Lussy diceva una frase che sta a pennello al Genoa: “È una  caz..ta la sfiga del venerdì 17, come se gli altri giorni piovessero gioie dal cielo“. Aveva ragione, perché il Grifone ha perso una gara giocata bene con 9 infortunati, dieci considerando Otoa arrivato mercoledì e rimasto a Genova. Se non addirittura undici tenendo a mente anche Gollini, in tribuna, pressoché già trasferito alla Roma.Tra campo e panchina sei giocatori provenienti dal settore giovanile: Sommariva, Ehkator (2006), Marcandalli, Kassa (2005), Masini e  Venturino (2006), più il Faraone sull’altra sponda.

Ma la sfortuna più grande, senza togliere nulla agli altri difensori, è stata l’uscita di Bani. La chiave della gara, oltre l’uscita per infortunio di colui che comanda le marcature preventive, si è vista nelle due reti incassate nel secondo tempo. Il rovescio della medaglia è di colore giallorosso, l’entrata del Faraone El Shaarawy al posto di capitan Pellegrini all’inizio del secondo tempo.

Nel primo tempo, eccetto una punizione alla Dybala che ha colpito l’incrocio dei pali e la leggerezza di un colpo di testa mancato da De Winter che ha causato il primo gol, nulla si è visto da parte della Lupa, azzannata nel cuore del gioco da Frendrup, Masini e Thorsby. L’azione più propizia per battere a rete è stata del Gallinaccio con Miretti, poi è arrivato il primo gol in serie A di Masini. Nel secondo tempo la Roma ha attaccato, ha cercato di sfondare in particolare sulla corsia di sinistra e l’operazione gli è riuscita per ben due volte andando in gol.

Vieira e il suo staff si sono rivelati pronti a buttare nella mischia Ehkator con funzioni da centravanti liberando dalla morsa dei centrali avversari Pinamonti e Venturino sulla corsia di destra creando qualche imbarazzo a Sir Ranieri, costretto a cambiare modulo e fare entrare difensori.

Questa è la foto della gara, ma il Vecchio Balordo è piaciuto. Anche a Roma ha fatto vedere la continuità delle altre gare, un lavoro fatto sul campo che dovrebbe portare sulla giusta strada. Vieira ha capito che in questo calcio arteriosclerotico l’emergenza e gli infortuni in casa Genoa ci saranno sempre, in particolare a tarpare le ali a chi dovrebbe immettere qualità. La cosa positiva è che chi ha delle chance a subentrare è pronto a rilanciarsi con cuore e grinta.

Masini ne è l’esempio: è un martello tatticamente e se n’è accorto Paredes. Sarà utile alla causa genoana dopo aver indossato la fascia da capitano in tutte le squadre del settore giovanile con cui ha giocato dall’età di 12 anni fino alla Primavera, dopodiché si è fatto le ossa in Serie C e Serie B. L’ultima squadra è stata l’Ascoli, sempre con la sufficienza in pagella. Vieira sotto il Cupolone non ha giocato con catenaccio e contropiede, ma ha giocato alla Teresina facendo prigioniera la Roma.

Il tecnico rossoblù, assieme al suo staff di analisti, ha lavorato bene sui difetti della Roma: prendere contropiedi, correre troppo e senza costrutto, spingere con tanti uomini ma ritornare in pochi.

Il finale è per Venturino, classe 2006 di Arenzano, al Genoa da quando aveva 7 anni ed era nei Pulcini. Ha giocato esterno basso o alto indifferentemente  grazie al suo dribbling e cambio passo. Qualcosa si è visto anche all’Olimpico. Ha contribuito con Ekhator al successo dello scudetto Under 18 lo scorso anno nella squadra allenata da Gennaro Ruotolo.

Il Genoa ha perso contro la Roma, ma il successo arriva dal settore giovanile che lancia giovani in prima squadra. Settore giovanile guidato in passato da Michele Sbravati, ma il testimone in questa stagione è passato in buone mani ad una Dirigenza che continua a far crescere giovanotti di belle speranze, preparandoli per la prima squadra.

Fuori dalla gara. Alla fine della conferenza di mercoledì scorso prima della gara con la Roma, a microfoni spenti, abbiamo detto al Mister che prendiamo insulti gratuiti sui social network perché secondo loro non facciamo le domande giuste. Gli abbiamo chiesto cosa intenda con il concetto del “NOI” e non dell’IO.

Tranquillamente ha risposto che la frase non è  diretta a nessuno calciatore in particolare, ma a lui in primis, al suo staff, ai calciatori e a tutti i componenti che lavorano in società, dipendenti e dirigenti. Vieira è apparso consapevole che i risultati arrivano sul campo, ma se tutti giocano in campo e fuori da “Noi” e non da “io”.

Al Genoa la prova è stata evidente nella risalita in Serie A e nell’undicesimo posto in classifica dello scorso anno. Dopo il giocattolo si è rotto, proprio quando ognuno dentro e fuori la verità ha iniziato a vestirla un po’ come gli pareva.