Nell’ambito della trasmissione “We Are Genoa” in onda su Telenord questa sera è intervenuto Stefano Sturaro, centrocampista rossoblu che ancora deve fare il proprio esordio stagionale. Operatosi lo scorso 13 giugno per risolvere un problema al tendine, è stato convocato in tutte le trasferte del Grifone per stare al fianco dei compagni. Ora il campo chiama e si attende di capire quando lo si rivedrà con la fascia da capitano. Si riparte proprio dal suo stato di forma.

Come sto? Sto bene, ma vorrei stare meglio. Sto lavorando tanto – anzi colgo l’occasione per ringrazia i nostri dottori e fisioterapisti che sono davvero in gamba e ce la mettono tutta per farci andare in campo – ma purtroppo chiunque conosca il fisico, sa che i tendini sono una parte molto delicata del nostro corpo. Sono difficili da gestire e in caso di infortunio sono molto lenti a guarire. Bisogna lavorare, aspettare e cercare di rosicchiare qualche giorno verso il rientro. Bruciare le tappe in questo momento non avrebbe senso: abbiamo già fatto l’errore la stagione scorsa andando oltre i segnali che il corpo mi dava e abbiamo peggiorato di molto la situazione. In quel momento tirarmi indietro la vedevo come una sconfitta personale e abbiamo fatto un errore, cui ora stiamo cercando di rimediare. I tempi sono lunghi, non è una passeggiata, ma diciamo che la discesa è iniziata. Se ho una data che possa essere opportuna per rientrare? Ancora settimana scorsa sono andato a Brescia per cercare di alleviare il dolore, settimana prossima penso che andrò nuovamente. Nel frattempo ho iniziato a lavorare in campo, inizio a toccare il campo seriamente. Inizio una sorta di preparazione, ma i calcoli fateli voi. Io non ne voglio fare”. 

Sottolineato il suo apporto nella passata stagione nella fase di pressing rossoblu, si parla della necessità che la formazione di Blessin ha di recuperarlo. “La nostra squadra è molto completa, è composta da ogni tipo di giocatore. Ognuno deve fare la sua parte e deve essere spinto per le proprie qualità, non per altre. Sono aspetti importanti per gli squadra. In questo momento stiamo pagando la difficoltà della categoria: tutti ci dicono che siamo i più bravi e belli, ma il campo è difficile. Ogni squadra è ben attrezzata. I dettagli fanno la differenza e dobbiamo cercare di portare in porto le gare, essendo anche più brutti ma determinati in specifici momenti. Dobbiamo crescere”.

Poi, a Sturaro viene chiesto se il Genoa stia faticando a trovare il giusto ritmo e se ci sia un problema in tal senso: “La questione è abbastanza semplice. Fino alla settimana prima dell’inizio del campionato, come avete visto in ritiro, non si è cambiato di una virgola: doppio tutti i giorni, allenamenti da pazzi. Il mister non ha mollato di un centimetro e tutti hanno dato grande disponibilità per cercare dei raggiugnere un livello molto alto. Una stagione è fatta di periodi e un fisico lavora, poi magari ha bisogno di smaltire, poi ha un calo e va di nuovo si va verso un finale con una gamba importante. Oltre alle qualità individuali, come quelle di Frendrup, ci sono giocatori giocatori con qualità diverse come Badelj o Galdames, per fare un esempio. Ad uno non gli si può chiedere quello che fa un altro, e viceversa. Ognuno ha le proprie caratteristiche. Sull’aspetto del lavoro, in ogni caso, io non ho nessun dubbio”. 

La stagione scorsa verso fine stagione io e Badelj abbiamo fatto bene, abbiamo creato una buona cerniera di centrocampo prosegue Sturaro ad una domanda specifica sui compiti dei centrocampisti nelle squadre di Blessin – Dovevamo fare tanto lavoro sporco, tantissimo, e cercavamo di mettere nelle condizioni migliori i nostri compagni di attaccare. Nel gioco del mister i centrocampisti hanno un compito mentale, oltre che fisico. Giocando a due se uno esce o se si salta una pressione, c’è un grosso buco a centrocampo. Direi che la qualità migliore dei centrocampisti e del nostro allenatore non è l’inserimento, perlomeno per quello che chiede lui. Le seconde palle? Quelle non sono soltanto individuali, ma tanto sono anche di squadra. Se la squadra è alta, vicina, la seconda palla è molto più facile. Se sei basso e lungo fai sempre fatica ad arrivarci”. 


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