Il Ferraris è tornato al centro dell’attenzione nelle parole della nuova proprietà del Genoa e nei progetti futuri di rilancio del Grifone. Nelle ultime giornate, peraltro, l’area esterna alla Gradinata Nord, in via Clavarezza e di fronte al carcere di Marassi, alcuni tifosi rossoblu hanno iniziato a coprire, a loro spese, di loro spontanea volontà e nell’ottica di migliorare l’impatto visivo, le scritte e gli insulti presenti su colonne e portoni di accesso al cuore del tifo genoano. A sostituirli non soltanto il rosso e il blu, ma pure alcuni simboli della storia del Genoa e della città di Genova, in quel binomio indissolubile tra città e squadra.

In Italia rispetto ad altri Paesi gli stadi non sono quasi mai strutture di proprietà, salvo eccezioni. Di conseguenza non ci si interfaccia con la società, ma eventualmente con amministrazioni locali a autorità. Il Ferraris, come noto, è stato dato in concessione a Genoa e Sampdoria in parti eguali, nel febbraio 2020, per la durata di 90 anni.

Si deve avere un’ottima mano per riprodurre la realtà al meglio e fissarla in un frame: è accaduto con Ranieri a Leicester dopo la vittoria della Premier così come a Jurgen Klopp a Liverpool, e lì i murales comparvero – e ancora stanno lì – sui muri di alcune vie della città. Vicino a pub e abitazioni. Dentro la città. È quello che sta accadendo in via Clavarezza, dove sono comparsi Gianluca Signorini, Fabrizio De Andrè, Giovan Battista Perasso noto come Che L’Inse, i nove scudetti del Genoa, le frasi del Professor Scoglio, la Lanterna di Genova, le Caravelle di Cristoforo Colombo e a breve faranno la loro comparsa Porta Soprana, Claudio Spagnolo, il fondatore del club James Richardson Spensley e altri murales a completare il lavoro, giorno e notte, a spese proprie, di alcuni tifosi rossoblu. I passanti, uomini e donne, genoani e non, si fermano a guardare e fotografare e si domandano “ma chi li ha fatti? Molto belli!“. Questa mattina, tra l’altro, faceva un video col pollice tirato in sù, in segno di apprezzamento, anche una delle guardie del carcere di Marassi intenta a fare la ronda.

Il problema è che c’è già chi vorrebbe fossero cancellati. Cancellati per restituire all’anonimato quella zona. Allora, oltre ad essere andati a fotografare da vicino tutti gli sviluppi di questa bella e pacifica iniziativa, ci siamo domandati alcune cose che mettiamo qui di seguito:

  • Quale genovese, in tutti o in parte di questi simboli, non si riconoscerebbe?
  • Quale tifoso genoano, in particolare, non apprezzerebbe di entrare nel cuore del tifo rossoblu circondato da questo parterre di simboli e figure che hanno scritto la storia del Club più Antico d’Italia?
  • Perché la tifoseria blucerchiata non può fare la stessa cosa dalla Gradinata Sud?
  • Perché, se le scritte c’erano già prima di questi nuovi murales ed erano ben peggiori di quelle che oggi non si leggono più (coperte volontariamente dagli stessi tifosi che sino a martedì porteranno avanti questo lavoro di vernice e pennello), c’è oggi il rischio che possano essere cancellati non solo i colori rossoblu, ma diversi simboli di Genova nel mondo?
  • Cosa succederebbe se venissero cancellate? Non ricomparirebbero in poco tempo le scritte che ora sono scomparse, più spesso insulti, e lo scenario tornerebbe anonimo come lo era prima, tra l’indifferenza di istituzioni e cittadini?

Sono domande lecite che vogliamo porci, ben consapevoli che l’impianto sportivo dove giocano Genoa e Sampdoria è un monumento storico ed è lì da oltre un secolo, dal 1911. All’interno sono stati fatti lavori di ammodernamento nel corso delle ultime due estati, altri si auspica ne vengano fatti e non più tardi di questa mattina è tornato a parlare dei progetti di rilancio a 360° gradi del Ferraris lo stesso Andrès Blasquez, esponente di 777 Partners.

Esternamente però l’impatto è differente: il colore rosso mattone dato al Ferraris dopo Italia ’90 è rimasto lì ed è evidente il decadimento percepito da chiunque passi e butti l’occhio a via Clavarezza, lato Gradinata Nord, e via Casata Centuriona, lato Gradinata Sud. Lo stadio, fatta eccezione per l’ultimo faro storico del Little Club e della vicina AIAC, era – e in molte parti ancora è – un continuo porte chiuse, erba che spunta vicino ai pilastri, urina, immondizia, scritte contro forze dell’ordine e squadre avversarie, insulti di svariato genere. Un po’ di tutto.

Di questa iniziativa, poi andata avanti nei giorni successivi, Buoncalcioatutti aveva già dato diffusione via web poco prima della conferenza stampa di presentazione di Andriy Shevchenko, lo scorso mercoledì. Oggi ampliamo quell’articolo con questa gallery di foto:


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