Damiano Moscardi, 60 presenze con la maglia del Genoa in cadetteria tra 1999 e 2003 e quasi trecento in Serie B in tutta la sua carriera con le maglie non solo rossoblu, ma anche di Cosenza, Salernitana, Foggia, Fidelis Andria, Pescara e Piacenza, è stato nostro ospite nell’ambito del quinto appuntamento legato all’analisi del girone di andata del Genoa. Siamo partiti da un’analisi generale.

È stato un girone di andata dove chi doveva ammazzare il campionato è ancora in difficoltà, perché magari si deve adattare alla categoria o ha allenatori alla prima esperienza, mentre chi è già abituato alla categoria si è portato avanti. Come il Frosinone, che ha un allenatore e un direttore come Angelozzi che consce la categoria. Avevano la squadra meno importante, ma conoscono la Serie B e sin dalla prima giornata è partita cono costanza e ha fatto punti. La Reggina ha fatto uguale. Dietro ci sono per ora le deluse, quelle che dovevano ammazzar il campionato, ma devono ingranare: se passano gennaio e febbraio, poi i punti diventano tanti e ce la si va a giocare fino all’ultima giornata oppure ai playoff”. 

Vuol dire che Genoa, Parma e Cagliari, date per favorite, dovranno mettere la quinta o sesta marcia per non restare indietro?

“Non devono andare via le prime due, ne può andare via una, ma devono rimanere in carreggiata con la seconda. Se invece allungano, la Serie B è complicata: i campi diventano sempre più caldi e finisci per non poter più sbagliare le partite e non dipende più da te, ma dagli altri che devono arrestare la corsa o la marcia tenuta fino a quel momento”. 

In questa Serie B conta sempre di più la fisicità, la grinta, la corsa, la cazzimma, oppure conta maggiormente la qualità?

“La categoria è quella: è nata e morirà così. E comunque ci vuole temperamento, prima devi metterci la vecchia e famosa cazzimma, dopo la qualità viene fuori ma solo se metti la stessa cazzimma degli altri. Perché, altrimenti, a Reggio Calabria così come a Cosenza non fanno complimenti. Campi caldi, dove la gamba va messa e il contrasto vinto. La qualità premia le grandi squadre, ma quella componente lì resterà sempre fondamentale”. 

Gli allenatori del Mondiale in Germani sono primo, secondo e terzo, con Gilardino che si è ripreso il Genoa. Dietro ci sono Cannavaro e De Rossi che faticano con Benevento e Spal. Vuol dire che Lippi è stato anche bravo nel farli diventare anche allenatori…

“I primi due, non a caso, sono quelli che da più anni fanno la Serie B. All’inizio hanno pagato qualcosa, hanno fatto anche a Serie A sbagliandola e facendo un passo più lungo della gamba. Sono nel loro percorso formativo, fondamentale in tutte le cose. Non vuol dire che se sei stato un grande giocatore, automaticamente devi essere un grande allenatore. Se ne sono visti mille, devono fare un percorso. Poi certamente, la Nazionale Campione del Mondo con Lippi aveva uno spessore differente, con una base di umiltà che ha fatto vincere il Mondiale. Da Gattuso a Inzaghi e tutti questi allenatori hanno questa costante: erano tutti giocatori di pensiero, con la testa sulle spalle”. 

Non devono essere giocatori quando sono in panchina, altrimenti si bruciano…

“No, perché loro hanno avuto la fortuna e sfortuna di essere grandi giocatori. Ho avuto un’esperienza a Palermo con Gattuso campione del mondo che ha smesso, è venuto a fare la B a Palermo con Dybala e Belotti. Ha dovuto proprio cambiare il suo modo di cambiare, è stato bravo e l’ha capita facendo il suo percorso di crescita: e ora è un grande allenatore”. 

Genoa, Cagliari, Parma fanno tremendamente fatica ad abbattere i pullman e i treni davanti alle aree avversarie

“La differenza tra Serie A e Serie B sta diventando abissale. La Serie B la vinci giocando all’italiana, in Serie A giocando all’italiana retrocedi dopo quindici partite. Bene vedere Lecce, Cremonese, Salernitana, Spezia propositivi perché per salvarti in A devi vincere partite che non pensi di poter vincere. Devi andare a Milano, Roma, Torino senza pensare di dover mettere il pullman davanti alla porta”. 


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