La Candelora è la festa della Luce che il Vecchio Balordo riesce ad accendere poco per volta, partita dopo partita, cercando di commettere sempre meno errori.  

A Bergamo, nel giorno palindromo del calendario 02 02 2020, non si poteva non leggere da  destra a sinistra o viceversa, senza cambiare sostanza, il gioco che vuole vedere Nicola. Per il tecnico rossoblu e i suoi ragazzi non ci sarà mai il momento di accendere le candele come previsto da molti sostenitori.

Senza fare voli da Grifoni, il Genoa del dopo mercato potrebbe e dovrebbe dare più soddisfazioni anche con quelli rimasti. La rosa è ampia, ma servirà considerato la grinta, la carica che il calcio italiano non perdona rispetto all’Inghilterra. L’Atalanta aveva impostato la partita per vincere. Il Genoa è stato bravo a non cedere nessuna fole estetica alla Dea, deplorate e contro nelle altre gare casalinghe.

Gasperini ha insegnato la lezione Nicola, l’ha applicata con energica e spietata  determinazione.  Gli orobici hanno dominato dalla cintola in su, ma hanno scontato la nullaggine della difesa. Tutto è successo per merito dei calciatori genoani, come augurato nel pezzo di presentazione della gara, non facendo mantenere la frenesia di Gasperini e dei suoi e incanalandola al bisogno in una difesa ben piazzata che ha sbagliato poco. Bravo il Grifone ad accettare le situazioni tattiche atalantine e riuscire a manipolarle sulle proprie esigenze di gioco creando spazi sufficienti a sfruttare le verticalizzazioni e giocando il pallone in avanti.

Nicola in conferenza stampa è stato ancor di più chiaro leggendo e analizzando subito la gara, volendo e chiedendo alla squadra di muovere il pallone da dietro con sicurezza, pazienza e precisione rinunciando qualche volta al lancio lungo.

Il gioco del Genoa per salvarsi deve avere primordiali significati emblematici sintetizzando istinti dell’uomo: la difesa accanita e la conquista della metà campo altrui. Tutto dovrà essere condito dall’agonismo, oggi chiamato intensità, dal senso tattico e dall’eleganza dei suoi giocatori migliori, quelli di più qualità, aiutati dal complesso della squadra. Il pallone segue geometrie di temporaneo e pur nitido disegno, ma lo schema tattico del gioco di Nicola si realizzerà sempre più attraverso modelli che dovranno migliorare il più possibile per essere più puntuali e precisi.

Perin é Perin. Partita dopo partita riacquista la forza persa in panchina, il suo istinto primordiale di essere presente e vigile tra i pali e nell’area di porta. Biraschi giocando con continuità è il più in forma della difesa. Criscito ricaricato dopo la vicenda del calciomercato dal popolo rossoblu sarà più “duracell“, per di più approfittando della copertura di Masiello che prossimamente non sarà quello di Bergamo alla “volemose bene” pur avendo giocato da professionista esemplare. Schöne finalmente ha capito che nel campionato italiano non si può giocare sul velluto assistito da uno Sturaro in crescita partita  dopo partita, che mette a frutto anche quello imparato dai campioni juventini: basta guardare assist e incursioni alle spalle degli avversari. Behrami è il moto perpetuo  che mancava vicino all’olandese. Non mi sono dimenticato di Ghiglione, sempre utile come nel passato, e degli altri che hanno giocato e dovranno giocare quando saranno pronti e come afferma Nicola “non importa quante partite giocheranno, importante che quando saranno chiamati in causa siano determinanti“.

Sanabria e Pinamonti hanno fatto vedere che non dovendo fare la guerra contro le difese avversarie, da soli possono far vedere le loro qualità. Il loro movimento continuo, mobile, pronti a giocare in ogni zona della metà campo avversaria, ha disordinato la struttura difensiva di Gasperini orientata sul marcamento ad uomo portando fuori zona i tre difensori bergamaschi, che non gradiscono i frequenti cambi di marcatura.

Solo poche parole per Pinamonti dopo le critiche feroci subite. Con il gioco di Nicola potrebbe dimenticare la solitudine patìta nel girone di andata, solo contro le difese avversarie dove arrivavano pochi palloni buoni, pochi cross precisi e non un passaggio filtrante. E uno che pensa di mestiere di fare il centravanti poteva  pensare che tutto  andasse storto, sbagliando anche gol importanti. Contro la Dea ha fatto il centravanti moderno per km percorsi (10.3 di media), tocchi (40), sponde: gli è mancato solo il gol, ma per uno di razza Piave arriverà. Alla fine anche lui lascerà rimpianti.

Per finire solo le parole di Nicola. “Siamo sulla strada giusta. Un altro piccolo passo verso il nostro obiettivo. La strada è lunga, ma se giochiamo da squadra come oggi possiamo andare lontano, ed  è quanto abbiamo intenzione di fare“. I propositi di Nicola e dei suoi ragazzi sono chiari: adesso per vedere la luce in fondo al tunnel ci sarà bisogno di tutti, dentro e fuori dal terreno verde.