Ajò, tre punti inaspettati, dimenticandosi dei secondi tempi giocati contro Inter e Napoli. Sarebbe giusto passare subito al secondo tempo di Cagliari-Genoa per ritrovare il sorriso.

Però non si può lasciare da parte il primo tempo giocato da Criscito e compagni in Sardegna perché non dovrà essere ripetuto. Il 3-5-2 visto in tutti i primi tempi giocati dal Vecchio Balordo, anche con l’Alessandria, ha sempre fatto fatica a costruire gioco e a difendersi: basta contare le reti incassate nei primi venti minuti di gioco.

Senza idee, non dell’allenatore, e voglia di partecipare è difficile portare risultati a Pegli. Le corsie laterali sono state sempre monche, in particolare quella destra con Biraschi che non può difendere e attaccare alla mercé dei cartellini, dovendo affrontare avversari di qualità in spazi larghi, e Sabelli che, non portato a fare le due fasi di gioco, è poco propenso a fare la diagonale difensiva. Anche per questo è difficile non prendere gol.

Ballardini dopo queste tre giornate di campionato dovrà determinare definitivamente e tatticamente, assieme allo staff, le regole di gioco della squadra sulla base di quanto visto nel secondo tempo: comunicazione tra i calciatori nelle due fasi di gioco e nelle diverse situazioni tattiche.

Il sistema di gioco del Grifone non potrà più essere poco concreto come idea e struttura, ma dovrà adattarsi come in tutti i secondi tempi giocati negli equilibri alle capacità, qualità e valori dei singoli giocatori. Oltre i cambi tra il primo e il secondo tempo necessari, chi ha imposto il cambio di marcia è stato il cambio tattico che ha permesso di passare dal monco 3-5-2 al 4-2-3-1 effervescente nel pressing ultra offensivo grazie anche a giocatori di gamba come Kallon, Fares ed Ekuban, quando subentrato a Pandev .

Pandev con la classe e la qualità potrebbe fare saltare le difese avversarie giocando nell’ultima mezz’ora e non dall’inizio a 30 gradi?

La chiave del successo genoano sull’isola sarda è stata passare da un primo tempo con attori dell’arte drammatica a Pirati di Ballardini.

Il cambio tattico ha permesso di scoprire Cambiaso alla Zappacosta, di passare da sinistra a destra nella difesa a quattro e spingere. Cambiaso non è Zappacosta, ma lo può diventare se si controllano le carte di identità.

Ha permesso di far vedere Maksimovic pronto a giocare centrale difesa e in compagnia di Vanheusden capace di poter dire la sua. Ha permesso a Tourè di tornare doppio centrale di centrocampo come lo avevamo visto nel campionato francese, mentre da mezzala si è perso in tutto il primo tempo. Ha permesso, ancora, di mettere in mostra l’imprevedibilità di Fares che ha fatto la differenza coi due gol realizzati.

Nel secondo tempo il Vecchio Balordo rigenerato da qualche litro di mirto nello spogliatoio ha fatto vedere organizzazione difensiva e buone ripartenze sapendo dove colpire. Il Cagliari di Semplici è sparito sul piano del gioco, messo sulle gambe dal suo nuovo assetto rossoblu a quarti e neanche gli ingressi dei sudamericani arrivati sabato pomeriggio lo hanno risollevato.

Zio Balla, tutti vogliono vedere il Genoa del secondo tempo non solo di Cagliari. Il Genoa ha stupito, ha tenuto il campo con l’autorità di una squadra, che dovrà ancora lavorare tanto, in prospettiva impostata al meglio tecnicamente. Il Genoa è apparso una squadra solida in difesa, tenace, pronta, agile nel cuore del gioco e sulla via di diventare geniale anche davanti.

Il Vecchio Balordo sull’isola si è rimesso in carreggiata tattica, un passaggio stretto di cui Ballardini e lo staff dovranno avere la compiacenza di eleggersi guardiani considerando che qualche pistone in più si potrebbe aggiungere nel motore del Genoa, magari con qualche giocatore che non abbiamo visto giocare.

Balla sull’isola sarda sei l’ultimo dei Pirati, continua anche sul continente: può iniziare un nuovo corso.