Questo pezzo si poteva scrivere dopo la fine del campionato, invece è meglio farlo prima del finale thrilling di domenica sera. Dopo una settimana di menate su Prandelli, Spalletti  e compagnia, abitanti di Firenze ed Empoli, il calcio ha ucciso anche la passione di chi lo vuol seguire sul campo e anche negli allenamenti per capire tutti questi personaggi in panchina come allenano, come si confrontano con i calciatori. Invece sempre porte chiuse e alla domenica le analisi si sprecano all’insegna dei “se” per gli errori non solo tecnici, ma anche tattici, senza capire di chi sono le colpe.

Il campionato ha mandato un messaggio in questo finale lasciando delusi i protagonisti e gli esterni che lo pensavano insignificante e sciatto. Chi ha scommesso due o tre mesi fa la retrocessione della Fiorentina o del Genoa, se avverrà, diventerà ricco.

Gli scenari deprimenti delle ultime giornate, con piazze che non meritano di essere travolte non tanto per il gioco, quanto per gli errori e le polemiche di tutto l’anno (Inter, Milan, Roma), faranno pensare che per giocare in Champions non si è più sicuri per il pedigree e che per salvarsi la chimera dei 35 punti è andata in pensione e bisogna fare le squadre senza la sicurezza che chi prende l’ascensore dalla B alla A retrocederà nuovamente.

Di sicuro c’è chi pensa alla Superlega europea, un calcio d’élite, un cerchio magico che comprenda chi ha più soldi che storia al “riparo da retrocessioni” con ingressi da “dolcetto”, non per merito e fuori dalla strada per riportare il calcio verso il popolo: un delitto da pensare a chi giova.

Si abusa troppo della passione popolare, ma spostare le Coppe Europee alla domenica e i campionati durante la settimana sarebbe un passaggio da suicidio che non potrebbe essere accettato da nessun tifoso.

Le big in Europa, gli sceicchi, i petrolieri, i magnati puntano a questo perché loro non interessa crescere e creare calciatori big: hanno i soldi per andarli a prendere e comprare a chi è costretto a sopravvivere e per tale motivo li sottopagheranno. Non esistono più le famiglie da contestare in loco, ancor più difficile con i fondi di investimento.

Anche le Nazionali saranno in braghe di tela, ma il problema verrà risolto con naturalizzazioni selvagge, migranti e colonizzazioni  accettate da tutti i governi in menù calcistico.

In Italia tutti si dicono contrari alla SuperLega solamente di facciata, ma il Sistema calcio sta puntando su questa nuova via d’uscita perché seduto su una montagna di debiti e sulla gigantesca catena del Santo Pallone delle plusvalenze gonfiate o fasulle, su calciatori infortunati pagati come campioni in nome dei rapporti.

Ormai la gloria e la maglia contano solo per i tifosi, per molti proprietari è meglio partecipare alla Champions League che vincere lo scudetto. La Champions League ormai è lo spartiacque tra essere crema o cacca e dover partecipare ad un campionato con una piccola parte dello stipendio di CR7, oltre essere deprimente, non porta da nessuna parte.

I tifosi serviranno solo per la battaglia degli stadi di proprietà utilizzandoli come scudi umani verso la politica per sperare di realizzare speculazioni urbanistiche e investimenti, ma non per far crescere la squadra.

La  differenza la farà sempre la torta” dei diritti Tv, che continuerà a pesare sul fatturato delle squadre italiche dal 50% all’80%. Alla Lega dovranno fare il calcolo e pensare che l’attuale calcio tira sempre meno e chi ha acquistato i diritti Tv è sotto di 100 milioni e non sa come rientrare dall’investimento.

Per tale motivo le Big del calcio voglio abbandonare il “Titanic” che  sta affondando, con la musica di chi suona loro il violino o l’arpa tra i media.

Bisogna darsi una sveglia da parte di tutte le tifoserie per non fare diventare il calcio di serie A come la serie C e dilettanti sempre più strozzati per mancanza di una politica di sviluppo dove la moria di società e calciatori è costante: sparite negli ultimi 10 anni  10mila società e 80mila tesserati.

I nuovi ricchi ad ingrassare saranno i procuratori, gli agenti che continueranno a lucrare commissioni enormi e non saranno più i Presidenti anche se sono pochi quelli rimasti perché dovranno combattere con i risultati.

Tutto ciò scritto in anticipo perché domenica sera non usciranno gli exit-poll come in politica, ma sentenze che potrebbero essere fatali per il futuro di squadre come Fiorentina, Genoa e Inter, un po’ meno per l’Empoli.

In B o senza Champions come faranno a smaltire rose con ingaggi da 45 milioni di euro in su e vendere calciatori acquistati con prezzi supervalutati? Il calcio non è più una scala dove si scende e si sale. Chi scende farà fatica a risalire.

Le lacrime e le contestazioni di domenica sera alle 24 non faranno andare indietro l’orologio del calcio e non metteranno in moto un congegno che andrà a vapore, sarà difficile farlo andare con qualsiasi tipo di miscela.

Domenica prossima chi se la senta giochi, in campo e in panchina, altrimenti vada in vacanza prima!