Un punto importante per il Genoa. Un punto che permette di tenere la terzultima posizione dell’Empoli a nove punti e guadagnare un punto su diverse altre formazioni della parte destra della classifica a 11 giornate dal termine del campionato.

Passava attraverso il Tempio lo stato di salute del Genoa e l’Empoli è stato sicuramente l’avversario più ostico che poteva offrire il campionato dopo l’exploit di aver raggiunto la semifinale di Coppa Italia. Aggredisce, marca ad uomo, attua pressing e organizzazione e, soprattutto, cerca di non perdere nessun pallone morto.

La partita con i toscani per molti tifosi rossoblù rappresentava un crocevia per definire destino e ambizioni e i soliti criticoni saranno stati delusi di non vedere il calcio frizzantino  dentro il Tempio nelle gare precedenti. In effetti, il Genoa contro l’Empoli è apparso ancora a caccia di una propria identità tattica. Vieira crede in qualche giocatore che non lo ripaga e adotta un modulo che, sulla carta,  dovrebbe essere offensivo.

Miretti ha difficoltà a fare lo Sculli del passato, l’anima del Genoa di Gasperini che cercava di armare la qualità di quelli che giocavano in fase di possesso. Il Genoa ieri è stato impossibilitato a fare il pressing alto vista la disposizione dell’Empoli, che ha difeso stretto a centrocampo e in difesa con marcature ad uomo. Non è stato bravo il Grifone ad impadronirsi delle corsie laterali, che erano l’obiettivo di Vieira, con Martin e Zanoli più alti per aprire la linea difensiva empolese: le sovrapposizioni e i cambi campo non hanno funzionato e difficilmente il dribbling per creare superiorità numerica, con Pinamonti  sempre chiuso nella morsa dei due centrali.

La mancanza di un altro attaccante di ruolo che liberasse il bomber da marcature, anche nello spogliatoio, si è percepito ad ogni folata degli uomini di Vieira. La partita con l’Empoli ha confermato che il collettivo genoano deve essere interpretato da undici calciatori tutti funzionali al sistema di gioco a prescindere dal loro valore in un contesto tanto collaborativo quanto ben disposto sul terreno di gioco. Quando questo contesto scricchiola, si fa fatica a metterlo in atto.

Un primo tempo apatico, confermato anche da Vieira in conferenza stampa, che ha sottolineato i troppi errori tecnici. La tattica del francese, se manca un regista, un trequartista o una seconda punta, fa fatica.

Tutto ciò si è palesato nel secondo tempo con l’ingresso di Cornet, Ekhator ed Ekuban più Pinamonti. Lo schema e il modulo hanno portato al pareggio sacrificando Messias, poco presente nel cuore del gioco e sull’esterno di centrocampo.

Il Genoa ha fatto fatica, per buona parte della gara non è riuscito a superare uno o più avversari: una volta Messias nel primo tempo, l’altra Cornet nel secondo non centrando la porta dal dischetto del rigore.

Difficile per il Genoa conquistare tempo e spazio con i due mediani, Frendrup e Masini, veri e ottimi mastini del gioco sempre nel recupero del pallone, ma che fanno fatica nel fare il passaggio in profondità e ripartire per rimanere nella metà campo avversaria. Come altri compagni utilizzano il passaggio all’indietro.

Contro l’Empoli, pur essendo molto soddisfatti solo del risultato ma non del gioco e degli errori di transizione, c’è stato un hombre d’orchestra, Vasquez, e non solo per aver fatto gol con l’aiuto di Silvestri, ma anche per aver salvato un gol su Esposito davanti a Leali e aver preso le redini della difesa richiamando i compagni dopo l’uscita di Bani, nuovamente infortunato.

Al Genoa non conta solo il campionato. Prima di una partita, come in altre occasioni,  è è uscito un articolo sul Fatto Quotidiano sulla vicenda Genoa che riguarda Dan Sucu e A-Cap tramite un’altra società, Acm, con un titolo da Mercoledì delle Ceneri: “Genoa, solo alla fine della stagione si saprà chi è il proprietario“.  Nel pezzo a cinque colonne nulla di nuovo per chi conosce quanto successo. L’unica notizia che il giorno 20 maggio un giudice del Tribunale di Genoa si incontrerà nuovamente con le parti.

Nel pezzo l’unica dimenticanza che nelle riunioni del Cda  e dell’assemblea dei soci era presente – così riportano le cronache e i verbali – un rappresentante della proprietà  e, soprattutto, che non sono state vendute azioni del Genoa, ma ne sono state emesse di nuove.

Strano che un giornale politico come il Fatto Quotidiano abbia dedicato una pagina intera al Genoa visti gli argomenti che imperversano in questo momento in tutto il mondo, perlopiù prima di una partita importante, dimenticandosi dei guai edei debiti pesanti di altre squadre. A tal proposito, entrando e uscendo dallo stadio, la domanda da parte dei sostenitori più maturi o anziani era: “ma chi ha propagandato quell’articolo?”. Risposta non facile, ma neanche difficile. Sicuramente non è stato il Vecchio Balordo. Articolo che è stato come rapinare una banca ed accorgersi che dentro la cassaforte c’erano solo carte.

Importante che tutto questo non diventi una nevrosi e l’amore e la fede dei genoani  continui. Abituati a convivere con Quaresime lunghe che non sono durate solo 40 giorni,  aspettano la data del 20 maggio, come sempre con fiducia nella giustizia che racconti la verità. Come disse una volta Ghezzi in un Blob: “Il Genoa. Di tutto. Di più“.

Nell’arte delle parole, degli scoop, le frasi di serenità e felicità non hanno mai offerto un rifugio di calma e ispirazione al Vecchio Balordo e al suo popolo in un mondo che gode più nelle disgrazie che delle fortune, del lieto evento, della buona sorte.