Al percorso di avvicinamento al prossimo campionato si aggiunge anche un’intervista al nostro Mario Ponti, ex giocatore rossoblu e storico redattore di Buoncalcioatutti.

Mario, che cosa pensi della prossima Serie B?

“Mi sembra una specie di A2, ragion per cui il Genoa dovrà allestire una squadra molto competitiva. Io vedo molto bene i giovani ma ci sarà bisogno di qualche elemento esperto, di qualcuno che conosca la categoria. La B è diversa dalla Serie A, è un campionato in cui tutti possono battere tutti. Faccio un esempio. Nell’ultima stagione il Pordenone, pur essendo retrocesso in anticipo, ha vinto partite inaspettate e ha messo il bastone tra le ruote a molte formazioni. Penso che sia molto importante avere una spina dorsale forte: un portiere, un difensore, un regista e un centravanti di valore. Penso che a Semper vada affiancato un portiere di sicuro affidamento, credo che ci voglia un attaccante da 15-20 gol garantiti”.

Come valuti il mercato del Genoa al momento?

“Non mi sembra che ci sia movimento, nessuno dice niente e nessuno sa niente. Si continua a parlare di entrate a livello dirigenziale: match analyst, osservatori, dirigenti bravi nello scouting. Pare che il raduno sia a fine giugno e ormai ci siamo, non mancano molti giorni. Occorre mettere insieme una rosa di 20 giocatori il prima possibile. Ci sono 70 calciatori sotto contratto e capisco come muoversi non sia facile.

È stato preso Ilsanker, un giocatore d’esperienza che farà da collante tra mister, società e spogliatoio. Sarà un giocatore importante: ha tante esperienze tra Bundesliga tedesca e austriaca. Giocatore presente nel recupero palla e davanti alla difesa. Come qualità, in ogni caso, il Genoa mi sembra ancora in difficoltà: ci vorrebbe qualche giocatore bravo nell’uno contro uno per creare superiorità numerica. Negli ultimi giorni si susseguono i nomi di punte di ruolo, prime punte ben dotate fisicamente”.

La società si è sbilanciata, ha detto che il Purgatorio durerà soltanto un anno.

“E’ così e c’è l’urgenza di fare qualcosa perché la B è difficile. Soltanto due squadre hanno diritto alla promozione diretta, la terza arriva in Serie A attraverso i playoff, che sono una roulette russa. La prossima Serie B sarà piena di grandi nomi: Bari, Palermo, Cagliari, Parma… E anche club come Frosinone e Spal si iscriveranno alla corsa per la A”.

Pensi che Blessin sia l’allenatore giusto per risalire?

“Domanda difficile. È arrivato dall’oggi al domani e qualcosa ha fatto vedere. Immagino che della B sappia poco e che in queste settimane si sia documentando, ma un conto è studiare la Serie B e un altro è viverla… Dovrà misurarsi con squadre e giocatori sconosciuti. Nessuno ha la Serie A assicurata. Prendete il Monza di Berlusconi e Galliani. Ha fatto investimenti onerosi, ma ha centrato l’obiettivo soltanto al secondo tentativo e attraverso i playoff”.

Metti in conto che il Genoa possa mancare l’immediata promozione?

“Spero di no, spero che le promesse vengano mantenute. Occorre avere in fretta dei punti fermi: Bani e Badelj, per esempio. E poi si deve scegliere chi tenere di rientro dai prestiti:  Jagiello, Vogliacco, Caso, Calò e Charpentier mi sembrano quelli con più possibilità di rimanere”.

Secondo te la società non si è sbilanciata troppo con lo slogan “only one year”, solo per un anno?

“Forse sì. Non so se l’abbiano coniato con convinzione, temo che non conoscano bene le insidie della Serie B, un campionato paludoso. Sapranno che cosa fare, mi auguro. Ci vorrà chiarezza sul sistema di gioco. Fra due mesi precisi sarà già campionato…”.

Ti sentiamo un po’ scettico.

“No, non sono scettico. Sono perplesso. Al loro posto non mi sarei esposto così. Non vorrei che facessimo la fine del Parma della Serie B appena conclusa: tanti giocatori, ma non una squadra”.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.