Fatto il callo rispetto alle goleade estive contro le rappresentative austriache, la percezione è che abbiano un peso differente le sconfitte contro Lucerna e Mallorca. In realtà sono – e restano – amichevoli estive, ma con avversarie di livello molto differente dalle avversarie degli anni passati che facevano da sparring partner alla classica passerella di luglio.

Sulla base dei campionati scorsi, quando girammo da Magdeburgo a Nantes per le amichevoli estive del Grifone, non ci scomponiamo di fronte all’uno a zero di ieri.Per di più in una gara decisa da un episodio. L’importanza di queste partite, ben più probanti di tante altre, è piuttosto quella di aiutare la dirigenza a completare il mercato in entrata a tre settimane dall’esordio in campionato col Venezia.

Non è un caso che ieri in tribuna fosse presente Sebastian Arenz, uno degli uomini mercato rossoblu, e questa mattina è seguita la visita del Presidente Zangrillo. Lunedì, con ogni probabilità, vi sarà anche la prima volta del direttore sportivo Ottolini. Il tutto senza dimenticare che da inizio ritiro è presente a Bad Häring Marcel Klos, altro uomo mercato della squadra di Spors e Ottolini. Insomma, il Genoa non è abbandonato a sé stesso e sono ben chiare le esigenze in entrata che la squadra ha. Senza scordarsi – perché spesso passa in secondo piano con troppa facilità – che il Genoa ha una rosa di oltre 80 elementi, con relativi ingaggi, frutto prevalentemente della precedente gestione societaria, e che ne sono già stati venduti o ceduti in prestito una trentina. E di uscite ne seguiranno altre, anche tra chi oggi è presente in ritiro. Lo dicono i numeri e la stabilità della rosa, non noi.

Nel calcio odierno, come ha ben segnalato Gasperini in una recente intervista a Sky Sport, un mercato un po’ bloccato è figlio anche dei tanti acquisti ossessivo-compulsivi (e poi inutili sul piano tecnico) che negli anni scorsi hanno fatto da corollario alla Serie A in generale. La conseguenza è che prima di farne altri, bisogna per forza sgravare la rosa da chi non rientra nei piani. Basta guardare le rose delle squadre di successo in Europa.

In casa Genoa c’è sicuramente ancora da smaltire la delusione della retrocessione, e con essa è però concreta la voglia di vedere i miglioramenti e il consolidamento di un’idea di gioco che diano tranquillità per affrontare la Serie B. Ma nel calcio bisogna attenersi ai fatti e a quello che il campo dice. Gli oltre 500 tifosi di ieri a Schwaz testimoniano che alla nuova società è ancora accordato ampio credito per ciò che si sta facendo e per ciò che si farà. Da qui a dire che il Genoa è una squadra completa nell’organico, ce ne passa.

Nel primo test amichevole a Lucerna i rossoblu proposero due formazioni a dir poco sperimentali. In quel caso non vi era stata la possibilità di vedere né la gara né i riflessi filmati. Ne consegue che il primo e unico test, fino ad oggi, su cui poter dibattere in merito a ciò che potrebbe mancare al Genoa è quello di ieri contro il Mallorca, squadra di Liga chiamata a mantenere la categoria.

Evidentemente la partita si è svolta su due tempi diametralmente opposti. Nel primo tempo la formazione rossoblu, forse la più vicina a quella titolare (sulla base degli elementi oggi disponibili) ha preso da subito il pallino del gioco, mostrando di avere benzina nelle gambe per una buona mezz’ora: si sono visti pressing alto e una squadra disponibile e pronta ad accorciare in tutte le zone del campo. Come l’anno scorso, si è vista un’idea di come lavorare soprattutto quando non si è in possesso pallone. Un peccato non aver potuto vedere all’opera Ilsanker: il 33enne austriaco viene provato da centrale difensivo ormai da inizio allenamenti ed è già un leader del reparto difensivo. In attesa di capire se arriverà un altro centrale difensivo, è probabile che sarà lui a completare il quartetto di centrali con Bani, Dragusin e Vogliacco. Sarà, insomma, una sorta di regista aggiunto alle spalle di Badelj, che ieri ha iniziato capitano e sembra essere rimasto, nelle gerarchie di Blessin, un punto fermo del centrocampo del Genoa che verrà.

Qualche problema in più lo ha rilevato nuovamente la fase offensiva. Le attenuanti, va detto, sono molte. Intanto è sbagliato dire che non si è mai tirato in porta. Forse è più corretto dire che non si è tirato pericolosamente in porta, ma qualcosa è stato creato davanti, se si vuole guardare alla partita con obiettività. Coda ha calciato una volta nello specchio e in un secondo frangente, ben appostato sul secondo palo, ha messo a terra il pallone e cercato la porta aiutandosi con il rimbalzo del terreno. Il pallone sarebbe sfilato alto, l’occasione era ghiotta.

