In vista della prima trasferta del campionato 2020/2021, Buoncalcioatutti ha raggiunto Antonio Giordano, collega e firma del Corriere dello Sport, per approfondire i temi che accompagnano Napoli-Genoa.

La sfida del San Paolo si preannuncia una partita interessante, due delle squadre migliori dopo l’esordio. Sbaglio? 

“Assolutamente, peraltro col Genoa è sempre una partita interessante. Sarà per la simpatia che provo, per quello che rappresentano il Genoa, la sua storia, per una serie di intrecci particolari e di amici che ancora conservo, ma queste sono storie che non interessano a nessuno. Dal punto di vista calcistico sarà una partita che deve soprattutto dare risposte: la prima partita è stata una vera gloria? Il Napoli l’ha vinta dopo un’ora di sofferenza a Parma grazie all’innesto di un ragazzo di 21 anni che è piombato nella sfida come un ciclone. Il Genoa l’ha vinta agevolmente, con autorevolezza, padronanza, con un pizzico di sorpresa nello spettatore che così tanta grazia forse non se l’aspettava”.

Si parla di un possibile inserimento di Oshimen dal primo minuto contro il Genoa. Il Napoli si sta caratterizzando per giocare in maniera offensiva, peraltro inserendo due centrocampisti come Zielinski e Fabian Ruiz. Possiamo dire che il Napoli è un po’ alla ricerca dell’equilibrio, predicando un calcio molto offensivo? 

“Non vorrei essere nei panni di Gattuso: a volte si dice che è meglio abbondare ma il troppo storpia. Si trova con una batteria di attaccanti pazzesca, i tre titolari potrebbero essere Mertens, Oshimen e Insigne, tieni presente che a quel punto andrebbero in panchina Politano, Lozano, Petagna, Ounas, Younes, Milik e Llorente. Significa che hai 10 attaccanti a disposizione. Perché rinunciare a così tanta grazia? Devi trovare quell’equilibrio che non è facile riscontrare in una squadra dalla natura così oltraggiosa. Gli equilibri si trovano giocando, allenandosi, studiandosi, quindi andando a scovare quelle distanze che rischiano di diventare enormi, dove il Genoa e altri si possono intrufolare. Devo dire che il 4-3-3 è ancora nelle corde del Napoli, nonostante non sia rimasto granché né dell’epoca Sarri né tantomeno dell’epoca Benitez, che ha dato il via a questo Napoli. Perché è bene ricordarlo: il più grande mercato il Napoli lo fece nel 2013”.

Il San Paolo aprirà le porte a mille tifosi e si discute molto della possibilità di aprire gli stadi sino al 25% della capienza, con una macchina organizzativa che prevederà grosso, quasi immane. Cosa ne pensi? 

“La macchina organizzativa è l’ultimo dei problemi, tra l’altro è anche un finto problema perché le società di calcio sono organizzatissime: impiegherebbero meno di quello che sospettiamo ad attrezzarsi. Il problema è il virus e con esso il rischio del contagio. Su una vicenda così seria e dolorosa è giusto che parlino gli scienziati e non un giornalista qualsiasi che sa quello che può sapere perché legge, si informa, ma non ha gli elementi culturali per affrontare un’analisi che merita il sostegno della scienza. 

Però una serie di domande, umanissime, ognuno di noi ha il dovere di porsele: esiste una differenza tra il calcio e altri settori della vita? È possibile che ciò che viene ritenuto pericoloso nel calcio in altri ambiti possa essere semplicemente addobbato come normalità? Non c’è forse il rischio che il calcio venga ancora considerato come una sorta di giochino per bambini mentre invece è una delle aziende più importanti d’Italia, solida e fiorente nonostante esistano debiti nelle grandi società? Non è forse arrivato il momento di guardare il calcio come altro e non semplicemente come un pallone? Non siamo nel giardino di casa a tirarcelo addosso, ma stiamo trattando un argomento che muove un’economia”.


Bayern Monaco 2-1 Siviglia (d.t.s.): i bavaresi rimontano e conquistano la Supercoppa