, dopo aver visto la pedata sulla caviglia di Vasquez.

Il Genoa deve prendere provvedimenti: non può giocarsi la salvezza sul filo dei cartellini gialli e rossi. È già successo con l’Udinese, con Makengo perdonato del secondo giallo ad inizio secondo tempo, mentre Cambiaso punito con due gialli ravvicinati, di cui uno molto dubbio. I rigori fanno discutere, i cartellini non uniformi e congrui decidono le partite.