Sabato prossimo, a Ferrara, potrebbe bastare un pareggio alla Juventus per diventare campione d’Italia. A dimostrazione che, in questa fase della stagione, ogni singola punto comincia a pesare e anche le decisioni prese dentro e fuori dal campo, col fischietto alla bocca, possono diventare pesantissime.

Le polemiche che hanno inghiottito nuovamente il VAR nell’ultima settimana hanno prodotto, per la prima volta, la diffusione di alcuni dati che inquadrano le statistiche della Video Assistant Referee. Non sono aggiornati, comunque, all’ultima giornata, bensì alla trentesima: sono esenti dalla statistica, ad esempio, i fatti di Lazio-Sassuolo, Juventus-Milan e Napoli-Genoa. Prodotti dall’AIA e dalla Lega Serie A (in lingua inglese), questi dati fotografano uno spaccato del calcio italiano, innovatore in ambito tecnologico, che conferma molte delle questioni sollevate in passato.

Anzitutto, in Serie A e Coppa Italia, aumentano e salgono a 1984 le revisioni VAR, intese come silent check durante la singola partita. Passano da 5,1 a 6,3 a gara. Uno in più a partita. Diverso il dato sugli interventi effettivi al VAR, ovvero sia quando l’arbitro mima lo schermo e si avvicina a bordocampo. In questa stagione se ne contano 121 da inizio campionato: uno ogni 2,58 partite. Le correzioni sono 89, le conferme di quanto ravvisato in campo 32. Nella metà dei casi (48%) l’intervento ha riguardato l’assegnazione o meno di un gol, mentre nel 43% delle situazioni si è trattato di dirimere situazione da calcio di rigore. Infine, in otto casi, si è discusso su cartellini rossi (9%). In ogni caso, l’introduzione del “chiaro ed evidente errore” sembra avere alzato notevolmente la media stagionale, che l’anno scorso si attestava a un intervento ogni 3,15 partite.

Da quest’ultimo dato ne deriva un terzo, probabilmente il più interessante: più di un terzo delle on field review (32 su 89) ha portato a confermare la scelta presa in campo. Un segnale che, tutto sommato, non sempre chi osserva il gioco dal campo si trova d’accordo col collega che sta dietro i monitor, preferendo confermare la verità di campo. L’ultimo esempio in ordine di tempo? Il fallo di mano di Alex Sandro in Juventus-Milan con l’arbitro Fabbri che, nonostante il suggerimento di Calvarese (VAR), ha preferito confermare l’assegnazione del calcio d’angolo piuttosto che trasformarla in rigore.

C’è chi, al nervosismo di questo VAR, accomuna l’andamento dei cartellini gialli, che dall’introduzione dell’accezione di “chiaro ed evidente errore” ha riportato il numero di cartellini gialli ai livelli della stagione 2016/17, la prima dell’era VAR. Addirittura, su base annuale, aumentano passando dai 1164 del precedente campionato ai 1388 attuali.

IL DOCUMENTO VAR PRODOTTO DALL’AIA

08_04_2019incontro lega 8 aprile 2-1