Beati gli ultimi che saranno i primi, riferendosi all’Italia in questa guerra alla pandemia che per adesso non può consolare le genti dello Stivale.

Ogni giorno più si procede nell’esame di quello che è accaduto, di persone e fatti, più si trovano pecche, colpe o difetti non solo nella gestione del Covid 19 nella prima fase, ma anche nella seconda fase alla luce di quello che sta succedendo, dei maltrattamenti che stanno soffrendo le fasce più deboli e quelli che potrebbero aggiungersi con le attività ferme al palo.

In ogni momento della giornata, tramite tutti i mezzi di comunicazione, non rallegra che la comunità scientifica di tutto il mondo si stia occupando del Coronavirus e le conoscenze continuano ad essere scarse per cui le caratteristiche della malattia sono parziali e continuano ad essere in continua evoluzione senza chiarezza, senza tempi certi, come se serve la mascherina, quanto è il tempo dell’incubazione e tanto altro.

Ieri, per esempio, mentre la Protezione Civile chiedeva al Governo di prorogare lo stato d’emergenza per altri sei mesi oltre il 31 luglio, l’Ordine degli Attuari, quelli che controllano tutto guardando dentro i numeri dell’economia, studiando i conti e facendo calcoli sul Coronavirus in Italia in questo momento ed escludendo ulteriori ondate, rassicuravano che il Covid 19 scemerà entro l’estate e la coda, come peggiore delle ipotesi, non dovrebbe superare la metà di luglio confortati, che il numero di ricoverati in terapia intensiva tenderà allo zero a fine maggio. Purtroppo la consapevolezza della gravità della situazione è difficile da acquisire soprattutto quando l’informazione è reperita non solo da fonti non attendibili.

La coscienza della complessità della situazione riguarda non solo la battaglia contro il virus, ma anche il futuro e la ripresa sia lavorativa che economica. In questo momento il ritorno alla vita, quella vera che ci aveva qualche volta sollazzato, sarà lungo e difficile non solo per colpa del Virus.

Nel mondo del calcio “beati gli ultimi che saranno i primi” si riferisce alla partenza del campionato tedesco.

In Germania hanno premuto in una ripresa in tutto, non solo del calcio, e non si è capito se si sono chiesti se tutto quello che stanno facendo è una condotta corretta, almeno che non sappianom(tenendolo segreto) come combattere il Virus troppo forte, subdolo, rapido nel diffondersi sconosciuto a tutto il mondo.

Il calcio italiano attualmente, oltre combattere con la burocrazia e i protocolli sanitari,  sta pagando la sua mancanza di limitazioni fino all’8 marzo finché le autorità governative non decisero di sospendere il campionato di Serie A.

Continuare a fare la cronistoria non serve più a nulla: dà fastidio che in due mesi non si sia fatto nulla per partire tranquillamente (se arrivasse l’OK)  non sul piano della salute, ma su quello dei contratti, prestiti in scadenza a giugno, decurtazioni di stipendi  e altro. Se il campionato 2019/2020 ripartirà oltre la salute si troveranno tanti scogli da arginare, ardui quando entreranno in campo procuratori e agenti.

La comunità medica del mondo sportivo italiano, del calcio in particolare, ha approntato una batteria di test clinici e strumentali specifici in grado di verificare l’idoneità al ritorno dello sport non individuale e nel giorno in cui sembrava che fosse raggiunto qualcosa di positivo tra FIGC e Comitato tecnico-scientifico per la ripartenza degli allenamenti collettivi, è arrivata la nuova ondata di positivi nelle squadre di serie A. Ondata che non farà guardare il futuro con ottimismo visto che il pallone per il calcio finale è passato nelle mani degli scienziati. Il Ministro Spadafora non tramite Web o comunicazioni ufficiali ha fatto capire e ribadito alla FIGC che il  protocollo vale per riprendere l’attività collettiva di tutti gli sport e non per disputare le partite.

La patata che scotterà sarà palleggiata tra medici e dirigenti sportivi con il Servizio Sanitario Nazionale e le sue appendici scientifiche di chi sarà la responsabilità se il Covid-19 non causasse solo lievi sintomatologie agli asintomatici, ma anche l’insorgenza di danni al cuore, al fegato, ai reni e al sistema immunitario degli atleti  infettati e degli asintomatici.

La data del 18 maggio per ripartire con gli allenamenti collettivi continua ad essere un rebus e i passaggi per capire se il protocollo della FIGC avrà l’ OK è irta e i contagi dell’ultima ora allarmano.

Le possibilità di nuovi contagi sono e saranno sempre un nodo cruciale se ripartirà il campionato e il CTS chiederà per l’eventuale riapertura agli allenamenti e il ritorno alla stagione troncata, ai ritiri-bunker e in caso di positività tutto fermo e non solo i positivi in quarantena.

Damiano Tommasi, Presidente dell’Sssociazione Calciatori, ha preso subito posizione meglio di un politico affermando inizialmente. “Ottimista sulla ripresa dopo aver parlato con il Comitato Tecnico-Scientifico” finendo a gamba tesa sulla ripresa: “si corre il rischio di rimettere in moto una macchina che potrebbe fermarsi subito”.

Calcio e Coronavirus non vanno d’accordo, continua ad essere un caos e ogni giorno succede tutto e il contrario di tutto.

La FIFA e l’UEFA continuano la loro propaganda di finire i campionati elogiando la Germania. La prova che l’IFAB, l’organismo che decide il cambio del regolamento, generalmente prima di farlo ci mette un anno di consultazioni , su pressioni dei due organismi che comandano il calcio nel mondo ha cambiato la regola 5 del Regolamento del gioco calcio in un mese: le sostituzioni durante una gara sono state portate da 3 a 5 calciatori, 6 se ci saranno tempi supplementari.

L’incendio sul Virus in Italia continua essere alimentato anche dalle decisioni della Serie C  che ha stabilito la fine dei campionato con quattro promozioni, zero retrocessioni e ripescaggi dalla Serie D mettendo in crisi la serie B che si ritrova un campionato a 24 squadre. Se in Serie A si giocherà dalla B alla serie D sarà altra estate di ricorsi a Tribunali sportivi e amministrativi, figurarsi se ci sarà lo stop in serie A e se non sarà deciso dal Governo.

Altro bel casino che bisogna aggiungere al malumore dei tifosi che ogni giorno cresce sempre di più e quello dei giocatori, in particolare stranieri, preoccupati non solo dei contratti ma anche della salute loro e dei familiari.

L’impressione è che a mettere fine a questa Telenovela brutta del calcio italiano possa essere l’accordo sui diritti TV, riscuotendo l’ultima rata e rinnovando il contratto per il prossimo triennio incassati gli euro. Il Governo avrebbe carta bianca e darebbe fine alla stagione 2019/2020.

La Frenologia,  dottrina medica, termine caro a Gino Bacci, grande giornalista sportivo del passato quando parlava dei fastidi del pallone,  controllata sul vocabolario, è la carta del cervello.

Ginone (RIP) attualmente avrebbe scritto che “questa carta che combatte contro il Coronavirus  continua ad essere per il calcio quasi sempre un’isola deserta”. Tranquillamente si potrebbe aggiungere non solo per il calcio visto e considerato quello che succede giornalmente nell’Italia ammalata di COVID 19 non solo dentro gli ospedali.