Dopo la super festa per Dybala vincitore del Mondiale del Qatar, la Joya l’ha fatta al Vecchio Balordo. Due giocate appena entrato, una deviata da Badelj e una dall’ottima parata di Martinez. Poi subito un gol per tutti dal Mundial.

Il Genoa ha incassato la rete perché in altre gare del campionato nel girone di andata della Serie B non è riuscito a prendere subito le misure ai tre cambi effettuati da Gilardino: senza l’ostruzione tra Frendrup e Vogliacco (involontaria, meglio precisare) l’argentino non si sarebbe trovato la porta di Martinez spalancata buttandola dentro.

Questa è la differenza tra Roma e Genoa negli ottavi di Coppa Italia Frecciarossa: il Grifone ha avuto due rigori in movimento, nel primo tempo con Yalçin e nel secondo con Aramu, ma non è riuscito a centrare i 7 metri di porta. Dybala invece lo ha fatto. Qualche bazzecola, non una sciocchezza post gara, perché riferire subito significa dimenticare presto.

L’arbitraggio del giovane Feliciani di Teramo, designazione sbagliata, è andato subito in crisi per l’atteggiamento dei romanisti pronti a mangiargli la faccia ad ogni intervento fischiato o no. Questo lo ha condizionato: non è questione di esperienza, ma di palle.

La voglia di mettere in atto le raccomandazioni, come quella di far giocare che arriva dai suoi capi, spesso per scimmiottare le direzioni viste al campionato del mondo, ha portato a dimenticare tutte le differenze che intercorrono tra quelle direzioni e il calcio italiano. Sia chiaro: non ha fatto contenti nessuno sbagliando l’adeguamento degli interventi tecnici e disciplinari.

Alla fine della gara c’è stata l’apoteosi della moviola fasulla e di parte sostenuta anche dai partecipanti allo show post gara, tra cui ex giocatori di calcio su Canale 5: messo in evidenza il “fare in c..o” di Bani, non diretto all’arbitro a 30 metri ma a Zaniolo, dimenticandosi che dopo cinque minuti lo stesso Zaniolo, dopo un contatto regolare con Dragusin, si è rivolto al direttore di gara con un “che c…o fischi”. E nell’intervallo prima di entrare in campo nel secondo tempo, sempre imprecando contro l’arbitro, gli ha sussurrato sulla faccia nel tunnel una bestemmia ripresa dalle telecamere. Due episodi da rosso diretto.

Sul taccuino del cronista – anzi sul personal computer – si dovrebbe segnalare Roma che attacca, Roma presuntuosa, Roma che offre occasioni alle ripartenze genoane, e in particolare si dovrebbe sottolineare la conoscenza tattica di Gilardino che contro i giallorossi ha messo in campo per la prima volta la difesa a tre, ha cambiato il centrocampo e anche l’attacco, tenendo bene il campo esaltando anche la concentrazione e l’organizzazione sui 15 calci d’angolo e palloni inattivi calciati dai romanisti, mai pericolosi e temuti da tutti per la loro fisicità e la percentuale di gol realizzati nelle gare di campionato, il 47%.

L’equilibrio difensivo rossoblu  a quarti è stato costante con Vogliacco centrale, Dragusin a sinistra che spingeva e Bani a destra. Il nuovo centrocampo con Badelj, Sturaro e Galdames, fin quando hanno avuto fiato, ha retto l’urto chiudendo bene gli spazi ma si è anche riproposto nelle ripartenze.

Sulle corsie laterali meno impeto con Sabelli e la solita difficoltà di Czyborra nel fare le due fasi di gioco, in particolare quella difensiva. In attacco Coda ha fatto il centravanti boa con successo saltando anche Kumbulla con il dribbling e cercando di far salire la squadra. Non ha mai avuto un pallone giocabile, solamente uno nel secondo tempo ma con 50 metri di campo da affrontare. Non è Bolt. Peraltro Yalçin difficilmente lo ha aiutato.

Il gioco e la tattica di Gilardino hanno fatto vedere un livello tecnico pregevole, soprattutto nel palleggio da dietro con tre passaggi per aprire spazi e cercare la profondità. Meglio impostato, il Vecchio Balordo ha retto alle arrembanti girandole giallorosse nel primo tempo e ha anche avuto l’occasione più ghiotta della prima frazione  per fare gol: un pallone da gol degno di questo nome subito dopo l’incrocio dei pali di Pellegrini. Probabilmente, se fosse andato in gol, con Mourinho all’attacco nel secondo il Genoa avrebbe potuto bissare il gol. La cronaca dell’ottavo di finale di Coppa Italia del Genoa non può che finire con una fiduciosa attesa.

Sul mercato di riparazione serve qualcosa per aiutare la fase offensiva ad essere più concreta, ma serve anche una presa di coscienza, già dalla prossima gara di lunedì prossimo, di quelli che sono in campo a Pegli, che si debba fare qualcosa di più davanti alle aree avversarie, magari qualcosa di diverso andando alla ricerca del tiro in porta e del gol.

Il lavoro di Gilardino si vede, la qualità dei giocatori davanti c’è e con la “cazzimma” giusta nel centrocampo avversario potranno vincere di più.