Per la squadra di Blessin sconfitta con poca cioccolata, neppure fondente o amara, nell’Uovo di Pasqua rossoblu. Venerdì di Passione per la squadra e i 2400 nel terzo anello di San Siro. La Quaresima finità giovedì scorso per il Genoa continua.

Una “cassoeula”, tipico piatto milanese senza sale, cucinata solo da un errore rossoblù dopo otto minuti di gioco nel difendere la porta con un dispositivo di sicurezza,  scaglionamento e collaborazione non riuscito: questo errore ha fatto fare un salto triplo carpiato al Diavolo vista la partita nell’arco degli altri 97 minuti di gioco, recuperi compresi.

La sensazione di déjà-vu si riferisce all’impressione sconcertante e misteriosa di aver visto o vissuto una scena della vita del Genoa in questo campionato: gol incassato dopo pochi minuti dall’inizio e strategia tattica studiata e andata all’aria, considerata la difficoltà non solo a fare gol ma persino tirare in porta. L’unico tiro è arrivato al 92′ di gioco. Il problema del gol in casa genoana è diventato serio, ma il calcio non sarà mai in grado di dimostrare o di consultare l’esistenza di poteri psichici ed extrasensoriali nei gol che non arrivano

Per tutta la gara visti e contati il 60 % dei palloni sbagliati durante le transizioni in fase offensiva: questo è il vero problema del gol di Blessin. Tra fase difensiva e fase offensiva solo 250 passaggi sono andati a buon fine.

Dai rossoblu al Meazza ci si aspettava qualcosa di più sul piano tecnico, sulla gagliardia, cattiveria e la grinta giusta non percepite come domenica scorsa per una squadra che lotta per la salvezza. Giocare con il metodo classico Blessin, che dopo 10 giornate non diventa Champagne ma nelle ultime tre si è trasformato in frizzantino, deve far riflettere.

Al Meazza sono mancati i raddoppi sulle corsie laterali e gli inserimenti dei centrocampisti da dietro. È mancato l’hombre d’orchestra. Hanno recuperato palloni, ma sbagliandone altrettanti nelle transizioni durante le ripartenze.

A Milano in molti parlavano di corsa Scudetto e Champions per il Diavolo e per il Biscione interista visto in precedenza a La Spezia. A caldo e a freddo si è capito perché le squadre italiane non riescono a superare gli ottavi di finale oppure in Europa League non riescono ad arrivare ai quarti. Nel campionato italiano i risultati arrivano solo per chi gioca a muso corto. Allegri ha inventato questo termine e gli altri lo hanno subito copiato.

Il Genoa nelle prossime gare dovrà migliorare nell’organizzazione del gioco a centrocampo, nella velocità d’esecuzione specialmente in quelli che giocano alle spalle della prima punta oppure cambiare strategia e tattica. Lo spirito del Grifo anche contro il Milan è stato quello giusto, ma l’aggressione a tratti non ha impedito agli avversari di palleggiare. Il Genoa ha giocato quasi alla pari anche se la pressione coraggiosa collettiva è stata a sprazzi. La pressione singola non porta risultati.

Blessin dovrà inventare dell’altro: dal suo arrivo al Genoa ha dato la scossa, ha fatto bene, ma dopo 10 giornate continua a guardare la classifica troppo da basso. Cinque giornate alla fine, quattro gare al Ferraris: è questo il crocevia della salvezza.

Arriva il Cagliari la prossima settimana al Tempio con la speranza che  la grinta, la tecnica, la corsa per una volta superino la tattica e la rete sarda si possa gonfiare con qualsiasi modalità.

Crederci fino alla fine è il diktat di Blessin, Spors e la dirigenza. Cinque verdetti per conoscere il destino della stagione. Per continuare a credere nel sogno salvezza, però, il Genoa deve fare di più di quanto dimostrato nelle ultime tre gare.

La squadra deve crederci e fare nuovamente un calcio energico, come nelle prime otto gare sotto la gestione di Blessin, gare in cui devono dominare e creare più degli avversari.

Blessin riconosce i meriti ma anche i demeriti della squadra e se la fase difensiva è quasi da elogiare, la fase offensiva ha bisogno del “balzo”: per salvarsi occorrono le vittorie.

L’imbattibilità delle prime 8 giornate di Blessin aveva ridato morale alla truppa dopo le prime 22 gare giocate. Cuore Genoa, faceva quello che doveva fare. Pressare alto come gli aveva insegnato Blessin e, se ne aveva l’occasione, ripartire. Blessin non è Harry Potter, ma il problema del gol lo deve risolvere anche cambiando strategia o formula tattica.

Buona Pasqua a tutti!