Il capitano del Genoa, Domenico Criscito, si è raccontato questa mattina ai microfoni di DAZN in un’intervista esclusiva di cui rilanciamo un estratto. Un’intervista che parte dal suo passato e dal suo presente, dalla Juventus al Genoa, due squadre di cui ha vestito le maglie. Due squadre che domenica, all’ora di pranzo, si sfideranno in campionato.

Se tornassi indietro rifaresti le stesse scelte?

“Sì, tutte. Se tornerei alla Juventus? Sì, lo rifarei. Non mi è andata bene, poi sono tornato al Genoa e ho ritrovato la Nazionale. Non rimpiango nulla di quanto fatto. Quell’esperienza bianconera mi ha aiutato crescere a livello umano: facile quando giochi sempre bene, ma quando ricevi delle critiche, sono quelle che ti fanno crescere”. 

“Sono cresciuto con la maglia rossoblu, ho esordito a sedici anni. Poi mi sono diviso tra Genoa e Juventus. Però mia moglie è genovese, i miei bimbi sono nati a Genova, provo amore per questa maglia e questa città. È nato un amore davvero incredibile: dopo un anno sono andato alla Juventus, ma in conferenza stampa ho detto che mi sarebbe piaciuto tornare al Genoa. Un ragazzo di vent’anni non è una cosa che normalmente fa. Ora sono orgoglioso di esserne capitano. Quello fra me e i tifosi è un amore reciproco”.

Ti ricordi quando hai lasciato il Genoa?

“Era Genoa-Cesena, l’ultima di campionato e la prima di Mattia Perin. Ero triste perché lo sapevo già da prima, ma era una scelta da fare, da parte mia e della società. Quel giorno però feci una promessa: ci rivedremo. E così è successo”. 

Il tuo gol contro la Lazio?

“Emozione indescrivibile. La Gradinata Nord era davvero in campo con me dopo quel gol. Vedere i miei compagni che mi sono venuti incontro e mi hanno abbracciato dalla panchina fa capire quant’è forte il nostro gruppo”.

Foto TanoPress

Il tuo rapporto con Prandelli che nel 2014 non ti convocò in Nazionale?

“Quel che è passato, è passato. Quando è arrivato, ci siamo detti che siamo qui per il bene del Genoa e al Genoa dobbiamo pensare. Ora abbiamo un ottimo rapporto, lui spesso si confida con me e io spesso chiedo consiglio a lui, perché è un tecnico dalla tanta esperienza e che sa di calcio. Qui si è messo subito in discussione e sta facendo molto bene”.

Il derby?

“Il Derby è tutto. Come partita mi è mancata moltissimo. Quello d’andata è stata un’emozione. La nostra gente vive per quella partita, noi viviamo per quella partita. Cercherò di fare capire ai nuovi che quella partita non si gioca, quella partita si vince. Manca da tanti anni e vogliamo riportarlo dalla sponda rossoblu”. 

L’esperienza a San Pietroburgo?

“I primi mesi sono stati difficili, si cambiano città e cultura. Soprattutto era difficile per mia moglie, mentre io avevo gli allenamenti ed ero un po’ impegnato. Ho avuto la fortuna di incontrare il portoghese Danny, con cui siamo diventati molto amici. Ci ha aiutato ad inserirci nella città e nel campionato nel migliore dei modi. Quando si fa amicizia tutto diventa più facile”.


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