Accompagnato dai figli e dalla moglie, oltre che dalle giovani nipotine pronte subito a scovarlo nelle figurine di cui è disseminato il primo piano di Palazzina San Giobatta, sotto la guida di alcuni esponenti del Comitato Storico Scientifico della Fondazione Genoa e, in particolare, da Giovanna Liconti e Giovanni Villani, Antonio Colombo si è buttato a capofitto, ancora una volta, nella storia del Genoa.

Storia del Grifone di cui ha fatto parte per Ben 171 partite, per due stagioni anche da capitano (1967 e 1968). Nato mediano e promosso difensore, Colombo ha girato tra le sale di Palazzina San Giobatta soffermandosi sui ricordi e i vessilli di quegli anni, in particolare su un quadretto che ritrae una formazione definita dallo stesso “fortissima”. Quella che vinse il campionato di Serie B nel 1961/62z Un tuffo nel passato, nuotando tra Gigi Meroni, suo compagno di stanza, Renato Gei, suo allenatore preferito, e quei ricordi che lo legano al gol salvezza arrivato all’ultima giornata nel campionato 1962/1963.

Il più bel ricordo di allora? 

“Una grande squadra, da terzino sinistro andare a giocare da libero dietro ad Occhetta è stato il più bel regalo che potevo avere quell’anno”.

Una partita particolare?

“Nella stagione 1962/1963 ci dovevamo salvare all’ultima gara di campionato: gioca Carlini perché Occhetta era squalificato, lui fa lo stopper e io il libero. Segna Galli di testa e Carlini, che non giocava da molto tempo, salava a 10′ dalla fine un gol sulla linea che poteva dire retrocessione.”

Contatti ancora con i suoi compagni? 

“Essendo molto lontano dalla Liguria non tanto, però so che Bean è a Bellario. L’ho visto tante volte. Un ricordo? Ho segnato su rigore con la Reggiana, partita finita poi 8-1. Avevo fatto un’azione singola in cui poi mi avevano atterrato: i miei compagni mi avevano permesso di tirare il rigore (eravamo già 5-0). Potevo anche sbagliare.”

Che cosa significa ritrovarsi faccia a faccia con la storia del Genoa? 

“Per me è stato tutto, devo solo ringraziare il Genoa per quello che mi ha dato perché mi ha dato molto, tutto. Non è che avessi bisogno ancora di lavorare con quello che avevo guadagnato a Genova. Mi ha dato una grande forza per andare avanti.” 

L’allenatore che ricorda con più piacere?

“È Gei, però Santos aveva fatto molto: aveva scoperto Meroni. Il Genoa avrebbe tenuto Meroni.”

Per due stagioni ha vestito la fascia di capitano

“La rivedo sempre con piacere perché la fascia di capitano non veniva data al più vecchio della squadra, ma ad uno di quei giocatori importanti per tenere l’armonia.”

Avete ancora il quarto record di imbattibilità. Cosa facevate quell’anno per dare una mano al vostro portiere? C’è qualche aneddoto? 

“Noi siamo arrivati al record anche perché non potevamo pensare di non prendere gol: è stato tutto un concatenarsi. Quando si prende la strada giusta poi si va avanti. Devo ammettere che a quei 790′ bisogna aggiungere altri 80′ che ci ha fregato l’arbitro Adami di Roma: a 10′ dalla fine, a San Siro, vincevamo 1-0 con l’inter di Herrera. Potevamo sbancare San Siro e l’arbitro ci ha fregato annullando la partita con la scusa della nebbia.”

Un saluto a Genova e ai genoani? 

“Posso ringraziare tutti per quello che mi hanno dato. Se oggi sono Colombo devo ringraziare Genova.”

LA FOTOGALLERY DELLA VISITA DI ANTONIO COLOMBO AL MUSEO DEL GENOA