Abbiamo perso l’imbattibilità che ha riempito tante bocche, penne, tastiere. Prima o poi doveva succedere: aveva ragione il CT spagnolo Luis Enrique. È stata persa per delle “belinate”, gol mangiati davanti alla porta spagnola e un rosso che c’era non tanto per la botta (inutile) ma per come è stato costruito da Bonucci, che ieri aveva raggiunto Zoff come presenze in Nazionale. Il primo giallo non c’era, anche se il capitano degli azzurri già in precedenza era stato avvisato dall’arbitro russo. Hanno perso tutti. La sconfitta dell’Italia, in una coppa che avrebbe continuato a far sognare, è secondario vista la deficienza di una parte del pubblico presente al Meazza che dopo aver fischiato l’inno spagnolo in modo becero ha bombardato Donnarumma di fischi e improperi. Se davvero erano milanisti, si sono dimenticati che Gigio oltre parare rigori ha riparato anche il bilancio.

Vincere aiuta a vincere, Mancini però ha commesso un errore volendo dare spazio al centrocampo europeo che ha fatto vedere di essere sulle corde e stanco. Barella, Jorginho Verratti non sono robot e lo avevano fatto già vedere in Champions. Tardi Mancini resosi conto li ha fatti uscire tutti e 3, a momenti anche in 10 stava facendo uno scherzetto alle Furie Rosse del palleggio e la scarsa confidenza con il gol, al di là dei 2 gol realizzati con tanti errori, troppi azzurri in  fase difensiva, anche in superiorità numerica per 50’. Dalla semifinale dell’Europeo alla gara di ieri sera, la Spagna in entrambe le occasioni ha fatto soffrire e messo in difficoltà gli azzurri: Mancini non ha tratto nessun giovamento della gara di Euro 2020.

Voleva giocarsela con il falso nueve, tornato di moda, con il tridente mini intercambiabile ma lo spazio non è mai stato il centravanti, perché non sorretto dal centrocampo, molto più preoccupato a marcare Busquets, il motore spagnolo sempre su di giri, piuttosto che attaccare. Tante le assenze da una parte e dall’altra. Luis Enrique era senza prime punte, Mancini una o due c’è l’aveva ma non l’ha utilizzate. Troppo giovani? Nella Spagna hanno giocato almeno 3 nati dopo il 2000, anzi uno nel 2004 tra i migliori in campo.

Attenzione. Non è stata la solita Spagna a mettere in crisi gli azzurri. Hanno fatto il loro solito gioco, l’unico che sanno fare (ricerca ossessiva del possesso pallone, ragnatela di passaggi,  ritmi bassi con tanta qualità tecnica) ma al Meazza hanno aggiunto, inaspettatamente per Mancini, profondità, velocità, la capacità di andare in verticale con tre passaggi. E hanno fatto male. Nel secondo tempo altra Italia, anche in 10, i cambi l’hanno rigenerata facendo vedere che anche i non  vincitori dell’Europeo con più freschezza hanno assimilato i principi di gioco di Mancini.

Mancini in vista della partita contro la Svizzera del prossimo 12 novembre, quando farà la formazione, dovrà tenere conto della stanchezza degli azzurri che continuerà ad essere tanta visti gli impegni di campionato 5 giornate prima della prossima sosta e altre 2 gare di Champions e Europa League: 7 partite  in 17 giorni. Premiare gli azzurri che ci hanno fatto godere la scorsa estate va bene, ma tutto dovrà essere valutato al meglio sul piano fisico da parte di Mancini e il suo staff. La partita contro la Spagna dovrebbe essere una lezione anche per il campionato, gli allenatori e i giovani. Le lezioni al calcio italiano e alla società non contano nulla. Inutile piangerci sopra.


Nations League, l’Italia esce in semifinale. Con la Spagna è 1-2