Il 22 ottobre 2018 è la data che, dopo otto mesi e mezzo di commissariamento targato Roberto Fabbricini, restituisce alla FIGC un presidente eletto pressoché all’unanimità  (superiore al 97% la percentuale di voti a suo favore, ndr). Si tratta di Gabriele Gravina, già presidente della Lega Serie C dal 2015. Nato a Castellaneta il 5 ottobre 1953, è imprenditore, dirigente sportivo e accademico. Dalle prossime giornate comincerà a mettere nero su bianco il programma elettorale che ha portato al voto unanime di tutte le componenti, da quella arbitrale a quella di calciatori e presidenti. “Bisognerà saper sognare e credo nel programma che ho presentato – ha spiegato dopo la proclamazione il nuovo presidente federale Questo calcio non può più aspettare: andiamo incontro alle sue esigenze insieme e ripartiamo“.

Oggi è un giorno molto importante, un giorno di festa – ha spiegato Giovanni Malagò all’apertura della kermesse elettiva – Ho sempre sostenuto in questi mesi che è fondamentale, indispensabile avere un presidente appoggiato al massimo dalle componenti. Il programma di Gravina è ambizioso, come è giusto che sia: è un momento del calcio italiano nel quale bisogna cercare di remare tutti nella stessa direzione“.

Un’apertura dolce rispetto alle parole, ben più aspre, di Gianni Infantino, presidente FIFA. “Siete qui per cambiare alcune cose, dal momento che il commissariamento è stata una sconfitta: ora siete qui e sta a voi cambiare le cose. Deve essere il calcio dal suo interno a risolvere i propri problemi, non serve una tutela esterna“.

Si è congedato ufficialmente anche Roberto Fabbricini. “Durante il mio mandato ho sempre rispettato l’indipendenza e la terzietà degli organi di giustizia – ha spiegato l’ormai ex commissario straordinario FIGC – Comprendo benissimo i giudizi soggettivi sul commissario, ma alcuni di questi seppur legittimi sono stati improntati a posizioni precostituite e in certe occasioni sono prevalse le contrapposizioni. La Serie B a 19 squadre è stata l’origine di tanti problemi e di una mia forte autocritica”.

“Rivendico con convinzione alcune delle cose fatte in questi nove mesi – ha poi aggiunto lo stesso Fabbricini – a partire dall’attenzione data al calcio femminile, dove si sono fatti notevoli passi avanti e investimenti. La riforma delle seconde squadre ha un valore maggiore rispetto alla sola società che ha deciso di avvalersene quest’anno: sentire oggi che in Italia non se ne sentiva il bisogno mi sembra paradossale“.


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