Dopo la fine del girone di andata, il campionato di Serie B ha aspettato tutti. Mai tante squadre in lotta per i playoff, addirittura quasi di più di quelle nel girone della retrocessione. Appena sei punti dividono l’ottavo posto, che vale gli spareggi promozione, dal sedicesimo che costringe alla doppia sfida per evitare la retrocessione.

Il campionato livellato è stata la costante del girone di andata, ogni gara alla vigilia difficilmente azzeccava il risultato giusto. Tutte le griglie di partenza sono saltate. Anche in cima alla classifica tutte le squadre sono incappate in colpi a vuoto, ma anche chi ha perduto tante gare in casa (Parma) e fuori o chi ne ha pareggiate moltissime tra le mura amiche (Genoa) sono state sempre vicine alla zona playoff. L’ultima invitata al pranzo di Natale è stato il Pisa dopo il cambio in panchina da Maran e D’Angelo. I toscani saranno avversari pericolosi per tutti considerato che hanno la stessa struttura che lo scorso anno li ha portati alla finale playoff contro il Monza.

L’analisi del Genoa bisogna dividerla in due. La prima parte è quella sotto la guida Blessin, sempre in discussione dal primo di luglio e lasciato solo a decidere moduli e altro, contestato anche se mai uscito dalla zona play off. Tutte le scuse sono state adottate per metterlo in cattiva luce. Tra queste il fatto che non parlasse italiano, che poi non è del tutto vero: davanti alle televisioni e nelle conferenze stampa era perplesso perché ogni sua parola o frase poteva essere male interpretata, come successo nell’unica volta che cerco di commentare la gara in italiano. Ma si è parlato anche del fatto che in panchina parlasse solo tedesco con i suoi collaboratori.

Blessin ha sbagliato, nessuno lo ha guidato e ad un certo punto neppure più il suo credo tattico, il 4-2-2-2, considerato che la squadra faceva fatica a fare risultati casalinghi e gli allenatori avversari lo mettevano in crisi leggendo in anticipo la sua unica strategia tattica ad inizio partita. Blessin, se si nutriva poca fiducia in lui anche in società, doveva allora essere allontanato anteriormente al KO col Cittadella, se non addirittura prima dell’inizio della preparazione estiva a luglio.

Per il Genoa in questo girone di andata il copione è sempre stato lo stesso per 15 giornate:  arrembante, con una percentuale di possesso quasi eccessiva rispetto agli avversari,  occasioni limpide mancate, sterilità offensiva ed errori difensivi negli spazi larghi davanti al portiere. Tutto ancor più accentuato con l’infortunio a Pajac senza nessuno che lo sostituisse sulla corsia di sinistra.

Dalla sedicesima giornata, ecco Gilardino. Appena arrivato, anche se ad interim, ha subito cambiato la musica sul campo e nello spogliatoio. E giustamente è stato confermato: non solo in base ai risultati, che hanno fugato tutti i dubbi in termini di prestazioni, ma anche per come sono state gestite le partite, dalle scelte iniziali ai cambi tattici passando per gli uomini adottati in corso di gara.

Gilardino aveva le caratteristiche dell’allenatore moderno per chi lo avesse seguito negli allenamenti con la Primavera: insegnava calcio, pilotava ogni singolo elemento in campo, ma soprattutto impartiva indicazioni sul modo di muoversi nelle due fasi di gioco. E non solo questo. Grazie a Gilardino, infatti, si è detto “basta” all’ansia da prestazione che genera gioco caotico, arrembante, poco produttivo in particolare nelle gare giocate al Ferraris. Le vittorie nel Tempio con Südtirol e Frosinone sono state un punto di forza e non di debolezza .

Ha subito sfruttato l’occasione giusta, chiamato sulla panchina genoana, e dopo quattro giornate si è guadagnato i titoli sui quotidiani sportivi e la conferma della società che non poteva essere messa in dubbio perché solamente collegata ai risultati.

Il tanto auspicato salto in alto di qualità nel girone di andata si è visto a piccoli tratti, in quello di ritorno dovrà esserci per davvero sull’onda delle ultime quattro gare giocate mettendo in preventivo minimo 40 punti, anzi qualcuno di più su 57 a disposizione, anche se a livello statistico a maggio le quote playoff e playout potrebbero abbassarsi di 4/5 punti. Solo ipotesi alla luce di un girone di andata particolarmente equilibrato.

Una squadra forte, una corazzata, come viene presentata dagli avversari e dagli addetti ai lavori fuori dalla Liguria, nel girone di ritorno dovrà esserlo anche nella capoccia, dimostrandosi capace di ottenere una continuità di risultati che nel girone di ritorno non potrà essere minima.

Gilardino è stato anche bravo sul piano delle motivazioni. I risultati consecutivi con Frosinone e Bari sono un elisir di un buon girone di ritorno e sono arrivate non solo prestazioni tecniche o tattiche, ma pure caratteriali. Tutto confermato dalle sue conferenze stampa prima e dopo le gare: “il gruppo sul piano della reazione caratteriale e dell’impegno ha sempre dato ottime risposte“. Gilardino, Caridi e lo staff sono stati bravi a creare stimoli giusti oltre che un approccio corretto alle partite: senza questi due ingredienti, tutte le gare in B diventano in salita.

Il Genoa cercherà più concretezza in zona gol, anche perché la solidità della difesa se protetta nella fase difensiva è sempre stata un punto fermo. Dalla prima gara del girone di ritorno con un Criscito, Boci e Matturro in più dovrà avere meno falle non solo sulla corsia mancina, ma anche centralmente.

La bravura di Gilardino nel risolvere l’incapacità di concretizzare dentro le aree avversarie, specialmente contro squadre coperte e pronte a fare le barricate, non sarà un rebus ma dovrà essere il calciomercato invernale ad aiutarlo con innesti mirati.

In tal senso, risolto il problema sulla corsia di sinistra, al Genoa stanno lavorando e sono alla ricerca – si dice anche già vicini – di un mediano che agisca anche da mezzala, che sia di gamba e in grado di operare nelle due fasi di gioco, in particolar modo in quella offensiva dove dovrà essere pronto ad offrire assist e tiri da fuori.

L’altro giocatore nel mirino è una seconda punta di peso, con centimetri ma di movimento, che in coppia con Coda e Puscas garantisca maggior concretezza in fase realizzativa grazie ad assist di testa o concretizzazione di calci da fermo. La mancanza di qualche giocatore “mortifero” nelle aree avversarie  è stata troppo evidenziata contro le squadre chiuse con le quali è difficile trovare spazi.

Questi dovrebbero essere gli identikit che sono mancati nel girone di andata. In società lo scouting sta già lavorando e potrebbe dare questi calciatori a Gilardino prima dell’inizio del girone di ritorno, intorno alla prima metà di gennaio. Inutile fare nomi fino a l’ufficializzazione dell’ingaggio.

Dopo la gara vinta a Bari, la calma e la pazienza – oltre che in società e sul campo – dovranno caratterizzare tutto l’ambiente che gira intorno al Vecchio Balordo. In Serie A si sale tutti insieme: società, allenatore, calciatori, social, blog, chat, tv, giornali e personaggi pubblici che non vedono mai il Genoa in rossoblu, ma sempre in grigio.