C’è una storia che in famiglia ho spesso ascoltato, persa un po’ nelle nebbie del passato, che raccontava come mio nonno, nell’immediato Dopoguerra, avesse dovuto scegliere se continuare a pedalare in bicicletta alla rincorsa del professionismo oppure scegliere di lavorare per una vita intera. Avrebbe avuto bisogno di un anno per allenarsi e provarci, ma scelse la seconda strada perché un anno di aspettativa il mondo degli elettricisti non glielo avrebbe concesso. E per sposarsi o dedicarsi alla famiglia serviva di che vivere.

È una storia che ha sempre fatto riflettere e che, nel leggere le ultime vicende di Giulia Orlandi, già ex calciatrice all’età di 32 anni, è tornata alla mente. La giocatrice, già capitano della Fiorentina, ha dovuto appendere gli scarpini al chiodo anzitempo per continuare a lavorare. Una scelta difficile, ma dettata dai tempi che corrono. Mala tempora, direbbero i latini, perché è tutto fuorché accettabile che le donne dello sport, le nostre atlete, brancolino ancora nei meandri del dilettantismo. E il calcio, per come lo abbiamo vissuto a Parigi 2019, è solo la punta di un iceberg più grande. Questo perché nel mondo del professionismo sportivo femminile non vi è ancora un’equiparazione di diritti e contratti rispetto al mondo maschile.

All’alba del 2020, però, non sembrano prepararsi tempi peggiori. Lo si è percepito dall’approvazione di un recente emendamento alla Legge di Bilancio firmato Tommaso Nannicini, deputato del Partito Democratico. Grazie a questa mossa parlamentare le donne del calcio – e così di molte le altre discipline – potranno finalmente intravedere uno spiraglio.

Da quasi quarant’anni, in Italia, il concetto di professionismo nello sport è regolato dalla Legge 91/81 che spiega come risultino sportivi professionisti “gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi e i preparatori atletici, che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate dal CONI e che conseguono la qualificazione dalle federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle federazioni stesse, con l’osservanza delle direttive stabilite dal CONI per la distinzione dell’attività dilettantistica da quella professionistica“.

Una legge non troppo complessa da approfondire, dove si ritrovano a vario titolo le tutele di cui godono gli sportivi professionisti, specialmente quelli che hanno un contratto di lavoro subordinato (e non autonomo). Si tratta di tutele sanitarie, assicurazioni contro i rischi in cui un atleta può incorrere (infortuni), assicurazioni contro l’invalidità, redistribuzione delle percentuali di contributi da pagare tra società e atleta, tutele ai fini previdenziali per il conseguimento futuro di una pensione. Tutti diritti sacrosanti che molte atlete non hanno.

COS’È L’EMENDAMENTO NANNICINI – L’emendamento in questione propone un incentivo per le società inserite in federazioni che, attraverso i propri campionati, aderiscano al professionismo. In tal caso, le società ricevono per tre anni uno sgravio contributivo nei confronti delle tesserate professioniste sino ad un massimo di 8000 euro. In questo modo le sportive possono usufruire di garanzie assistenziali e previdenziali, esattamente come accade per gli uomini, e impugnare con più forza i loro diritti.

Un primo passo importante per accelerare la rincorsa al professionismo per le donne dello sport italiano. Il testimone, dal primo gennaio 2020, passerà nelle mani delle singole Federazione che dovranno decidere se, in ambito femminile, aderire al professionismo.

E non si parla soltanto della FIGC, che più di qualche input positivo lo ha già dato (in anticipo sui tempi di quasi un mese e mezzo) offrendo l’intero campionato di Serie A femminile visibile in abbonamento su TIM Vision e valutando l’ipotesi di un canale tematico esclusivo sul mondo del calcio sia giovanile sia femminile. Il testimone, adesso, lo avranno anche altre federazioni operanti su altre discipline come nuoto, pallavolo, basket, atletica. La strada è incanalata nella giusta direzione, ma servirà ancora tempo per mettere tutto nero su bianco e dare il via ad una svolta epocale nel mondo dello sport italiano.