Per affrontare l’Udinese uno Juric a porte chiuse, non per dispetto ai tifosi anche nelle partite  amichevoli ma per poter fermare il gioco, parlare, interagire, correggere ad alta voce quello che vuole da ogni singolo calciatore. Juric al terzo ritorno a Pegli ha capito subito quello che voleva fare.

La sua prima preoccupazione non prendere gol e cercare di conservare l’oro degli attaccanti. Il Pirata avrà anche predicato quello già visto da calciatore e allenatore in maglia rossoblu. Come per tante altre squadre di media classifica che quando devono affrontare le grandi si esaltano, con le sorelle di graduatoria o sotto, specialmente in casa dove bisogna creare gioco, non si deprimono ma zoppicano pur mettendoci buona volontà. Occorre subito da dentro lo spogliatoio, sin dal riscaldamento, avere “cazzimma“, “garra“, “grinta“. Contro l’Udinese non sono ammessi cali di tensione perché le zebre potrebbero rianimarsi.

Anche Juric sarà convinto che nel calcio si può creare tutto, ma la differenza la farà sempre la qualità che non è acquistabile al supermercato degli allenamenti, me che a porte aperte o chiuse può solo migliorare. È tornato Juric, non è tornato il 3-4-3 per gli invasati dei numeri dei moduli.

È tornato più che un modulo letto attraverso i numeri un tipo di atteggiamento tattico che il croato aveva sperimentato, difeso contro tutti, anche nei tempi bui dello scorso anno. L’unica strategia tattica del passato contro la Juventus è stata la non marcatura ad uomo a centrocampo.

L’idea del 3-4-3 era ed è affascinante specialmente in uno stadio come il Ferraris a ridosso dei partecipanti. Una settimana a porte chiuse ma le parole di Juric potrebbero rimbombare fino a De Ferrari: meno possesso pallone, nessun passaggio laterale, ricerca in ogni occasione dello spazio e della profondità, correre  sulle corsie laterali senza pallone, pressing alto per rubare subito il pallone e ripartire.

Juric avrà curato con attenzione la fase di non possesso che diventa una priorità soprattutto quando in avanti si possono avere una serie di soluzioni creative, non solo con Piatek e Kouamè.

I genoani dall’inizio degli allenamenti in Val Stubai, quelli presenti, hanno avuto subito un debole per il centravanti polacco: tutti si sono innamorati del suo modo di essere attaccante ma anche professionista disincantato rispetto alle magniloquenze del mondo del pallone. Del suo essere un ragazzo normale che considera il calcio come un lavoro e sa lavorare bene tutte le volte che pesta un prato verde, avendo tutte le qualità tecniche di partecipare al gioco di squadra dimostrandolo in ogni gara, vedendo e sentendo meglio l’area di rigore come habitat naturale. Una sorta di parco giochi con gol decisivisi di destro, sinistro, testa con l’aiuto di Kouamè, l’antilope rossoblu a quarti che sta entrando nella savana dei cuori genoani.

Il pareggio contro la Juventus ha aperto una fase cruciale della stagione. La formula non solo giornalistica  della  maturità e della prova  del 9  contro l’Udinese  è trita e ritrita, ma contro i friulani potrebbe descrivere perfettamente il tutto per non bere più la cicuta genoana e affrontare la prossima settimana Milan e Inter a domicilio da Grifone.

Il Genoa di Juric dovrà essere un anguilla sfuggente, non dare punti di riferimento e offrire variazioni su variazioni facendo apparire e scomparire le corsie laterali a seconda della fase della partita.

Per quanto riguarda la formazione, potrebbe essere riconfermata quella dello Juventus Stadium. Poco importa chi giocherà per azzoppare le zebre bianconere dell’est: Criscito e compagnia dovranno essere subito una macchina da guerra senza teologia e filosofia calcistica!

Capitolo Udinese. Dopo aver rischiato di retrocedere lo scorso anno, con 11 sconfitte consecutive sotto la regia di Oddo in panchina, i friulani hanno cercato di rifondare la squadra nella stagione in corso per tornare ad essere una squadra che valorizza il talento e fa plusvalenze.

La famiglia Pozzo ad inizio stagione ha ingaggiato per la panchina Julio Velazquez, tecnico in Spagna in squadre di seconda categoria con un curriculum in panchina dall’età di 15 anni. Obiettivo dei Pozzo il ritorno a cinque o sei anni fa con il progetto di valorizzare i giovani.

