Tra i becchini, che non sono i necrofori, ma coloro che non vogliono a parole affossare la nazione e il calcio italiano perché hanno tanti cadaveri da nascondere dentro gli armadi, continua la quarantena.

In  particolare per il calcio e la politica ieri doveva essere un Mercoledì da Leoni, invece è stato un mercoledì da “beccamorti” per i vertici di FIGC e per quelli di Lega Serie A. Un dispetto del Ministro Spadafora che non è stato un assenzio, pianta erbacea  più usata in farmacia che nei liquori: non ha aguzzato l’appetito, anzi lo ha distrutto agli intermediari del calcio che volevano facilitare il ritorno sulla terra del solo calcio di Serie A.

In questi giorni si legge e si guardano televisioni, telegiornali e la parola “becchini” è rimasta in italiano invece che mutata nell’inglese “Undertaker”, come “Lockdown” che è diventata come “belin” in genovese: sulla bocca di tutti. Un Ministro della Repubblica ha cercato di spiegare che “non era giusto dargli il giusto significato di isolamento e chiusura forzata per l’emergenza sanitaria oppure quello di segregazione”. Meglio due mesi fa nascondere la verità venuta a galla.

Tutti, dalla FIFA alla UEFA, dalla Federazione alle associazioni di calciatori utilizzano frasi di facciata nella comunicazione: “nel pieno rispetto delle norme e della tutela della salute e della sicurezza il calcio vuole ripartire“. Frasi che lasciano il tempo che trovano leggendo gli ordini perentori dell’UEFA con imposizioni tassative sul finire i campionati 2020/21. Il Ministro Spadafora, altri componenti del Governo e dirigenti del calcio danno l’impressione di essere una matassa arruffata: non si sa dove abbia il capo.

Lunedì ci sono state le società ribelli. Almeno dieci squadre (8 sicure e due che non hanno espresso un parere definitivo) spingevano per stop definitivo, martedì in Lega hanno votato in modo unanime alla ripartenza del campionato. Cellino e Cairo hanno fatto subito la figura dei “voltagabbana” essendo gli anti-Lotito della ripresa fin da subito.

Nella partita a poker che si sta giocando in Lega su questa improvvisa unità sono nati subito spifferi: si è votata l’unanimità per condizionare il Governo e  invogliare Sky e Dazn a pagare l’ultima rata dei diritti TV, circa 200 milioni di euro dopo che avevano ricevuto una lettera dalle emittenti televisive che chiedevano uno sconto sul contratto futuro. Sky e Dazn sono stati gli unici a capire che il poker non era giocato alla Teresina, a carte scoperte, e prima di dare la riposta si sono premurati di dichiarare di aspettare gli interventi e dopo decidere.

Dopo la riunione di ieri, ma già al mattino nella conferenza in Senato del Ministro Spadafora, si era quasi capito che il calcio non sarebbe partito il 4 maggio. Il Ministro dello Sport ha preso tempo  adducendo le solite e inutili scuse: “la decisione sugli allenamenti dopo aver sentito il Ministro della salute Speranza” e “prossimamente approfondimento con il Comitato tecnico-scientifico“. Tutte balle dopo che si parlava di questo incontro da lungo tempo e si poteva rimandare adducendo qualche scusa più plausibile.

La vera ragione, di questo e di altri stop del Governo, è che il CONI e il Presidente Malagò non vogliono perdere questa battaglia con la FIGC e Gravina, l’unica federazione che vuole correre da sola presentando il protocollo medico sanitario in anticipo rispetto a tutti gli altri sport che lo presenteranno entro lunedì prossimo in modo comune al Governo e al Ministro dello Sport per la ripartenza di tutti gli sport, perlomeno degli allenamenti.

Malagò in ogni sua intervista, come Capo dello Sport italiano, chiede alla FIGC e alla Lega Serie A un “piano B” per la ripartenza del campionato 2020/2021. Mai accontentato, gli piacerebbe commissariare la Lega in modo cinico perché conosce il prezzo di ogni cosa, anche se non ne conosce il valore di nessuna.

La prossima data (probabile?) annunciata per la ripartenza degli allenamenti e di tutto il protocollo medico , dopo l’incontro di ieri, potrebbe essere il 18 maggio per la gioia dei tanti medici delle società di calcio silenti, non si è capito se contrari, che sperano in quasi un mese di venire a capo delle 47 pagine del protocollo medico

Ogni giorno parlare della ripresa della stagione 2020/2021 appare un periodo di 24 ore, quasi tutte spese male, compresi anche coloro che ogni giorno devono cambiare l’articolo come succede durante le partite di calcio: tutto pronto e fatto al 90’, tutto da cambiare al 95’. Conta solo il risultato.

Visto il momento, ci vuole raziocinio. Non è un lume che uno può accendere quando vuole e  obbligare gli altri a vedere, e non gli si può soffiare sopra quando non vuol più vedere lui, in particolare in questo mondo del calcio attuale dove le fonti non possono essere delle fonti di acqua pura.