Dopo un mese dall’arrivo di Andreazzoli, il consuntivo sulla preparazione del Genoa  2019/2020 potrebbe essere difficile da fare perché non si è vista la seconda parte di preparazione in Francia e le gare giocate sono state guardate in televisione.

Però si può dire che al Genoa dopo un mese di ritiro è cominciata l’era Andreazzoli. Il primo  e il secondo step del gruppo genoano è stato quello di ritrovare la motivazione e l’ambizione dopo il brutto anno precedente passato da tutti i componenti  della rosa e anche dalla società.

Nel silenzio di Dinard, il tecnico e lo staff saranno entrati nell’atteggiamento mentale del giocatore cercando di distinguere quali erano gli elementi psicologicamente più fragili, quali più irritabili e soprattutto coloro che, pur possedendo buone capacità, non riescono o non sono riusciti in passato ad esprimersi come avrebbero dovuto o potuto. Su tutto questo ci saranno anche le valutazioni prossimamente in uscita e non solo dal punto fisico.

Andreazzoli fin dai primi giorni di ritiro ha cercato di comunicare con tutta la rosa per ottenere una reciproca intensa, sia individuale che collettiva. È estremamente importante che il calciatore afferri ciò che il Mister sta cercando di spiegare: una informazione difettosa o non capita pregiudica non solo il lavoro che si sta svolgendo e che si dovrà effettuare.

Creato un ambiente sereno, il secondo step si immagina la ricerca (dopo le gare francesi) quasi un culto del perfezionismo tattico. I giocatori del Genoa hanno dato l’impressione dai primi allenamenti di capire l’idea, non solo di gioco, del tecnico e dello staff.

Oltre le qualità tecniche, Andreazzoli ha cercato anche quelle umane. Cercando l’uomo gli piacerebbe che qualcuno aggiungesse follia calcistica e tenacia nei suoi mezzi. L’idea di gioco sembra aver fatto breccia nei calciatori perché è diversa e tutti hanno la possibilità di realizzarla cercando varianti.

Andreazzoli ha dato alla rosa rosso blu a quarti una strategia e identità tattic, un regalo per qualcuno inaspettato – dentro e fuori dal campo – e in tempi più brevi del previsto. Ora tutti  i calciatori devono essere fondamentali al piano di lavoro, tutti correre alla stessa maniera.

Importante in questo progetto, parola di cui si ha quasi paura di parlare nel calcio,  he i calciatori non dimentichino quello che si è fatto e imparato durante gli allenamenti. Se avranno la pazienza e la costanza, la disponibilità nel ripetere sempre tutto e la capacità di replicare automaticamente quello che si è appreso, alla fine oltre vedere i risultati potrebbero anche divertirsi.

La forza di Andreazzoli e il suo staff con gli allenamenti è stata quella di di non aver attraversato con una tempesta i muscoli e la mente dei calciatori. Il tecnico non è apparso un perfezionista maniacale di memoria sacchiana. Arrivato dopo l’esperienza dell’Empoli in A al Genoa, squadra che ha sempre un certo fascino e un lungo pedigree di storia, difficilmente lo sentiremo spaziare pubblicamente dai problemi del paese alle frasi storiche e ai dogmi che tanto sono cari a molti allenatori in serie A.

Andreazzoli non è come Brera che diceva che tutti sono calciatori perché sanno colpire il pallone con i piedi e altri sono giocatori perché applicano il cervello ai piedi. “” Andreazzoli ha una sua visione della differenza tra calciatore e giocatore: il giocatore è quello che conosce il gioco.