Lo scouting friulano, fiore all’occhiello dei settori giovanili del passato, inventori dello scouting internazionale tramite TV, canali e antenne paraboliche, negli ultimi anni non ha indovinato nessun fuoriclasse o quasi da buone plusvalenze. Acquisti di calciatori sconosciuti in tutto il mondo, un pallino della famiglia Pozzo per sorreggere tre squadre: l’Udinese in Italia, il Granada in Spagna e il Watford in Inghilterra.

Per migliorare tutto quest’anno hanno ingaggiato, Pradè ex direttore Generale di Roma e Fiorentina nell’ultima stagione consulente alla Sampdoria. Pradè sarà stato consultato sulla scelta del tecnico?  

A Udine sono arrivati quasi perfetti sconosciuti di belle speranze. Il più importante è Pussetto dall’Huracan pagato 8 milioni, attaccante esterno destro. Poi ci sono Machis venezuelano  esterno arrivato dal Granada, l’olandese Hidde ter Avest terzino dal Twente a parametro zero; Opoku centrale di 21 anni della nazionale tunisina. Altri nomi Vizeu,  attaccante del Flamengo; Musso portiere  del Rancing Avelaneida; Nicolas, portiere dall’Hellas Verona; Micin attaccante dal Cukarichi, squadra serba di Belgrado. Il pezzo pregiato del calciomercato estivo è stato Mandragora, una scommessa da 20 milioni di euro da rivendere alla Juventus fra due anni per 26 milioni.

Il tecnico spagnolo nelle prime nove gare di campionato ha cercato di imporre i dettami della scuola spagnola con protagonista il possesso pallone e l’utilizzo della sfera in uscita giocato dalla difesa, in superiorità numerica, alla ricerca del buco in verticale veloce per Lasagna, l’attaccante che ha debuttato in Nazionale con Mancini contro la Polonia.

Tatticamente per queste nove giornate ha messo in campo il 4-1-4-1 o 4-2-3-1 giocando sempre con pallone a terra, prediligendo passaggi corti anche in verticale a grande velocità oltre la metà campo. La pazienza di trovare il passaggio giusto per andare velocemente dentro le aree avversarie non ha avuto successo considerate le due vittorie (Samp e Chievo), i due pareggi (Parma e Torino) e le cinque sconfitte di cui tre con Lazio, Juventus e Napoli e altre due con Bologna e Fiorentina. E cosniderati i soli 8 gol realizzati e 13 incassati.

Contro il Napoli domenica scorsa il tecnico spagnolo ha cambiato modulo passando al 3-5-2 perdendo come nelle precedenti partite, mettendo da parte il punteggio e non riuscendo ad arginare il palleggio nel cuore del gioco, non fine a se stesso ma finalizzato con progressioni improvvise degli esterni avversari.

Contro il Genoa domani l’Udinese si presenterà senza Badu e Ingelsson a centrocampo, Pezzella e Nuyitinck in difesa e Teodorczyk e Machis  in attacco ai box per infortunio.  Probabile recupero di Fofana, Da Paul e Mandragora alle prese con lavoro differenziato fino a giovedì. Da scoprire se Velazquez tornerà al modulo 4-1-4-1 o 4-2-3-1 o se continuerà con la difesa a tre. Il tecnico spagnolo ha anche il dubbio di chi fare giocare in porta tra Scuffet e Musso.

Genoa-Udinese diretta dall’Internazionale Mazzoleni di Bergamo, classe 1974, 193 gare in serie A con 61 rigori e 50 espulsi. In stagione 4 gare (2 rigori, 0 rossi sventolati). Con il Genoa 19 gare (7 vittorie, 6 pareggi, 6 sconfitte) mentre con l’Udinese 22 gare (6 vittorie, 4 pareggi, 12 sconfitte).

Mazzoleni a fine stagione dovrebbe appendere il fischietto al chiodo  in compagnia di Rocchi e Banti. Spera in un atro  anno di proroga  anche se il favorito attualmente è Rocchi di Firenze. Visto l’andamento del campionato arbitrale e la continua ricerca di giovani arbitri non con buoni risultati l’Aia potrebbe chiedere non solo la proroga per un arbitro,  tutto dipenderà dalle prestazioni e dalla forma fisica che metteranno in campo i tre futuri-pensionati.

Rizzoli non ci avrà letto ma le designazioni della 10 giornata di campionato appaiono differenti e fatte sul criterio della difficoltà della gara considerato che al VAR ci sono 4  arbitrali internazionali.

Primo assistente Di Liberatore (Teramo internazionale), secondo De Meo (Foggia). Quarto uomo Pilitteri (Palermo can B), al VAR un altro internazionale come Banti di Livorno. All’AVAR Tonolini (Milano).