Marco Nosotti, giornalista e collega di Sky Sport, ha ieri raccontato Genoa-Sassuolo da bordo campo, a fianco di Prandelli e De Zerbi, e ci ha confessato telefonicamente di avere avuto una grande emozione nel ritrovarsi al fianco di Cesare Prandelli, a cui il Genoa ha dato l’opportunità di tornare a mettersi in gioco in Serie A. Un campionato dove la lettura delle partite, più ancora che l’analisi, ricoprono un ruolo fondamentale.

Ieri bordocampista di Genoa-Sassuolo: ci racconti la partita vista dalla panchina? Soprattuto gli accorgimenti di Prandelli, i cambiamenti che ha apportato in corso d’opera…

“Ti dico che intanto ho avuto una prima sensazione: il piacere di rivedere Cesare sulla panchina di un club, di rivederlo all’opera perché il campo è la sua vita, è la sua missione. Lo aspettavo. Sono contento che il Genoa lo abbia preso, che gli abbia dato questa possibilità e lui si sia dato questa possibilità di trasmettere conoscenze. Due cose mi hanno colpito stando dalle parti della panchina: intanto le indicazioni molto semplici, chiare, immediate. Non troppe indicazioni perché si vede che c’è un lavoro alle spalle, un lavoro di preparazione della partita, per cui si andavano a dare piccoli accorgimenti o a ribadire certi concetti: il fatto di essere aggressivi, di provare a stare e giocare nella metà campo del Sassuolo per dar loro fastidio nella ripartenza della palla.

E poi ovviamente gli accorgimenti sulla posizione di Bessa e Kouame che è stata un leggere la partita, capire che probabilmente vi erano delle situazioni in cui da una parte potevi fare male portando Kouame più vicino a Sanabria, dall’altra c’era anche la necessità di fermare il Sassuolo nell’uscita palla e cercare di non mettere in difficoltà Criscito che si trovava a dover fare i conti a volte in inferiorità numerica. Devo sottolineare il come Prandelli ha spostato gli uomini: sono quelle cose che solo un grande allenatore vede subito al volo. Lui sta fornendo conoscenze, chiede disponibilità e mi sembra l’abbia trovata. Ho visto che ha limitato il Sassuolo e, anzi, si è messo in condizione forse di fargli più male, perché nel momento in cui ha cambiato è arrivato il gol: Sanabria quando ha la palla tra i piedi vedo che la porta la sente”.

Un punto che fa bene visto che il Bologna, prossimo avversario del Genoa, ha espugnato San Siro. Tu che vivi spesso anche la realtà bolognese, che avversario si troverà il Genoa domenica?

“Si troverà un avversario che da un punto di vista di motivazione e di autostima è molto, molto avanti. Forse non è mai stata così, nemmeno dopo le vittorie con l’Udinese e prima ancora con la Roma. È un Bologna che grosso modo gioca coi numeri per quanto riguarda la disposizione in campo, ma dipende anche l’atteggiamento e credo che su questo Sinisa (Mihajlovic, ndr) abbia influito: sono stati tolti degli alibi, i giocatori sono stati messi di fronte alle proprie responsabilità e alla possibilità di migliorarsi, di riprovarci sapendo che c’è un uomo che parla chiaro e che potrà anche “appendere al muro”.

Mihajlovic è un uomo schietto, chiaro, preciso, che ti dà la chance e ti mette anche in condizione di esprimerti al meglio. Il Genoa troverà quindi un Bologna che, aldilà del discoro tattico, sa senz’altro che se non vince o non fa una grande prestazione contro il Genoa, facendo almeno un punto, vanifica quel che ha fatto in quel di San Siro. Sarà difficile perché è un Bologna che non aspetta più: sta molto alto, viene a romperti le scatole addosso sugli inserimenti. Se dovessero recuperare anche Sansone, la cosa potrebbe essere ancora più pericolosa perché potrebbe giocare con Santander e Palacio falso nueve. Ha qualche opportunità in più, ma quello che conta nel calcio sono testa e motivazioni, oltre le conoscenze.

Comunque ho visto un bel Genoa, bisogna avere un po’ di pazienza perché si sta lavorando: passare dalla difesa a tre a quattro non è così immediato. Bisogna avere pazienza, ci sono i nuovi acquisti da mettere dentro, ma c’è una grande garanzia: Cesare Prandelli“. 


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