Gli anni della Caralis e di “Sandokhan” Silvestri. Il terzo incontro della rassegna “Genoa Stories” al Museo di Palazzina San Giobatta ha portato nel cuore della storia rossoblu quattro giocatori che hanno attraversato un periodo tra i più altalenanti della storia rossoblu, tra Serie C e Serie A: Sidio Corradi, Giorgio Garbarini, Maurizio “Ramon” Turone e Claudio Maselli. Presenti anche Piero Parodi e Piero Campodonico, autore dell’Inno del Genoa, oltre a Pietro e Mauro Berrino, figli del presidente Giacomo che in quel decennio 1963-1973 fu presidente del Grifone. Presidente dopo che imminente pareva la transizione dalle mani dei comitati di presidenza a Edoardo Garrone, nonno dell’attuale Edoardo e padre dell’ex presidente blucerchiato Riccardo Garrone. Ma lo stroncò un infarto due giorni prima del ritorno in Italia dalla Norvegia e la storia si dipanò diversamente. La storia che fu, quasi mezzo secolo fa, è stata raccontata da chi l’ha vissuta da vicino. Da dentro. Da giocatore.

La serata, alla presenza di centinaia di tifosi rossoblu, chi più e chi meno memoria storica del club più Antico d’Italia, è partita dall’abbraccio di Maurizio Ramon Turone con un tifoso immortalato ad esultare al gol su rigore che sancì il ritorno in Serie B del Genoa nel 1970.

Si è proseguito con una serie di clip video con le reti di quegli anni, in particolare di Sidio Corradi, e con le storie e i segreti di quegli anni, custoditi dagli ex rossoblu. Come quel semaforo rosso della ferrovia a cui attesero per un quarto d’ora Turone e Claudio Capogna, di ritorno da Prà in piena notte. Per Capogna, collegato telefonicamente col Museo del Genoa, sole 13 presenze in maglia Genoa, ma una grande confidenza con Ramon e la capacità di fargli tirare fuori alcuni aneddoti nascosti. Come il pianto fra le braccia di Pippo Spagnolo per non andare via dal Genoa, direzione Milan.

A sfornare ulteriori aneddoti sarebbe stato Claudio Maselli, che esordirà col sorriso e una battuta. “Ho vissuto oltre 25 anni nel Genoa, ma la prima cosa che si ricordano tutti quando mi vedono è quell’errore col Montevarchi“. Ma c’è spazio anche per una trasferta a Reggio Calabria in cui Garbarini cantava in campo i cori del Genoa, facendo sembrare altissimo grido dei tifosi rossoblu assiepati nel settore ospiti, oppure per la contesa verbale tra Franco Viviani, allenatore rossoblu nel 1969/70, e Sergio Osterman, 48 presenze con la maglia del Genoa, il quale apostrofato dal suo allenatore su quante palle avesse, avrebbe risposto: “due, e me le ha già rotte“. E come tralasciare il racconto su Gigi Simoni e Bittolo, compagni di camera dello stesso Maselli. Bittolo era solito mettere Gilberto Govi in camera: svegliandosi puntualmente alle sei ogni mattina, azionava il mangia dischi finché non svegliava i compagni. “Lo sapevo a memoria“.

Larga parte della serata è dedicata alla nave Caralis, all’organizzazione di quella trasferta via mare da parte di Pippo Spagnolo. Il suo assegno “scoperto” per pagare tutto quanto, come racconteranno i conduttori Gessi Adamoli e Pinuccio Brenzini. Il viaggio d’andata senza mare mosso, il ritorno con forza nove e pochissimi superstiti per il mal di mare, come lo stesso Turone, che non patirono la tempesta alle bocche di Bonifacio. “Dobbiamo ringraziare Pippo Spagnolo a livello di monumento per la vicenda della Caralis” puntualizzeranno Piero Parodi e Peo Campodonico. “Quella nave aveva una portata da 650 persone, ma ve ne salirono mille“. E quando si arrivò in Porto, al ritorno, il Genoa era ad un passo dalla promozione e la nave pendeva tutta tutta da un lato. Il lato dei pontili, quello dove tifosi, giocatori, rappresentanti di lista per le imminenti elezioni si affacciarono per salutare chi li attendeva sulla terraferma. Storie da Genoa.


LA FOTOGALLERY