Verona-Genoa: un partita da fare risultato. Contava poco la prestazione dopo il giovedì night al freddo e al gelo fino a mezzanotte della scorsa settimana per quelli che avevano giocato e gli altri in panchina. Partita anche curiosa, considerate le linee del campo storte, rilevate da Rizzoli (commissario dell’arbitro) dalla tribuna del Bentegodi, che hanno ritardo l’inizio di 15′. Partita insolita con 6 attaccanti seduti sulle 2 panchine.

Partita da diritto e da rovescio. Il genoano più incallito, dopo le super parate di Perin tornato Tarzan ed angelo volante, sperava che la moneta rimanesse in bilico e si sarebbe accontentato anche del pareggio vista la superiorità degli uomini di Juric. Invece il Genoa targato Nicola in un secondo tempo così sbandato, dopo le prime due prestazioni con Sassuolo e Torino e nella prima parte di gara con gli scaligeri, è stato difficile da smaltire. I cambi non hanno fanno saltare il gioco di Juric, anzi l’uscita di Schöne probabilmente viziata dal cartellino giallo e dal pericolo del doppiaggio ha spento la luce nel centrocampo del Vecchio Balordo. Come cronista vorrei rimanere ai primi 45′ di gioco e dimenticarmi del secondo tempo dei Nicola Boys alle prese con riflessi spenti, nervosismo, falli di frustrazione ed intelligenza svanita. Nicola a fin di bene ha provato a blindare il cuore del gioco con Sturaro e Behrami, che devono recuperare principalmente la condizione fisica, insieme ad un Cassata che ha giocato bene più alto con nelle gambe i 120′ di Torino che  nell’ultimo quarto d’ora lo hanno condizionato. L’operazione non è riuscita perché quelli Verona gli passavano davanti in molte occasioni con la corsa e la fisicità.

In Italia si è vinto con i tre mediani. Per primo fu Trapattoni con Furino, Benetti e Tardelli, con Causio regista all’ala destra; altro fu Mancini con Cambiasso, Vieira e Zanetti, ai quali Mourinho ha aggiunto Muntari. I tre mediani hanno sempre portato risultati, perché davanti avevano fuoriclasse e campioni in grado di fare la differenza. Puntare al risultato, su tutta quella qualità nelle aree avversarie, sarebbe stato inutile se non fosse stata blindato con la forza il cuore del gioco. Per Nicola, oltre alla condizione fisica dei suoi tre mediani, contro l’Hellas è stato rilevante non avere davanti qualcuno che potesse fare la differenza. A fine partita era nero come Otello per la prestazione dei secondi 45′, in conferenza stampa si è gestito alla grande cercando di dare speranze.

La lezione di Juric e del Verona, ricevuta da Criscito e compagnia da una squadra che sulla carta potrebbe essere modesta ma carica, organizzata e pronta a giocare tanto senza pallone, capace di ingarbugliare il Genoa con un pressing a tutto campo attraverso triangoli e riccioli da campioni sulle corsie laterali, giocando sulle punte e non con i gomiti in resta per compensare la componente tecnica, dovrebbe contare qualcosa domani alla ripresa dei lavori e alla riunione di calciomercato di oggi alla fine del famoso casting, con cui si è perso solamente tempo considerato che gli errori da inizio campionato sono sempre venuti a galla. Tutto confermato da Perin in conferenza stampa, che non le ha mandate a dire. L’ Hellas  di Juric, Veloso e Lazovic ha vinto per superiorità numerica nel cuore del gioco e nella fase di possesso, per il controllo del gioco tramite vantaggio territoriale e possesso pallone condito da superiorità tecnica. E, soprattutto, gioco collettivo più efficace.

La mossa di Juric, del falso nove Verre e del 3 4 3 in movimento, ha creato molte problematiche e principalmente è mancato uno degli obiettivi primari da parte dei grifoni: il punto di riferimento del pallone e non l’avversario opposto o quello distante. La squadra corta del primo, il lancio lungo e salgo a pressare su eventuali respinte o rimbalzi avevano  consentito al Genoa di soffrire meno sul pallone libero o coperto, leggendo bene le situazioni difensive. Nessuno può alla fine della gara negare di aver visto un Genoa generoso, ma non basta più. Per di più in ogni gara bisognerà mettere in preventivo la “belinata” genoana che può far girare il risultato contro. Quelle di Romero e di Ankersen, con più lucidità, si potevano evitare lasciando il risultato più in bilico. I numeri che contano di Verona-Genoa, degli uomini di Nicola nel secondo tempo, sono impietosi: neanche un tiro in porta, zero calci d’angolo. Gli altri, possesso e baricentro basso, contano poco in ottica salvezza.

Il risultato di Verona ha confermato alla dirigenza e al Presidente che il futuro sarà difficile e duro. Si possono comprendere le difficoltà nello sfoltire la rosa senza troppo rimetterci, ma il Genoa ha sempre bisogno dei tre calciatori mancanti dall’inizio stagione: un esterno, un centrocampista di passo diverso di quelli in rosa e l’attaccante. Sarebbe bello poter contare su quelli a disposizione, ma il loro passato per tanti motivi non può lasciare tranquilli. Per il Vecchio Balordo non è più tempo di scommesse in questo particolare momento della classifica e per Preziosi di fidarsi di coloro che fino ad oggi gli hanno dato consigli da lungo tempo e che alla fine hanno fatto flop, rimanendo sempre al coperto. Il Genoa, difficile capire, se abbia ancora a libro paga elementi dello scouting che vanno in giro per il mondo. Probabilmente no, erano anche bravi. È dai tempi della “struttura”, almeno tre anni, che non arrivano più calciatori scandagliati dallo scouting genoano, giocatori consigliati che costavano poco e che adesso sono saliti nell’ordine di milioni di euro; giocatori da recuperare, anche se adesso non sarebbe  il momento, come Perotti, Iago Falque e compagnia. I nomi delle ultime ore, in particolare Ceccherini e Ferrari in difesa, potrebbero essere da fare in zona saldi. Bia, il procuratore del difensore del Sassuolo, mercoledì scorso era al Pio Signorini. I due ex Crotone, se dovessero arrivare e non portassero risultati, sarebbero un’altra croce per Nicola come quando è arrivato Pajac per tutti voluto perché pupillo di Andreazzoli. Degli ex Kroton potrebbe essere più interessante Martella, l’esterno del Brescia attualmente al palo con sole due presenze. Castro è l’ultimo nome per il centrocampo genoano: reduce da un brutto infortunio al legamento crociato dello scorso anno, è tornato in circolo nel  Cagliari nello scorso mese di ottobre/novembre. Difficilissimo il calciomercato genoano. Convincere i calciatori a giocare la scommessa salvezza e i procuratori (già scritto) a firmare contratti di 6 mesi con opzione in caso di rimanenza in Serie A. Da parte del Joker bisognerà investire pesantemente se vorrà tirare fuori la squadra dalle sabbie mobili. Operazione che sarebbe pesante per le casse della società, ma il prossimo giugno essendo calciatori buoni non dovrebbero essere difficili da rivendere.

Domenica tocca alla Roma. Sotto il Cupolone piangono le assenze per squalifica, gli infortuni e qualcuno vorrebbe cambiare l’orario (21.15) e ill giorno (giovedì) della Coppa Italia da giocare a Parma. Per quanto riguarda il Genoa, rimanendo le attuali condizioni, sarà un’altra partita da vincere con l’opzione Sassuolo: la caduta….di altra signorina in mare.


Genoa, Perin: “Dare il 100% non basta più. Siamo questi e dobbiamo tirarcene fuori” – VIDEO