Ancora una sconfitta per il Genoa targato Nicola, ora relegato all’ultima posizione in classifica, e il calendario che attende il Grifone non lascia presagire niente di buono.

Uno sguardo sull’avversario di oggi.

Oggi il Genoa sarà di scena in trasferta a Firenze, contro una Fiorentina rivitalizzata dal cambio di allenatore. Iachini è succeduto a Montella e la squadra ha ripreso a fare punti anche se non gioca un calcio scintillante. Iachini, ex blucerchiato molto inviso alla tifoseria genoana, fa giocare la sua squadra un 3-5-2 pragmatico ed essenziale che si basa su difesa raccolta, riconquista della palla e ripartenze immediate, finora con ottimi risultati.

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa.

Il portiere Dragowski, dopo un’ottima annata ad Empoli, è rientrato a difendere la porta gigliata: tra i pali è molto reattivo ed acrobatico, alterna grandi parate ad errori anche vistosi, ha una fisicità importante. I tre difensori centrali sono Milenkovic, Pezzella e Caceres, per reparto dotato di forza e di centimetri. Milenkovic, giocatore di stazza, abile di testa e nell’anticipo, è in possesso anche di buoni fondamentali. Pezzella, anche lui forte di testa, ha un buon piede destro, porta con sé una notevole dose di personalità, è un nazionale argentino. Caceres, da anni in Italia, garantisce esperienza e cattiveria sportiva, anche se durante il match può soffrire di amnesie.

Passiamo al centrocampo.

Lirola a destra e Venuti a sinistra sono i “quinti”, entrambi molto propositivi e bravi nell’attaccare, ma meno affidabili quando devono difendere. Lirola è uno spagnolo scuola Juventus e Venuti è un prodotto del vivaio fiorentino e può giocare su entrambe le fasce. Benassi e Castrovilli sono i due intermedi. Benassi agisce sul centrodestra: dinamico, forte nei contrasti e negli inserimenti, ha un buon tiro dalla distanza. Castrovilli, sul centrosinistra, abile nel dribbling e nel creare superiorità numerica, è la nota più lieta del campionato dei gigliati. Pulgar, il metodista bravo nell’impostazione della manovra e nel recupero palla, dispone di un ottimo calcio ed è un ottimo rigorista.

L’attacco.

Chiesa e Cutrone sono le due punte. Chiesa veloce, potente, è l’uomo più pericoloso della Fiorentina: calcia con entrambi i piedi anche se è prevalentemente destro, è in possesso di ottimo cambio di passo ed è però propenso alla simulazione. Cutrone, rientrato in Italia dopo una breve parentesi in Inghilterra, attaccante di molta grinta e molto incline al sacrificio, abile nel gioco aereo, ha mezzi tecnici non eccelsi, ma è pericoloso dentro l’area di rigore. Come terza punta la Fiorentina ha Vlahovic che potrebbe partire dall’inizio o subentrare a gara in corso. Il giovane serbo, di struttura fisica imponente, ha un piede sinistro educato ed è forte quando viene lanciato in profondità: un ottimo elemento in prospettiva.

Come si comportano sulle palle inattive?

Sui corner e sulle palle ferme a sfavore la Fiorentina difende a zona ed ha in Pezzella, Milenkovic ed il portiere Dragowski i suoi elementi più importanti. In fase offensiva la quasi totalità delle palle ferme viene calciata da Pulgar ottimo battitore. Per colpire salgono Pezzella e Milenkovic che sono stati spesso decisivi. Cutrone va caccia del pallone, mentre Chiesa e Castrovilli riempiono l’area.

In conclusione?

Oggi si sfidano due squadre che giocano in modo speculare, anche se al momento la Fiorentina è più tranquilla e può giocare con la testa sgombra. Nel Genoa continuano ad arrivare elementi nuovi, ma per ora nessuno soddisfa in pieno la tifoseria, anzi, sono arrivati giocatori che nei loro precedenti club giocavano poco o niente. A mio avviso, nei limiti del possibile bisognava intervenire con due o tre elementi di qualità subito pronti a salvare la barca, che ora rischia seriamente di inabissarsi. Ovviamente sarò felice di sbagliarmi. Che le parole di Nicola possano pungolare tutti quanti.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.