Nella ventesima giornata tutto sommato tranquilla del VAR, ci sono tre episodi che emergono e che è bene sottolineare. Tutti e tre alla voce “falli di mano”. In ordine di tempo, si parte dalla trasferta dell’Olimpico tra Lazio e Sampdoria. Come abbia fatto l’arbitro padovano Chiffi a non ravvisare, da cinque metri di distanza e con la visuale sgombera (eccezione fatta per la schiena di Colley), il fallo di mano del difensore della Sampdoria a “parare” una conclusione di Luis Alberto resterà un mistero.

Probabile che lo abbia valutato come un braccio posizionato naturalmente nell’atto di andare in scivolata, come da regolamento. Situazione che depenalizza solitamente il calciatore che compie il gesto. Su questo punto ci può essere indubbiamente dibattito, a patto che ci sia uniformità di giudizio. Resta pur vero, però, che il difensore blucerchiato poteva opporsi anche in maniera differente. Il rigore sarebbe stato da concedere in tempo reale.

Chiffi lascerà invece proseguire, ma verrà richiamato dal VAR Manganiello. Giustamente? Questo aspetto è da valutare, perché proprio in virtù di quanto scritto sopra (il dibattito intorno a questo genere di episodi in caduta) può essere inteso da alcuni come chiaro ed evidente errore, da altri no. Non è comunque il primo rigore dell’arbitro padovano non accordato a velocità di gioco. Questo tocco di braccio non è stata considerato chiara occasione da gol: interpretazione che ci pare corretta. Bene evidenziare però che in altre situazioni (come Biraschi in Genoa-Milan dell’ottobre 2019) la decisione fu molto più severa, ipotizzando che Leao avrebbe poi segnato. Ma se ne aveva realmente certezza?

Proseguiamo con gli altri due episodi in Bologna-Verona e Lecce-Inter. Nel primo caso si tratta di un rigore dato ai padroni di casa dall’arbitro Ayroldi (Can B) e fatto revocare dal VAR (Mazzoleni). Un rigore che non c’è: Dawidowicz non solo colpisce tra spalla e petto, ma è anche al limite dell’area e non all’intento. Il fischietto di Molfetta, che aveva arbitrato anche Genoa-Ascoli di Coppa Italia, tornerà immediatamente sui propri passi e revocherà il penalty.

Il secondo episodio, invece, fa capo alla gara del “Via del Mare”. Il Lecce usufruisce di un rigore nel primo tempo per tocco di mano di Sensi su colpo di testa di Babacar. Siamo sullo 0-0 e Giacomelli, che si sta rialzando da terra dopo essere scivolato, si lancia nella precipitosa decisione di giudicare non aderente al corpo il braccio del centrocampista nerazzurro. Come abbia fatto a notarlo nell’atto di rialzarsi da terra e, soprattutto, coperto da Candreva è il secondo mistero di giornata. Fatto sta che sarà richiamato dal VAR Guida per rivedere con più calma e chiarezza la situazione. Una revisione che porterà alla non assegnazione del calcio di rigore visto il braccio aderente al corpo.

Decisione corretta e riportata nei giusti binari. Non come quella precedente per il fallo di Giulio Donati su Barella al ventesimo di gioco (due minuti prima un gol generosamente annullato a Lukaku per sospetto fallo su Gabriel). Giacomelli ammonirà il giocatore del Lecce, ma Guida consiglia una on field review per decidere se tramutare il giallo in rosso viste la negligenza e pericolosità dell’intervento. Già il fatto che la consigli è un segnale rilevante, tuttavia Giacomelli rimarrà della sua idea, questa volta sbagliando: il fallo metteva a repentaglio l’incolumità del giocatore interista.

Non il primo caso eclatante in stagione. Ad esempio, un precedente che fece molto discutere inquadrò proprio Barella in Inter-Udinese (3° giornata): il suo fallo su De Paul gli costò solamente l’ammonizione, ma il nerazzurro andava espulso. L’intervento fu molto simile e pericoloso. E ancora potremmo andare indietro, alla stagione scorsa, quando Sturaro fu espulso al San Paolo di Napoli in quella che fu una gara poi pareggiata per 1-1. In quel caso l’espulsione fu diretta, ma l’AVAR era lo stesso di ieri (Fiorito) e si sarebbe dovuto ricordare, a distanza di nove mesi, di come valutarono all’epoca, nell’aprile 2019.

Da segnalare come le grandi lamentele dopo Genoa-Sassuolo da parte del presidente del Lecce per gli episodi che avrebbero favorito il Grifone si siano tramutate in dichiarazioni più morbide dopo la gara interna con l’Inter, dove non ritrovarsi in dieci uomini dopo soli 21′ è presumibilmente da considerarsi un discreto vantaggio.


Nessuna squadra è invulnerabile?