L’Italia s’è desta? Non è vero. La Mancioitalia, come ormai viene nominata da tutti, è un lavoro di  oltre due anni. La dimostrazione è la serie di risultati positivi che non arrivano per caso neanche contro il Roccapepe di Scoglio e le squadre italiane, zeppe di stranieri, non farebbero figure barbine ogni Primavera nelle coppe europee. La Nazionale, non solo di Mancini ma anche del suo staff, è un frutto di quello che ci ha fatto vedere qualche allenatore moderno negli ultimi 10 anni e qualcuno del campionato appena finito.

È una strategia tattica vista e corretta della Zemalandia di Pescara 2011/2012, con Immobile, Insigne e Verratti. Manca il play del PSG, ben sostituito da Barella e Locatelli. Uno Zemalandia visto e corretto in fase difensiva per non prendere gol. È figlia del campionato della provincia con le giocate alla De Zerbi di Berardi e Locatelli. In nessuna squadra del campionato italiano c’è stata una squadra che attaccasse con 5/6 calciatori. Gli Azzurri hanno tante strade per fare gol. Il commissario tecnico in questo Europeo ha trovato anche gli esterni quasi inaspettati: Spinazzola e Berardi che gli permettono di essere duttile nei cambi di modulo, due che giocano un calcio difficile da vedere in Europa. Difficile fare le pagelle e trovare il pelo nel pallone. Non ci sono gerarchie, giocano tutti bene con profonda conoscenza di quello che vogliono sempre alla ricerca del gol e del risultato.

La forza è nel palleggio, muovere il pallone velocemente sempre sotto controllo con al massimo due passaggi. Insigne nel rombo  anarchico italico di Mancini fa la differenza è la fa fare anche a Immobile tornato ai tempi del Pescara  senza avere la responsabilità di tutta la fase offensiva. È un’Italia diversa anche a quelle squadre che vengono spesso nominate come i prossimi castigatori. Gli Azzurri hanno fatto cose non solo in questo Europeo che altre squadre non hanno e fanno fatica se non girano i top.

Basta con i gufi che vogliono smontare la nazionale in ogni gara giocata. C’è una frangia di sapientoni del calcio che aspettano di giocare con quelle preventivate del successo finale per affermare: lo avevano detto è previsto. Sono gli stessi che godono poco e coloro che quando si uscì dal mondiale russo annunciavano con piacere l’apocalisse del calcio italiano.
Per adesso godiamoci il passaggio agli ottavi dopo sarà il tempo a dire chi avrà ragione.
Importante rimanere con i piedi per terra e l’entusiasmo lasciarlo nelle piazze qualcosa di meritato dopo più di un anno di pandemia e lockdown.