La gara di questa sera a San Siro era cominciata nel peggiore dei modi con gli episodi del pomeriggio a Piazzale Loreto, dove 19 tifosi biancocelesti legati al gruppo degli “Irriducibili” e 3 dell’Inter erano stati identificati dopo aver esposto uno striscione inneggiante Benito Mussolini. Un episodio che avrebbe avuto respiro nazionale alla vigilia del 25 Aprile, con moltissime prese di distanza dal mondo del calcio e della politica, e che avrebbe fatto da antipasto poco gradito a quanto accaduto in campo. Uno scontro diretto atteso da settimane, specialmente per le recenti polemiche dopo la gara di campionato, vinta dai rossoneri su rigore.

A dieci giorni di distanza da un polemico Milan-Lazio di campionato, col gesto di Kessiè e Bakayoko a mostrare la maglia di Acerbi sotto la curva sud, rossoneri e biancocelesti tornavano quindi a scontrarsi per accedere alla finale di Coppa Italia del 15 maggio. Gattuso sarebbe tornato alla difesa a tre, mentre Inzaghi si sarebbe affidato alle sue prime linee, gettando nella mischia anche quel Milinkovic-Savic espulso contro il Chievo e questa sera costretto ad uscire anzitempo per un infortunio alla gamba destra procurato da uno scivolone a centrocampo. Interessati caviglia e ginocchio, ma le impressioni sono positive.

Il primo tempo è di studio, con le fasce bloccate dagli scontri copro a corpo tra gli ex rossoblu Romulo e Laxalt, a destra, e Calabria-Lulic sul versante opposto. La paura e l’attenzione tattica fanno la differenza, perché anche un gol può fare la differenza. Soprattutto se segnato in trasferta. Le prime occasioni, ad eccezione di un destro di Calabria che impegna Strakosha, arrivano nel finale di tempo con Bastos e Correa, che anticipano un secondo tempo che avrebbe legittimato la Lazio come finalista di Coppa Italia.

A spianarle la strada proprio Correa, al 58esimo, al termine di un contropiede da manuale orchestrato da Immobile, che attende l’incrocio della propria corsa col compagno di reparto e lo serve in profondità. Correa, già ipnotizzato nel primo tempo da un ottimo Reina, opta per anticipare la giocata con un esterno destro che si infila sotto le braccia del portiere rossonero e si insacca nella porta rossonera.

I tentativi rossoneri di reagire sarebbero stati particolarmente flebili, come raccontano non solamente i risicati tiri verso la porta biancocelesti, ma anche i pochissimi palloni toccati da Piatek nell’arco dell’intera partita (14) e lo scarso rifornimento arrivato in area di rigore rossonera per il polacco e, dal 65esimo, per il suo partner Cutrone. Gattuso non riesce a trovare il bandolo della matassa rossonera, sempre più intricata. Inzaghi alla sua terza finale consecutiva.

Per Piatek, tornato a funestare anche il presente del Genoa visti i numeri preoccupanti dell’attuale fase offensiva rossoblu, resta un solo obiettivo stagionale oltre la conquista del quarto posto Champions: diventare come Bruno Conti e Diego Armando Maradona, ossia capocannoniere di Serie A e, contemporaneamente, di Coppa Italia. Chiesa permettendo, ovviamente, fermo a sei marcature e atteso domani sera dal ritorno con l’Atalanta.

Da segnalare, dentro e fuori da San Siro, soprattutto a risultato acquisito a favore della Lazio, diversi cori di natura razzista per lo più indirizzati al rossonero Bakayoko.


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