Fare l’analisi di Ascoli-Genoa non è facile. Il pareggio è giusto per il gol mancato da Coda nel primo tempo e il palo colpito da Dionisi nel secondo tempo con salvataggio successivo sulla linea di Sabelli.

Nel primo tempo Bucchi ha deciso di giocare la partita non di rimessa, ma in sette davanti alla propria area con quattro esterni difensivi in formazione sulle corsie laterali.

Gilardino con il 4-3-3 iniziale ha provato ad aprire il catenaccio piceno, ma un’altra volta nel Vecchio Balordo in questo campionato non ha funzionato l’ABC del calcio: il tempo e lo spazio del passaggio. Tutto questo non è stato favorito dal poco movimento senza pallone e dallo scarso apporto delle corsie laterali .

Non è servito toccare il pallone varie volte, il possesso pallone serve a poco se dopo viene utilizzato solamente per darlo (e lentamente) a chi ti sta vicino. Questa operazione ha permesso all’Ascoli di ricomporsi quando tentava qualche sortita grazie ai tempi di gioco preordinati con la difesa a 5. In ogni caso l’Ascoli non è riuscito, anche per merito del Genoa, a creare un’azione offensiva perché la squadra non era equamente distribuita per tutti gli appoggi in ampiezza e profondità.

Il Genoa non ha fatto di meglio, in realtà, perché non ha sfruttato questo svantaggio e questa difficoltà ascolana non riuscendo a fare un cross che andasse a buon fine. Non un pallone pulito per Coda, che per la frustrazione di non far gol ne ha sbagliato uno facile non  facendo l’assist ad Albert Gudmundsson davanti alla porta sguarnita. Poi solo un tiro in porta telefonato da Bani al 31′ di gioco.

Come nel passato sono mancati i cambi campo, pur giocando su una sola fascia con tutti su quella sinistra, ed è mancato un dribbling a creare superiorità. Nel secondo tempo altra gara. Fino al 60’ di gioco la stessa musica del primo tempo, dopodiché Gilardino fa uscire Coda e mette dentro Yeboah. Nell’intervallo era entrato Puscas per Gudmundsson. Oltre Coda esce anche Strootman (colpito duramente) ed entra Ilsanker a pulire il centrocampo genoano. Bucchi dopo aver fatto il primo tempo  in retromarcia fa entrare il centravanti Dionisi e Eramo al posto del 2002 Giovane.

L’Ascoli, a questo punto, è andato all’attacco e ha sfiorato un gol clamoroso, tutto confezionato da un vecchio errore del Grifone. I difensori centrali del Genoa non commettono errori se ben protetti dai centrocampisti, e in particolare sulle corsie laterali, altrimenti vengono saltati. Le due occasioni ascolane pericolose, compresa un’altra precedente con tanto di discussione tra Dragusin e Sabelli,  hanno una sola matrice: le corsie laterali scoperte.

Gilardino l’aveva pensata giusta la mossa con l’entrata del panzer Puscas, ma rispetto alla gara con gli altoatesini non è stato fatto un lancio lungo del pallone per sfruttare la sua fisicità e neanche un pallone rasoterra per sfruttare la corsa di Yeboah.

Anche per questo, per favore, non mettiamo in discussione Gilardino: non ha fatto neanche due allenamenti interi per preparare le due gare ravvicinate tra giovedì e domenica. In giro  non ci sono allenatori alla Harry Potter.

Adesso può finalmente lavorare una settimana prima della gara con il Frosinone e dovrà cercare di limare le ingenuità tattiche e tecniche come è successo con la Primavera, anche se qualcuno potrebbe obiettare che c’è grande differenza. È vero, ma Gilardino ha già dimostrato – e non solo nella Primavera del Genoa – di essere abile e efficace nel preparare e condurre la gara come è successo contro Bisoli giovedì scorso.

Contro l’Ascoli non ci è riuscito nel secondo tempo perché i reali interpreti della partita, i calciatori, ognuno sulla base delle sue conoscenze calcistiche e capacità tecnico-tattiche,   non ha deciso bene la propria tattica individuale interpretando la situazione. Neanche un lancio lungo quando la difesa dell’Ascoli si è aperta…

Anche il Brasile è stato eliminato dal Mondiale non avendo a disposizione esterni di fascia, giocando con quattro difensori centrali. Anche il Genoa fa fatica non sfruttando le corsie laterali, senza voler buttare la croce addosso a chi gioca.

Gilardino, è arrivato il momento di buttare dentro qualche giovane nelle prossime due gare. La speranza di veder tornare in campo Badelj. C’è differenza a giocare in un centrocampo a due invece che a tre per chi pensa che Badelj e Strootman potrebbero pestare le stesse zolle del campo. Il Frosinone non fa paura se non gli vengono concesse le corsie laterali.

Meglio ricordare ai delusi di andare a vedere la classifica dello scorso anno e dove era collocata la Cremonese dopo 17 giornate di campionato. In Serie B tutto può succedere nel bene e nel male. Grifone, la marea di tifosi che ti segue a centinaia di chilometri di distanza in tutta la Penisola dovrà essere l’anima dentro il Pio Signorini.