Il nuovo direttore sportivo del Brescia, Giorgio Perinetti, è stato il “maestro” di Daniele Faggiano, col quale si è trovato a lavorare sin da quando portò al Bari Francesco Caputo, all’epoca centravanti del Noicottaro. Parte da lì la conoscenza tra Perinetti e il nuovo ds del Genoa, proseguita poi a Siena prima che Faggiano approdasse a Trapani e Parma. E proprio da Perinetti ci siamo fatti raccontare il Faggiano dirigente.

È risalito sul cavallo del calcio. A Brescia, nel momento giusto forse. Complimenti innanzitutto…

“Fa piacere la chiamata del presidente Cellino, che conosco da tantissimi anni. È un presidente di calcio, che ha ambizione di risalire e con lui sarà bello confrontarsi. Spero di poter dare il mio contributo per fare qualcosa di buono col Brescia”.

Fra qualche tempo si potrebbe scrivere un libro da Premio Strega dopo che ha lavorato con Zamparini, Preziosi, Cellino. Ce ne sarebbero di storie da raccontare

“Sono tre presidenti accomunati dalla passione per il calcio. Esternano in maniera molto diretta e perciò sono presidenti impegnativi, perché pretendono e conoscono. Un domani, chissà, speriamo di poter raccontare una vita spesa per il calcio. Sarebbe più che altro un racconto di tanti aneddoti, simpatico da leggere. Vedremo se sarà possibile farlo”.

Veniamo al dunque. Tutte le cronache raccontano di Faggiano “figlio” di Perinetti. Ce lo racconta il nuovo ds del Genoa?

“A volte ci si imbatte nel talento e l’unico merito è di saperlo riconoscere. Non è che sia stato il maestro di Faggiano, ma uno dei primi a capirne le qualità come direttore. Lui ha sensibilità calcistica, ha intuito, ha empatia e capacità di aggregare. Tutte qualità che possono far fare bene ad un direttore sportivo. Io l’ho incontrato, ho intuito le sue qualità mentre parlavamo dell’acquisto di un giocatore che mi aveva segnalato (Caputo): e allora presi il pacchetto, sia Caputo sia il direttore. E credo di avere indovinato. Questo è stato il mio solo merito, perché per il resto sono le qualità di Faggiano che gli hanno permesso di darmi un contributo a Bari e Siena e di fare bene a Trapani e Parma. Penso che potrà fare bene anche nel Genoa. Come l’ho scoperto? Andavo a vedere il giovane Caputo giocare nel Noicattaro, lui era il direttore di questa piccola società vicino a Bari e nel parlargli mi venne spontaneo capire che aveva delle capacità importanti. Capacità che poi ha affinato, anche grazie alla nostra frequentazione. Basti pensare che a Siena avevamo Conte allenatore, direttore sportivo Faggiano, responsabile dell’area tecnica Perinetti e capo degli osservatori Baccin, oggi all’Inter. Era un bel gruppo”.

Conoscendo la sua correttezza, non si può dire ai tifosi: “mi manda Perinetti”. Gli avrà però un po’ raccontato qual è stata la storia del Genoa negli ultimi anni…

“Non ho parlato con Faggiano, tranne per un fugacissimo in bocca al lupo. Credo lui conosca molto bene la situazione e si sia reso conto delle necessità del Genoa. Non ho avuto modo di raccontargli nulla né ho motivo di dovergli raccontare nulla. La fiducia del presidente Preziosi gli consentirà probabilmente di fare dei cambiamenti utili a fare funzionare meglio il mondo Genoa. Credo sia un acquisto importante per il Genoa e faccio i complimenti al presidente. 

Il presidente sembra avere intenzione di tirare un po’ i remi in barca, lasciando la gestione dell’area tecnica a Faggiano. C’è un po’ di spavento, però, perché qua sono passati un sacco di direttori sportivi e il presidente dalle parole non è passato ai fatti. Con Faggiano, considerato che ci mette poco a licenziarsi vista la sua carriera, potrebbe svilupparsi qualcosa di positivo?

