Aurelio Andreazzoli si presenta questa mattina ai microfoni della stampa direttamente dalle stanze dove è custodita la storia del Genoa, quelle del Museo di Palazzina San Giobatta. Dopo aver cercato di portare alla salvezza l’Empoli, poi retrocesso, il tecnico originario di Massa è stato scelto per preparare in estate la prossima stagione sportiva del Grifone. Presente alla conferenza anche lo staff tecnico che aiuterà Andreazzoli, composto da Francesco Chinnici (preparatore atletico), Alessio Aliboni (collaboratore tecnico), Roberto Muzzi (collaboratore tecnico), Giacomo Lazzini (vice allenatore), Andrea Aliboni (match analyst) e Gaspare Picone (preparatore atletico).

Il primo a prendere parola è l’amministratore delegato Alessandro Zarbano: “Oggi ripartiamo con la nuova stagione, siamo qui a presentare Andreazzoli e tutto lo staff. E’ stato voluto, cercato e corteggiato: siamo contenti di partire assieme in questa nuova stagione sportiva. Le motivazioni sono alte da parte di entrambi, noi dobbiamo ripartire dopo tanti errori commessi nella passata stagione ma lo rifacciamo dalla Serie A, cosa importante e fondamentale. Il mister ha le nostre stesse voglie e passioni”.

Di seguito le dichiarazioni di Andreazzoli: “Sono veramente contento che il presidente mi abbia scelto. Sono felicissimo di poter allenare una squadra dalla storia incredibile come quella del Genoa, non solo per questo ma anche perché ho la possibilità di partecipare alla sensazione di essere genoano. La retrocessione dell’Empoli è stata subita in una condizione ideale per un allenatore, perché quando riesci ad uscire da San Siro con l’applauso del tuo pubblico e degli avversari diventa una retrocessione degna. Poi è arrivato l’interesse del Genoa, che mi ha fatto un onore incredibile e mi ha dato la possibilità di tornare un po’ indietro nel tempo: sono stato qui circa mezzo secolo fa, ho dormito a Villa Rostan per un anno quando ho fatto parte di questi colori in età adolescenziale. Mi ricordo le prime volte al Ferraris e ricordo la tifoseria: sono tutte situazioni che ti restano dentro. Ho avuto possibilità di confrontarmi con qualche compagno che avevo in quel periodo, e loro hanno le stesse sensazioni che avevo io. Ancor di più sono soddisfatto che la società mi permetta di tornare a provare sensazioni che avevo provato da diciassettenne”.

Linea comune sul mercato? “Non sono abituato a guardarmi indietro. Guardiamo avanti, abbiamo le idee chiare e io so dove voglio arrivare. La società ci ha dato ampio mandato di poter lavorare così come vogliamo e quindi, consapevoli di quello che ci aspetta, abbiamo altissime motivazioni: perseguiremo gli obiettivi della società e quelli personali”.

Cosa l’ha convinta? “Prima di tutto un interesse da parte del presidente, interesse che è partito dal lontano. Poi un ambiente che non deve essere raccontato a nessuno, così come l’entusiasmo; vorrei compartecipare a quelle emozioni che vedo e vivo da fuori. In questi giorni ho avuto modo di andare a fondo su quel che avevo percepito negli anni, andando a vedere su YouTube anche il film “Gradinata Nord” e che ho trasmesso immediatamente ai miei collaboratori affinché lo facciano proprio. Lì si sente per davvero cosa voglia dire essere genoani, la sofferenza e la partecipazione, l’appartenenza. Io vorrei ritornare a dare soddisfazione a un ambiente che vedo carico e voglioso verso certe sensazioni e una certa appartenenza. Credo che, messo assieme a tutto quel che c’è in questa città, può sprigionare molto”.

La sua idea di gioco? “Credo che il compito di un allenatore sia quello di farle fare il massimo in base a quello che ha come disponibilità. Io non posso permettere alla squadra di andare in campo non consapevole di una situazione che non conosce come collettivo. Poi sull’idea di gioco si fa anche presto a darla ad una squadra, ma affinare i dettagli richiede un po’ di tempo, che è l’unica componente ad andarti un po’ contro. Stiamo costruendo la squadra su un’idea che è però modulabile: prepareremo dei sistemi di gioco ma faremo in modo di poter usufruire di più sistemi di gioco in una singola partita. Prima di tattica, moduli e sistemi, conta la serietà. Nello spogliatoio sono abituato a parlare di serietà, perché se l’ambiente tira nella stessa direzione ed è positivo lo spogliatoio può trarne solamente benefici anche all’interno del campo trasmettendoli a tifosi e stadio. Pochi paletti ma certi: chi sta con noi sarà il benvenuto, chi non vuole partecipare non può lavorare con me”.

Progetto Genoa? “Penso che sui progetti possa rispondere meglio Alessandro (Zarbano, ndr). Il mio progetto è di far bene nel tempo”.

Paletti su cessioni in itinere? “Mi auguro di non doverli mettere io. I paletti sono quelli che serviranno per avere la possibilità di costruire una squadra forte. Credo che l’interesse del presidente sia quello di costruire una squadra forte. Ci riusciremo o no? Lo dirà il tempo”.

