Finalmente e con somma gioia siamo arrivati alla fine di questo disgraziato campionato. Il Genoa, dopo un promettente avvio, è caduto nel baratro e ha rischiato la retrocessione molto seriamente. Oggi il Genoa incontra la Roma all’Olimpico, coi giallorossi impegnati a mantenere il secondo posto in classifica, una posizione molto importante per l’accesso diretto alla Champions League. Il Genoa, conquistata la salvezza domenica scorsa, non ha più niente da chiedere al campionato, ma si spera in una prestazione più che onorevole.

Ci sarà qualcosa di speciale all’Olimpico…

Quella di oggi sarà l’ultima gara in giallorosso di Re Totti, fuoriclasse assoluto e fino a poco tempo padrone di tutto ciò che succedeva dalle parti di Trigoria. 

Che tipo di squadra è la Roma?
Allenata da Luciano Spalletti, mister molto preparato ed all’avanguardia per metodologie, ha una rosa di prim’ordine e gioca un calcio moderno e a tratti spumeggiante. Solitamente Spalletti si dispone col 4-2-3-1 e preferisce il gioco rasoterra. Le ripartenze dei romanisti possono essere letali per gli avversari. La Roma ama uscire dalla propria area col pallone, in alternativa gioca il lancio lungo verso Dzeko , mentre Nainggolan e gli esterni vanno sulla seconda palla.

Cominciamo come al solito dalla difesa.
In porta abbiamo il polacco Szczesny, autore di un ottimo campionato e dal rendimento regolare, anche se il numero uno giallorosso non è affidabile quando deve giocare con i piedi. Rudiger ed Emerson sono i due esterni bassi. Il tedesco nasce centrale, ma si è adattato bene al nuovo ruolo, è forte fisicamente e dispone di un piede destro discreto. Emerson, da poco naturalizzato italiano, è autore di pericolose discese palla al piede: i suoi traversoni sono insidiosi, va in difficoltà se attaccato sull’interno. Manolas e Fazio formano la coppia centrale, un duo esperto e complementare che, ha in Manolas il giocatore veloce e sempre pronto quando c e’ da rincorrere ed in Fazio il colpitore di testa e pronto a guidare la retroguardia nei suoi movimenti. 

Il centrocampo?
De Rossi e Strootman sono i due centrocampisti centrali. De Rossi, autentico regista della squadra, ha piedi buoni ed è sempre presente nel cuore della manovra. Molte volte è autore di brutti gesti ed è un maestro nel pilotare la direzione arbitrale, se giocasse con la casacca rossoblu sarebbe squalificato una domenica sì e l’altra pure. Strootman, chiamato la lavatrice, è un vero fenomeno nel rubare palla agli avversari e dispone di tempi d’inserimento e tiro da fuori area pregevoli. 

L’attacco?
Salah e El Shaarawy sono i due esterni offensivi, giocano entrambi a piedi invertiti. L’ex Fiorentina è velocissimo, ha un ottimo dribbling e un tiro forte e preciso. El Shaarawy, anche lui veloce, alterna prestazioni di alto livello ad altre mediocri, quando gioca sembra non divertirsi. Nainggolan è il trequartista, interpreta il ruolo in maniera insolita: fortissimo nei tiri da lontano e negli inserimenti senza palla, a mio parere è il giocatore più forte dei giallorossi. Dzeko è la punta centrale: capocannoniere del campionato, gioca molto di sponda per i compagni ed è abile, visto la sua altezza , nel gioco aereo. 

Sulle palle inattive?
Su quella a sfavore si dispongono a zona, su quelle offensive salgono a colpire Manolas e Fazio, che insieme a De Rossi e Dzeko formano un quartetto di super colpitori. Totti entrerà sicuramente a partita in corso e si dovrà stare molto attenti alle sue punizioni: sicuramente ogni minimo contatto nei suoi confronti verrà sanzionato, questo e altro per festeggiare l’addio del Pupone. Oggi sarà una partita particolare e strana, l’unica cosa che noi genoani chiediamo è che venga onorata la maglia e che il nostro Grifone non venga trattato come uno zerbino.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.