“Il presidente Preziosi non credo possa abbandonare il concetto di avere incidenza e influenza come presidente rossoblu, e neppure sarebbe giusto facesse così. Dopo due campionati parecchio controversi, può darsi che dia più deleghe permettendo a chi lavora di compiere il suo lavoro con tranquillità e portare avanti delle idee con più completezza. Se ne avvantaggerà lo stesso presidente Preziosi, che continuerà a seguire il Genoa, ma dando più deleghe affinché Faggiano possa rispondere al meglio alle sue esigenze. Ci sono altre figure importanti nel Genoa, dall’amministratore delegato Zarbano al segretario Abagnara passando per il direttore generale Ricciardella. Faggiano porterà il suo segno nella parte sportiva, il suo modo di fare. Sinora, nelle società in cui ha lavorato, ha dimostrato che questo segno è stato marcato e vincente. Importante lo sia anche nel Genoa. Del resto Faggiano già una cosa l’ha indovinata: lascia un Parma dove è difficile fare meglio e va in un Genoa dove è più facile fare meglio delle ultime stagioni”.

In quel famoso campionato di Serie C 2016/17 l’allievo voleva superare il maestro, ma non ci è riuscito sul campo

“Il Parma di D’Aversa e Faggiano si piazzò al secondo posto, ma in quel campionato riuscii ad arrivare davanti col Venezia di Inzaghi. Un segno di rispetto del giovane Faggiano verso il vecchio Perinetti. Lui poi ha avuto modo di andare avanti. Non ci sono maestri e allievi, ci sono esperienze che si combinano e fondono dando risultati positivi. Sono contento: Faggiano è ormai un uomo “fatto”, è diventato anche papà, e sono felice stia facendo la carriera che avevo pronosticato per lui, che conobbi sui campi di periferia di un piccolo paese in provincia di Bari”.

Cosa non è riuscito a fare al Genoa che le è rimasto dentro?

“Non sono stato Perinetti. Non mi espresso per come so fare, per come di solito agisco. Ho cercato di fare qualcosa di positivo, non toccando tutto quello che mi era attorno. Probabilmente, invece, il Genoa aveva già bisogno all’epoca – come oggi – di una rifondazione sportiva più netta. Ho sbagliato nel cercare di legare le varie componenti, mentre avrei dovuto chiedere a Preziosi un cambiamento più marcato e profondo. In questo probabilmente ho sbagliato. Credo che Faggiano questo proverà”. 

Lei ha sofferto ancora per il Genoa, anche quest’anno con salvezza all’ultima giornata. Ma perché è successo di nuovo? 

Questa risposta meriterebbe un’analisi approfondita e lunga, non si può fare in due battute. La squadra aveva giocatori più forti ed esperti, ma le hanno forse nuociuto l’euforia della presentazione e i cambiamenti che ci sono stati, che non hanno dato i risultati sperati. Mi è spiaciuto rivedere la stessa situazione dell’anno prima, soprattutto la sofferenza del presidente. Credo che il Genoa possa finalmente avere imboccato la strada giusta. Per il Genoa si sta aprendo una strada nuova, stavolta quella giusta”. 

Se dovesse arrivare, l’accoppiata Italiano-Faggiano sarebbe quella giusta?

Questa sarà una valutazione di Faggiano. So che Italiano lo avevo preso per la Primavera del Venezia, ma poi decise di andare a lavorare in una squadra in Interregionale. Stava transitando anche dalle mie parti, diciamo. Poi è andato al Trapani a lavorare con Rubino, un collaboratore di Faggiano, da lui sponsorizzato. Credo sia l’allenatore ad aver inciso di più in Serie B: lo Spezia ha un’identità precisa, si vede la qualità dell’allenatore. Se il Genoa prenderà Italiano, farà una scelta coraggiosa ma molto ragionata, perché attraverso il gioco dello Spezia si vede la sua mano”. 


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