Sul calcio femminile: “Sono più che soddisfatto dei risultati che stanno ottenendo. Mi auguro e auguro al mondo femminile di ottenere una conferma delle loro aspettative: ora credo sia giunto il momento di arrivare a una conclusione che le soddisfi. Stanno dimostrando quanto lavoro serio abbiano fatto e quando entusiasmo abbiano creato”.

Nella foto, lo staff di mister Andreazzoli. Da sinistra: Francesco Chinnici, Alessio Aliboni, Roberto Muzzi, Aurelio Andreazzoli, Giacomo Lazzini, Andrea Aliboni e Gaspare Picone

L’unione dei tifosi sarà la chiave? “Tutte le componenti devono essere condizionate ad andare verso un’unica direzione, ma questo dipende da me e dai miei collaboratori e da quanto riusciremo a mettere dentro delle nostre idee. Da Pegli, da qui comincia tutto. Mi parlano benissimo dell’ambiente, ma noi cominceremo a lavorare molto seriamente. Ci sarà la possibilità per tutta la città di venire a verificare quotidianamente – perché lascerò le porte aperte – il nostro lavoro, perché più siamo e meglio stiamo. Tutti quanti potranno verificare se quel che dico potremo trasformarlo in fatti. Se lo faremo, allora ci sarà il pubblico dalla nostra parte”.

Sul calciomercato e il ritiro imminente:Io ero favorevole già alla squadra dello scorso anno perché mi piaceva, poi tutto è migliorabile. Qualcosa è già stato fatto e tutto quel che è stato fatto mi piace. Ci sarà tempo per fare dell’altro e cercare di perseguire la volontà di fare una squadra il più possibile forte, di qualità. Credo, diciamo che siamo già a buon punto. Per me il periodo della preparazione è importantissimo perché nascono tante cose come quei paletti di cui parlavo, nasce la possibilità di stare con i ragazzi e non c’è la pressione della gara. Questo Preziosi e Capozucca lo sanno. La cosa più difficile sarà entrare nella testa dei giocatori, quindi avere un gruppo già fatto dall’inizio sarà un vantaggio notevole”. Zarbano aggiunge: “Il mercato è appena cominciato. Con le possibilità che offrirà il mercato si cercheranno di sfruttarle per costruire una squadra che possa soddisfare i desideri del tecnico. Vediamo in base a quel che si può fare”.

Sul centro sportivo in ristrutturazione: “Oggi vado in visita, di persona, a rendermi conto. I miei collaboratori ci sono già stati. Voler migliorare le strutture non può che deporre a favore di quella progettualità di cui si parlava prima. Credo non ci sarà bisogno del mio intervento, ma voglio rendermi conto”.

Fondamentale il piacere nel suo calcio: “Se ti piace il lavoro che fai vieni a questa conferenza volentieri, e lo stesso discorso vale per i calciatori: non ci può essere un lavoro nel quale sia assente la partecipazione e la felicità nel lavorare. Se tu crei felicità nella partecipazione sei già arrivato, ecco perché dobbiamo avere la capacità di costruire e dare la possibilità ai nostri calciatori di costruire, con la convinzione che la preparazione ad una gara non sia un’operazione a cuore aperto. Loro devono avere il piacere di trasmettere sul campo un lavoro che ti porterà al successo. Noi ad Empoli siamo risusciti a dimostrare in campo questa particolare predisposizione al piacere di giocare, io stesso ho partecipato al piacere di giocare nonostante il vincolo del risultato, poi credo che sia giusto dare una soddisfazione a chi spende soldi e tempo per venire allo stadio. Chiaro che si giochi per il risultato, ma se riesco a rendere la squadra produttiva anche nel bello siamo tutti più contenti”. 

Su Hiljemark e Sturaro: “Sul primo ho buone notizie sul suo periodo di riabilitazione che sta andando come da programma. Per Stefano i tempi sono definiti, sta andando tutto bene perché il nostro preparatore si è già preoccupato con il dottor Gatto di verificarne le situazioni a Villa Stuart. Chiaramente c’è da attendere”.

Sull’addio di Totti e De Rossi: “Con loro ho vissuto momenti indimenticabili, sia nella veste di amico, di ascoltatore che di allenatore. Chiaro che sembrerebbe impossibile pensare alla Roma senza questi due nomi, ma così è. Sono situazioni della vita che vanno accettate”.

Sulle parole del presidente Corsi e sulla sua partenza dal basso: “Prima di essere collaboratore di Spalletti avevo già fatto l’allenatore di una prima squadra, poi ho avuto la possibilità interessante con Luciano a Udine, a Roma e con colleghi blasonati. L’esperienza nel 2013 ha portato risultati ottimi finiti male con la Coppa Italia e mi sono ritrovato in una situazione inattesa che mi ha dato una grande soddisfazione personale; quelle che sono riuscito a togliermi con dei ragazzi che si sono votati alla causa hanno creato il personaggio che sono ora. Ho un’opinione del calcio che posso definire mia, ma ho anche la possibilità – vista l’età – di dire e fare tutto quello che mi pare. Questa libertà mi consente di arrivare forse più agevolmente all’obiettivo”.

Un attaccante alla Caputo? Piatek? Stepinski? “Speriamo di trovare dei calciatori che siano bravi; le caratteristiche incidono ma siamo noi a dover lavorare sulle sue qualità. Deve essere bravo”.

Il tecnico chiude così: “Le parole non servono a niente, se ne possono fare quante vogliamo: contano i fatti”.

https://www.instagram.com/p/BzNlKd9o6_P/