In qualsiasi situazione della vita è più facile criticare che lodare, figurarsi nel calcio, dove  fare i “bastian contrari” dimenticandosi di quello detto nei giorni passati ne fa uno sport particolare.

Fare il cronista o fare un’analisi di Inter-Genoa 3-0 è veramente difficile perché tutto viene buttato all’aria dal gol di Lukaku dopo 39 secondi dall’inizio della gara.

Se dopo si dovesse giudicare la gara attraverso i numeri sarebbe ancor più difficile, ascoltate le parole di Ballardini post gara: “nel primo tempo il Genoa se l’è giocata, abbiamo anche creato situazioni pericolose“. 24 tiri di cui 12 verso la porta di Perin autore di buone parate; 3 del Genoa e due nello specchio di Handanovic telefonati; 12 falli dell’Inter e 8 del Genoa (questo sicuramente non rispetta quanto visto nelle precedenti gare da parte dei Grifoni); 9 contro uno i calci d’angolo a favore del Biscione. E paradossalmente il possesso nerazzurro e solamente superiore di una decina di unità: 51% a 41%.

Perciò la prima domanda è: senza il gol lampo Ballardini e il suo staff come avevano programmato la gara? Giocarsela a viso aperto? Difficile da credere.

Il gol lampo di Lukaku ha messo subito in luce una pecca vista in altre partite, in particolare contro Lasagna e il Verona. La difesa del Genoa coperta dalla fase difensiva e dagli esterni fa la sua figura, scoperta è in difficoltà non avendo il calciatore veloce quando la squadra attacca e qualcuno che rimanga dietro a disinnescare eventuali contropiedi. A tutto bisogna aggiungere il concetto di pallone scoperto o coperto. Goldaniga dopo una manciata di secondi di gioco come ha considerato la sua giocata in avanti: coperta o scoperta? Parliamo della situazione che ha fatto saltare il banco e la partita con 3 passaggi interisti in profondità e Lukaku che si è bevuto in velocità due centrali rossoblù.

Ballardini difficilmente ripeterà prossimamente la formazione vista in campo contro l’Inter non per i tanti Under 21 schierati, ma per Radovanovic e Zapata in coppia col difensore colombiano non schierato nel ruolo preferito: grande esperienza, ma poca velocità.

Il Genoa rispetto alle altre gare giocate non è andato bene perché ha lasciato tutti i rimpalli o palloni vaganti (modernamente seconde palle) agli interisti, e tutto è successo per mancanza di fisicità nel cuore del gioco.

Dopo una mezz’ora del primo tempo altra domanda da parte del cronista: perché Pjaca in campo mai in evidenza fino al 45’ il primo pallone giocato? Qualcosa già visto in altre gare. Meglio Shomurodov visto la difesa interista che giocava dentro il cerchio del centrocampo, oppure altro calciatore di peso in difesa giocando con il libero e due marcature ad uomo e  con una sola punta a spillo?

Solo domande e la consapevolezza insegna che con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Genoa in crisi non riuscendo a difendersi in 5, le scalature di altre gare non riuscivano, il continuo movimento dei centrocampisti interisti non ha permesso ai giovani genoani di ragionare e andarli a marcare con la pressione che non andava a buon fine. Primo tempo con troppi blackout.

Nel l’intervallo Ballardini e lo staff hanno cercato di ricomporre il puzzle mettendo dentro la fisicità di Behrami, la ricerca della velocità di Onguene in difesa e divisione tra Radovanic e  Zapata rimasto in campo. Radovanovic e Strootman sono state sostituzioni con vista derby.

Qualcosa di più si è visto quando sono entrati Shomurodov e Pandev sostituendo Scamacca e Ghiglione, ma lasciando dentro ancora Pjaca.

Il cambio modulo di Ballardini come contro il Verona è riuscito per una decina di minuti, ma quando il Grifone dava l’impressione di muovere le ali altro patatrac, questa volta di Onguene, che cercava di anticipare Lukaku, il quale con un colpo d’anca se ne sbarazzava e dopo una decina di metri di corsa serviva Darmian solo a pochi metri in orizzontale dal calcio di rigore pronto ad infilare indisturbato Perin.

Il 3-5-2 di Ballardini dovrà ripartire dall’imperativo che ogni calciatore deve avere un atteggiamento incessantemente attivo e coordini i propri movimenti con quelli dei compagni.

Nelle stanze del Pio Signorini Ballardini e lo staff nell’esaminare la gara contro i nerazzurri, al di là del gol dopo 40’’, si domanderanno perché si sia spenta la luce delle scorse giornate, al di là della forza della capolista: per uomini fuori ruolo, fisicità, esperienza, il nodo è stato la difesa o la fase difensiva.

La partita alla Scala del calcio è stata stonata, ma non può mettere in discussione lo spartito e la musica goduta nelle precedenti gare dall’arrivo di Ballardini. Nelle interviste del sabato, Ballardini e Ranieri avevano detto che al Derby ci avrebbero pensato da ieri sera e invece lo hanno fatto in anticipo visto il turnover per entrambe le squadre.

Mercoledì sera dovrebbe essere una partita diversa, ma ancora più importante, visto e considerato che ogni partita può cambiare la classifica in testa e in fondo alla classifica in questo campionato al Covid che potrebbe non avere i vaccini del gioco da qui al termine della stagione.