Altro risultato senza rischiare granché, solo mischie sempre risolte. Basta e avanza.

I Grifoni, il Genoa, Gilardino vogliono rullare come un aereo sulla pista della Serie B nella manovra di decollo, e lo dimostrano gara dopo gara. I tifosi in casa e fuori casa, invece l, fanno rullare i loro tamburi e le loro voci.

Un peccato vederli chiusi come in una scatola di sardine al Rigamonti di Brescia pur avendo vicino il doppio di curva libera e lontano dal settore distinti. A Cellino interessava solo il risultato e non l’incasso?   

La partita, annunciata come un’altra tempesta contro il Vecchio Balordo, è rimasta solamente un venticello. Le rondinelle previste tutte dietro la linea del pallone hanno provato a fare un arrembaggio che si è trovato un muro di gomma genoano che respingeva qualsiasi giocata e ripartiva: tutto ciò è successo nel primo tempo.

Salcedo mandato in campo a fare il titolare durante il riscaldamento per l’infortunio al ginocchio di Puscas, uscito si spera precauzionalmente, ha lottato in mezzo centrali avversari e ha cercato di batterli con il movimento. Poi ha fatto un gol importantissimo al 45’ del primo tempo. Lasciando un compito improbo al nuovo tecnico Gastaldello nel secondo non solo contro la difesa del Genoa, ma anche rispetto alla sua stessa squadra che fa fatica a fare gol anche con le mani. Il Brescia cercava di ripetere quello successo nelle altre tre gare sotto la guida di Gastaldello e recuperare il pareggio.

Operazione difficile contro un Genoa compatto e corto, con un palleggio nel cuore del gioco e con un Albert rinato non più marcato ad uomo che è diventato vero protagonista delle ripartenze e autore di due gol.

Poca sofferenza per Bani e compagnia, con Vogliacco un martello e Dragusin un metronomo sui presunti attaccanti, anzi mezze punte, che giravano nel suo orto calcistico. I tre grifoni sono “angeli” dalla faccia sporca difensiva e danno l’impressione di soffrire poco, forti di una organizzazione difensiva quasi perfetta. Tutto viene confermato dagli 11 clean-sheet dall’arrivo di Gilardino, di cui cinque consecutivi, e dal raggiungimento del Frosinone come difesa meno battuta.

Tutto ciò riesce bene anche grazie alla conferma del centrocampo, sempre più il reparto importante di ogni squadra di calcio. Fa la fortuna e la sfortuna di una formazione. In questo momento al Genoa hanno il destino del gioco con il compito impegnativo di filtrare a favore della difesa e di suggerire per l’attacco.

La forza del Grifone, come confermato nel secondo tempo, è la lettura durante la partita da parte dello staff e di Gilardino con una prerogativa nel cuore del gioco. Tra chi gioca dall’inizio e chi lo sostituisce non cambia nulla: chiunque entri deve mettere energia più degli avversari, chiudere e aprire ogni varco, buttarsi sulle seconde palle e cercare, nel primo e nel secondo tempo, di essere alberi di trasmissione nelle due fasi di gioco.

Ekuban, subentrato anche lui, ha dato una svolta non solo alle ripartenze genoane, ma con la sua forza ha anche messo in moto la macchina perfetta di Gudmundsson.

In questa Serie B ormai è assodato che non c’è tanto gioco,  o perlomeno non c’è incontrando il Genoa. Per il Vecchio Balordo in ogni partita ci vogliono cervello, cuore ma anche sedere, frutto anche dei risultati che producono coraggio, come qualcuno racconterà quando sarà il momento di spiegare quando e come è stato sbloccato il risultato per lasciare nudo il Brescia.

Questo Genoa dopo l’avvento di Gilardino gara dopo gara diventa sempre più all’altezza. Un’altezza documentata da tutti i quotidiani all’inizio della stagione e prima di ogni gara. “Per fare grandi squadre ci vogliono giocatori si grandi, ma che diventano maturi al di là dell’anno di nascita”, affermava Liedholm. Gilardino è sulla strada giusta.

I 34 punti in 15 gare non creano vantaggi,  importante è aver capito che ogni partita inizierà sempre da 0 a 0 altrimenti la presunzione non porterà da nessuna parte. Tutte le altre otto gare da giocare saranno sempre più dure.

In tutti a Pegli – dentro e fuori dal prato verde – c’è la consapevolezza di rincorrere un traguardo possibile ed essendosi tutti calati  nella piena disponibilità per il raggiungimento di quello auspicato, lo sforzo sarà raddoppiato in particolare di quelli top del passato e del presente consapevoli che la qualità collegata all’esperienza farà la differenza.

Difficile giocare contro il Genoa attualmente, sono più forti non solo con i piedi ma anche con l’atteggiamento essendo una cooperativa di lavoro, in campo si aiutano uno con l’altro.

Primo obiettivo con questa sosta mantenere la freschezza anche perché il calendario che prima poteva mettere ansia giocando sempre sui risultati degli altri, si attenuerà.

Prossimamente il nemico principale sarà il caldo giocando sempre nel primo pomeriggio, confermando che il Vecchio Balordo ha pochi sponsor in FIGC e Lega Serie B. Importante che in qualsiasi condizione climatica continuino sul campo a non temere, ad essere consapevoli di essere superiori.

Pomeriggio nero anche per i cronisti genovesi: le tribune ormai ribollono peggio delle gradinate. Alla fine della gara i tifosi lombardi  hanno invaso la tribuna passando dalla curva, poco contrastati dagli steward e dell’assenza delle forze dell’ordine tutte impegnate a caricare i tifosi rossoblù a quarti sui 12 pullman: così i tifosi bresciani sono saliti fino in Tribuna stampa per vedere chi c’era e cercando Cellino in precedenza nascosto in un box. I cronisti genovesi sono stati protetti dai carabinieri nella loro postazione di controllo dello stadio, quasi più di una mezz’ora. Tutto il post partita è avvenuto in ritardo compresa la conferenza stampa di Gilardino.

Ma tornando al Genoa, va avanti con la personalità, la voglia di un Gilardino consapevole che per raggiungere la meta ci si debba concentrare su gara dopo gara.  

Tocca ai suoi uomini nelle prossime otto gare (e dopo la sosta in gruppo anche Coda e Aramu ad esaltare i principi di gioco del tecnico) a fare brillare la strategia di Gilardino regalando ai tifosi genoani altri weekend non da sogno, ma di sicurezza.