Altra brutta prestazione del Genoa, con relativa sconfitta in casa del Torino dell’ex Juric. Anche sul terreno dei granata i rossoblu hanno messo in mostra un gioco arruffone e pasticciato per lunghi tratti della partita e pochi elementi si sono salvati dalla mediocrità generale. Mister Ballardini a fine partita ha detto di non essere preoccupato. ma le sue dichiarazioni hanno lasciato interdetti noi tifosi rossoblu, molto preoccupati dalla piega che sta prendendo questo traumatico inizio di campionato. Oggi al Picco di La Spezia, contro gli aquilotti locali, il Genoa deve dare un segnale forte di ripresa e anche se le giornate che mancano alla fine del torneo sono ancora tante, quello odierno è uno di quei match in cui non è consentito sbagliare.

Uno sguardo sullo Spezia.

In panchina siede l’ex Thiago Motta, allenatore del Genoa in 10 partite nella stagione 2019-20 per poi essere esonerato con la squadra all’ ultimo posto della classifica. Comunque, a mio giudizio, Motta è un allenatore competente che ama un calcio propositivo. Magari ha idee poco consone a una squadra che ha come obiettivo finale la salvezza. I bianchi scendono in campo con il 4-2-3-1, che si trasforma spesso in 4-3-3 e a volte in 4-5-1. Per l’allenatore italo-brasiliano, a prescindere dal modulo, occorre trovare il giusto equilibrio tra i vari reparti.

L’analisi reparto per reparto. Iniziamo dalla difesa.

Provedel, il portiere, titolare da un paio di partite, possiede buone doti di reattività e di prontezza tra i pali, e anche nel gioco coi piedi sa il fatto suo: deve migliorare nel posizionamento e nella presa. I quattro della linea difensiva sono Ferrer, Hristov, Nikolau e Simone Bastoni. Ferrer e Bastoni sono gli esterni bassi. Ferrer, spagnolo, ha facilità di corsa e discreta tecnica, è abile in progressione e negli inserimenti senza palla. Bastoni, cresciuto nel settore giovanile dello Spezia, ha importanti qualità tecniche ed è in possesso di un sinistro educato, i suoi cross e i suoi tiri da fuori area sono pericolosi. Hristov e Nikolau formano la coppia centrale. Il bulgaro ha un fisico imponente, è abile in marcatura e nel gioco d’ anticipo, bravo nel colpo di testa. Nikolau ha spiccate doti fisiche, è un mancino naturale che può giocare anche come esterno, gli piace uscire palla al piede, però non ha una grande velocità.

Il centrocampo.

Maggiore, altro prodotto della “cantera” spezzina, e Kovalenko sono i due mediani. Maggiore, dal piede sensibile, predilige giocare con il destro, ma non disdegna il sinistro, verticalizza appena ne ha l’ occasione e si distingue anche per la foga agonistica con cui gioca. Kovalenko, ucraino in prestito dall’Atalanta, dinamico ed aggressivo, abile ad inserirsi in zona offensiva, possiede un tiro da fuori area potente e preciso.

L’attacco.

Verde, Antiste e Gyasi operano dietro la punta centrale. Verde nasce come terzino ai tempi delle giovanili romaniste ed è stato trasformato in esterno offensivo da Vincenzo Montella: ha indubbie qualità tecniche, rapidità e dribbling sono le sue qualità migliori, si muove sulla fascia destra a piede invertito. Gyasi, cresciuto nelle giovanili del Torino, è un destrorso che gioca sulla fascia sinistra, ha gamba e velocità: quando punta l’ avversario palla al piede sa rendersi pericoloso, è un tipo difficile da affrontare. Antiste, il “sottopunta”, rapido e dinamico, dà il meglio di sé in campo aperto dove sfodera una notevole velocità, ed è un nazionale under 21 della Francia. Nzola è l’attaccante centrale: nell’ ultimo calciomercato il suo trasferimento al Genoa in cambio di Destro sembrava cosa fatta. Giocatore di fisico e di buona tecnica di base, calcia prevalentemente con il mancino, è forte nel dribbling e nel corpo a corpo con l’ avversario.

Come affrontano le palle inattive?

Su quelle a sfavore difendono a zona. In fase offensiva i corner e le punizioni laterali sono calciate da Verde, Bastoni e Kovalenko, mentre Nikolau, Hristov, Maggiore, Nzola ed Antiste vanno a saltare in mezzo all’ area.

Altri accorgimenti di gioco?

In fase offensiva i due esterni offensivi si stringono per lasciare campo ai due esterni bassi in modo da occupare pienamente il campo in orizzontale.

In conclusione?

Oggi, più che la tattica, servirà una partita da giocatori “tripallici”, come diceva il professor Scoglio citando il grande giornalista Gianni Brera. Senza questo spirito tutte le alchimie non funzionano.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.