Si avvicina alla conclusione, con l’ultima intervista di domani al nostro amico e collaboratore, Mario Ponti, la rubrica sul girone di andata di Serie B e sull’andamento tenuto dal Genoa. Chiude questo giovedì la nostra intervista telefonica a Gessi Adamoli, collega di Repubblica Genova e Telenord.

Gessi, un tuo commento sul campionato di Serie B e sul girone di andata che abbiamo vissuto?

“Il campionato di Serie B non è una sorpresa perché ci ha abituato ad essere assolutamente imprevedibile, dove i pronostici della vigilia sono sistematicamente ribaltati. Totalmente o parzialmente. Il Frosinone è in testa e la Reggina seconda, anziché vedere squadre più accreditate come Genoa, Parma e Cagliari che non avrebbero dovuto avere rivali. Tre squadre che avrebbero dovuto avere rivali nel gestire a piacimento il campionato. Paradossalmente, quella che ha stentato di meno è il Genoa, che  però è stata la prima a cambiare l’allenatore. Il Cagliari l’ha cambiato proprio quando non ha potuto fare a meno, travolto da una serie di risultati assolutamente negativi. Parliamo di uncampionato imprevedibile, di grandissimo equilibrio, e non è un campionato dove i valori riescono a emergere. In Serie A c’è un gap notevole tra le prime e le ultime, ma un gap di qualità ed esperienza. In Serie B abbiamo visto che il Genoa ha perso a Perugia, allora ultimo e ora terzultimo, e la domenica dopo ha perso col Cittadella, oggi ultimo in classifica. Il periodo di crisi più acuto il Genoa lo ha avuto con due squadre dei bassifondi della classifica. Il livello è quello che si sapeva: non c’è tantissima qualità, ma ci sono tanto agonismo e volontà di portare a casa punti in tutti i modi possibili, anche facendo partite rinunciatarie. Abbiamo visto il Genoa spesso e volentieri doversi confrontare con attaccanti che tengono 9/10 uomini sotto la linea della palla”. 

Invece un commento al girone di andata del Genoa?

“Per quanto riguarda il Genoa, l’unica cosa assolutamente sorprendente non è tanto l’ostinazione con cui una parte della società ha cercato di difendere l’allenatore che c’era, ossia Blessin (era assolutamente legittimo da parte di chi lo ha scelto e di chi aveva il dovere e l’obbligo morale di stargli il più possibile a fianco). La cosa sorprendente è che c’è stata anche una parte di opinione pubblica che si è schierata, e questo ha fatto perdere almeno un paio di settimane preziose. Quando parte della tifoseria cominciava a chiedersi – e da tempo, vista la qualità del gioco che il Genoa non esprimeva – se Blessin fosse davvero l’uomo giusto al posto giusto, c’è stata una levata di scudi a favore del tecnico tedesco che francamente faccio fatica a comprendere. Non aveva nessun credito anteriore da spendersi. Uno dice “vabbè, sta faticando un attimo, però ha un curriculum importante, ha fatto cose importanti, le sue squadre hanno sempre centrato gli obiettivi e giocato bene a calcio, è giusto concedergli fiducia”, allora è giusto concedergliela. Ma quando il pregresso non autorizza nessun credito e c’è un presente assolutamente nebuloso, insistere a sostenere questo allenatore è stata una perdita di tempo. La società era indecisa e vedendo che una parte dell’opinione pubblica era per andare avanti con Blessin, ha rinviato una decisione che alla fine è stata ineluttabile”.

Fortunatamente la stalla è stata chiusa prima che i buoi scappassero d è arrivato Gilardino. Conosce il calcio, lo ha sempre giocato a certi livelli. È stato Campione del Mondo come Inzaghi e Grosso, che sono i primi tre allenatori della classifica, e quindi vi è questa possibilità di rilanciarsi con lui. Ha messo in campo una squadra estremamente ordinata. E poi, cosa più importante e che serviva, ha sgomberato la testa dei giocatori, ha portato aria nuova e freschezza nelle teste dei calciatori e si è visto un Genoa diverso come spirito e motivazioni. Ciò non vuol dire che i calciatori non si impegnassero con Blessin, ma a livello inconscio ti porti dentro delle scorie per cui al primo errore non sei più motivato, convinto e l’autostima comincia a dare qualche segno di cedimento, mentre il Genoa deve avere una grande autostima perché è una squadra costruita per vincere il campionato di Serie B. Magari non in carrozza come si ipotizzava alla vigilia, però la partita di Bari conferma che la squadra è assolutamente competitiva e ha fatto un reset per ripartire con nuovi stimoli ed energie. Anche dal punto di vista della preparazione atletica, mi sembra che qualcosa sia migliorato”.

“Ora ci attende tutto questo girone di ritorno – prosegue Adamoli, soffermandosi anche sulla questione calciomercato – Sono estremamente fiducioso, e lo sono anche sul fatto che Gilardino saprà indicare alla società, secondo le sue intenzioni di come vuole giocare, come muoversi sul mercato. Il modulo di Bari mi è piaciuto moltissimo: finalmente l’attaccante e il terminale offensivo, che è stato in quell’occasione Puscas e non Coda, che sta sì avendo un momento di flessione, ma il Genoa ha comunque in casa un’alternativa. La società dovrà valutare se provvedere a prendere un altro attaccante, se Coda dovesse continuare ad avere una involuzione, oppure se proseguire con Puscas e Coda. I tre attaccanti vicini hanno funzionato, tant’è vero che il primo gol di Bari nasce da una triangolazione veloce, stretta, rapida ed efficace da Aramu a Gudmundsson, e poi da Gudmundsson a Puscas, che ha segnato. Se gli attaccanti erano a trenta metri l’uno dall’altro alle difese avversarie facevi il solletico, mentre se sono vicini, possono dialogare e hanno più facoltà di fraseggio i risultati si vedono”. 


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