A pochi minuti dall’inizio della gara era stato invece Ekuban a cercare di andare al tiro. Tutto sempre troppo facile per il portiere del Mallorca, Leo Roman. Ci si è provato, insomma, e chiaramente si deve migliorare: non è un caso che dopo la fine degli allenamenti a Bad Häring, lo staff di Blessin stia lavorando coi giocatori del reparto offensivi nella fase conclusiva. E va detto che nel primo tempo si è anche sprecato: una prima volta quando Badelj, innescato Coda in profondità, lo ha visto proteggere il pallone e anziché battere a rete, cercare un tacco per l’accorrente Portanova, in leggero ritardo nel seguire l’azione. Ma c’è anche quell’unico frangente in cui si è visto Gudmundsson (che ha dieci giorni di allenamento nelle gambe al pari di Frendrup, Galdames e Yeboah) in grado di creare i presupposti giusti per attaccare l’area di rigore: puntata l’area centralmente e lanciato Portanova, ancora nel ruolo a lui poco congeniale di esterno destro/trequartista in un 4-2-2-2, l’islandese non si è visto restituire il pallone in mezzo all’area (dove c’era anche Coda). Sarebbe arrivata una conclusione direttamente sulla figura del difensore spagnolo con conseguente angolo. Quello che deve eventualmente rappresentare una spia di allarme è la poca lucidità negli ultimi metri, figlia a questo punto della stagione anche di un po’ di appannamento fisiologico dopo la prima fase di ritiro.

Il Mallorca, alla luce della buona disposizione rossoblu nel primo tempo, è uscito dal pressing del Grifone solamente grazie agli spunti del sudcoreano Lee Kang In e di Antonio Sanchez, i due elementi di maggiore estro del centrocampo e della trequarti spagnoli. Per assurdo, due elementi alla Sanchez e alla Lee Kang In sono esattamente quelli che, ad oggi, sembrano mancare al Genoa.

Il primo una mezzala rapida e brava in inserimento (è suo l’unico tiro del primo tempo del Mallorca su triangolazione con Baba), il secondo un trequartista/esterno d’attacco chiamato spesso a giocare largo, un elemento in grado di saltare l’uomo sistematicamente per creare superiorità numerica, ma anche scompiglio tra le maglie difensive avversarie. Sempre quell’unica azione spagnola del primo tempo, con Sanchez ostacolato al momento del tiro da Pajac, nasce da sinistra e da un doppio dribbling secco di Lee Kang In, poi rapido ad allargare il gioco.

Il Genoa, per valorizzare il buon lavoro in fase di recupero palla, deve necessariamente inserire un paio di elementi dalla trequarti in su, probabilmente giocatori capaci di giocare larghi e creare superiorità numerica. Sansone, ad esempio, sarebbe il profilo adatto.

Nel mezzo di tutte queste riflessioni, dal primo tempo si arriva alla ripresa aperta da sei cambi tra le file del Genoa. Sei cambi che hanno cambiato volto alla squadra rossoblu, che ha perso un po’ le distanze e l’intensità di inizio gara, faticando a ripetere quanto di buono fatto vedere nella prima frazione. Blessin nel dopogara ha chiaramente spiegato come il secondo tempo, per intensità ed equilibrio in campo, gli sia piaciuto assai meno del primo. Oltretutto nella ripresa – questo lo aggiugiamo noi – sono stati sprecati anche tanti calci piazzati: su molti angoli i rossoblu hanno cercato di mettere in pratica gli schemi provati al martedì, ma senza esito.  Anche sulle punizioni dal limite l’esecuzione ha lasciato a desiderare, con poca precisione nel servire gli attaccanti e uno spilungone d’area di rigore come Favilli. Sarebbe stata sua l’unica occasione rossoblu della ripresa: traversone di Czyborra, ottimo controllo spalle alla porta e fisico utilizzato per girarsi e calciare col mancino. Conclusione deviata in angolo.

Il Mallorca, forte di un undici maggiormente accreditato e con più titolari rispetto al primo tempo, non ha impensierito il Genoa se non in un paio di occasioni. Quella del gol, arrivato immediatamente dopo la ripresa del gioco dal cooling break, e la conclusione di Rodriguez ben neutralizzata dal portiere rossoblu Martinez. Poi nient’altro.

Tirando le somme, quindi, il Genoa va KO in amichevole ma non tutto è da buttare. Le amichevoli estive sono fatte per testare e provare quanto si prova in allenamento, e sulla base di quanto documentato in questi primi giorni di ritiro, i rossoblu ci hanno provato. Con imprecisione, scarsa lucidità, poca concretezza, ma ci hanno provato. E non potranno che migliorare di allenamento in allenamento e con l’ausilio del mercato.

Dalle parole di questa mattina del Presidente Zangrillo, poi, si è potuto cogliere come la società, lo staff, Blessin siano tutti consapevoli che qualcosa ancora manca a questa formazione. Noi non vogliamo lasciare spazio all’interpretazione quando le cose sono dette chiaramente, motivo per cui riportiamo parola per parola il passaggio in cui il presidente Zangrillo ha fatto capire che qualcosa verrà fatto, a condizione che sia per inserire profili funzionali al gioco rossoblu. “Ho brevemente parlato con l’allenatore e vi posso dire che Blessin è consapevole della realtà. È sereno, sa che sono stati fatti – e saranno fatti – dei passaggi per rendere la squadra la più equilibrata e pronta possibile per affrontare un campionato che è più difficile di quello scorso. Con la differenza che quest’anno lo dobbiamo vincere“. 


Genoa, Blessin: “Primo tempo mi è piaciuto. Ma continuiamo a lavorare”