I moduli e i numeri non li danno gli addetti ai lavori sul campo, numeri cari a telecronisti, giornalisti e tifosi o tuttologi calcistici. Sono sistemi di gioco, strategie che devono essere intese come “dislocazione di base” dei giocatori sul terreno di gara con l’assegnazione di compiti particolari, sia singolarmente sia di reparto, e sono comunque considerati la struttura fondamentale di un gioco di squadra.

Un telaio-guida sul quale ciascuna squadra deve applicare i procedimenti tecnico-tattici voluti dagli allenatori per lo svolgimento efficace di azione di possesso e non possesso, di difesa e di attacco. Ogni allenatore è libero di adottare il sistema di gioco che vuole , che poco ha da vedere con il numero di modulo  essendo solamente  un concetto dinamico e non statico.

Con i numeri si può rappresentare solo una semplificazione statica della fase di non possesso. In questo calcio tutto movimento, pressing, cattura delle seconde palle il  numero di modulo si evince solo per la difesa, a tre o a quattro, prima del fischio d’inizio.

A partita in corso si potrebbe evidenziare la marcatura a uomo oppure a zona, mista, con libero o senza, con centrocampo in linea o a rombo, a triangolo con il vertice alto o basso,  a quadrilatero con il settore offensivo ad una, due, tre punte più un cosiddetto trequartista.

Tutti i moduli di gioco o le strategie attuali dipendono dal passato: piramidale, il metodo, il WM nato dopo la nascita del fuorigioco, l’MM noto per la vittoria di Puskas e l’Ungheria.

Il problema del calcio con il WM e l’MM, moduli più impostati a fare solamente gol che i due sistemi facevano acqua in fase difensiva perciò nacque il “Vianema” con l’ala che divento tornante e il libero in profondità e il vituperato catenaccio ancora in uso ai giorni nostri che viene contrabbandato con il termine di ripartenze e non contropiede.

A tutti gli allenatori piacerebbe giocare con il 4-2-4 brasiliano che vinse il Mondiale in Svezia nel 58 ma è stato sempre più difficile trovare davanti Garrincha, Didi, Vava, Pelè e compagnia.

Attualmente a tutti gli allenatori piacerebbe giocare il calcio totale dell’Olanda, basato sull’interscambiabilità dei ruoli  sul moto perpetuo, sul concetto tutti attaccanti e difensori in fase di possesso o non, con il portiere che funzionava di libero nei momenti in cui scattava il fuorigioco. Modulo orange che in Italia lo adotta Zeman in qualsiasi squadra e categoria in cui ha allenato.

Nel calcio che vediamo  tutto si è ridotto nel 4-3-3,  il 4-4-2, il 5-3-2, il 3-4-3, il 5-4-1 quasi il più utilizzato mentre nel passato lo chiamavano sistema a freccia con una sola punta.

Probabilmente ciò che è più importante e che deve determinare anche la scelta di un particolare schieramento è il “modo di muoversi” della squadra stessa, e cioè i rapporti che devono stabilirsi tra i singoli giocatori in relazione all’uomo in possesso del pallone e al conseguente comportamento degli avversari.

Queste forme di collegamento tra giocatori dello stesso reparto o di reparti diversi sono chiamate “combinazioni di gioco” che devono far partire l’impostazione dinamica di una squadra. Senza le combinazioni di gioco è difficile fare gol ed è più facile prenderne.

Tutto quello scritto è stato riassunto dai libri delle guide tecniche del settore tecnico di Coverciano  del passato e del presente.