In occasione della gara che metterà di fronte Genoa e Roma, dopo le parole di Ballardini e Di Francesco, abbiamo voluto contattare telefonicamente Davide Stoppini, firma de La Gazzetta dello Sport e attentissimo osservatore del prossimo avversario del Grifone. Ecco le sue valutazioni sulle parole di Di Francesco e sulla gara in programma domani al “Ferraris”:

Una Roma cattiva, vogliosa di fare tre punti a Genova e con poco turnover: qual è la tua impressione sulle parole di Di Francesco in conferenza stampa?

Lo stesso Di Francesco ha annunciato che Dzeko, Strootman e Kolarov saranno assolutamente della partita e che il turnover sarà limitato. Mentre ci ha abituato sin qui a cambiare da una partita all’altra, soprattutto quando ci sono settimane con impegni molteplici. Ci ha abituato a 4/5 cambi: addirittura una settimana ha cambiato 8/11 della squadra.

Quando Di Francesco dice che vuole vedere una Roma vogliosa, cattiva, fa riferimento in particolare alla gara di mercoledì contro l’Atletico, quando nel post partita aveva fatto riferimento a una Roma che a tratti gli aveva dato l’idea di una squadra presuntuosa. Quasi non avesse avuto la grinta e la cattiveria – specie nel primo tempo quando si erano create più occasioni potenziali – per andare ad azzannare l’Atletico Madrid. E fa ulteriore riferimento alla conferenza che aveva preceduto la gara con gli spagnoli: in quel caso aveva in parte fatto riferimento all’euforia post-derby, a una città che tende ad accontentarsi. Lo disse presagendo qualcosa che puntualmente è avvenuto al “Wanda Metropolitano”, dove la Roma è rimasta assolutamente dentro la partita per 65’/70′ e dove è mancata la voglia di andare a fare male nel primo tempo e la reazione dopo il gol dell’1-0 dell’Atletico.

Pregi e difetti di questa Roma?

I pregi – e questo è un grande merito di Di Francesco – sono legati al grande senso di gruppo attraverso cui il tecnico, anche grazie a un largo uso di turnover, ha fatto sentire tutti importanti. Ha rivalutato giocatori che con Spalletti erano assolutamente ai margini: Gerson ne è un esempio. Domani probabilmente non giocherà titolare al “Ferraris”, tuttavia con Di Francesco è assolutamente un giocatore rientrato fra i titolari, essendo partito dal primo minuto allo Stamford Bridge col Chelsea e contro l’Atletico in due delle trasferte sin qui più impegnative della Roma. E un pochino questo atteggiamento coinvolgente si rispecchia poi in campo.

Dal punto di vista tattico, volendo trovare un altro pregio, direi la grande capacità di recuperare palla nella metà campo avversaria. Di Francesco ha un po’ spostato l’ottica tattica di Spalletti, il quale ha sempre fondato il proprio gioco sulle ripartenze, e ha cambiato un po’ la mentalità: baricentro più alto, ricerca del pressing asfissiante fin quasi sul portiere avversario e recupero palla più alto possibile per andare velocemente alla conclusione.

Al contrario, pur sembrando un paradosso per una squadra con un attacco così ricco di pedine, i difetti vanno trovati nella talvolta scarsa produzione offensiva, o meglio nella capacità di concretizzare le occasioni che capitano. È una Roma che a volte fatica a tradurre in rete tutta la mole di gioco che sviluppa. Questo è forse il più grande limite di questa Roma.

Che tipo di Genoa deve aspettarsi la Roma nella partita di domani? Una gara già combattuta a centrocampo oppure una gara in cui sarà la Roma a gestire il pallino del gioco e il Genoa a provare a colpire in ripartenza?

Assolutamente la seconda. Ballardini ha assolutamente centrato il punto e non fa pre tattica: non credo che il Genoa verrà ad affrontare alto la Roma. Probabilmente cercherà una fase di ripartenza e il Genoa cercherà di offrire meno spazio possibile ai vari Perotti, El Shaarawy, Dzeko, sfruttando le ripartenze. Quella potrebbe essere la lacuna in cui infilarsi da parte degli attaccanti del Genoa. La Roma a volte cerca il fuorigioco molto alta e il Genoa, chiudendosi per ripartire, ha giocatori in grado di ripartire velocemente. Non credo che Ballardini farà l’errore di esporsi ai contropiedi giallorossi: sarebbe davvero auto lesionistico. Ma il tecnico rossoblu non è allenatore di primo pelo e ha una certa esperienza: credo che imposterà così la partita, senza minimo dubbio.

Hai citato Perotti: c’è la possibilità che non parta dal primo minuto? 

Sì, c’è questa possibilità anche perché l’argentino ha giocato due partite di un’intensità clamorosa e le ha giocate entrambe, sia contro la Lazio che mercoledì a Madrid. Ha speso molto ed è molto chiamato in causa nel gioco di Di Francesco, a maggior ragione dentro un impianto di gioco che – a Sassuolo come oggi alla Roma – richiede molto agli esterni sia difensivi che offensivi. Per questo è possibile che Perotti parta dalla panchina per poi entrare a gara in corso. In fondo era successo così anche nella partita prima della sosta, a Firenze, quando entrando nel secondo tempo andò a segnare la quarta rete giallorossa.

Dall’altra parte El Shaarawy, proprio per lo stesso ragionamento per cui nel derby era partito titolare e a Madrid invece è finito in panchina, me lo aspetto assolutamente titolare.

DI SEGUITO L’AUDIO DELL’INTERVISTA A DAVIDE STOPPINI (GASPORT):

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