Per analizzare la stagione appena conclusa del Genoa e iniziare ad andare un po’ oltre, verso quella che sarà la prossima, abbiamo contattato i colleghi della stampa locale. Si parte con Gessi Adamoli, firma de La Repubblica. Il passato è così fatto: un piazzamento come l’undicesimo posto con 42 punti è qualcosa di estremamente stratosferico, non in linea ci diciassettesimi posti degli anni precedenti. Quel Genoa aveva fatto dodicesimo, 41 punti, e l’allenatore era sempre Ballardini. Togliamo le tre annate di Gasperini, assolutamente fuori portata, e risaliamo al 2011/2012: negli ultimi dieci anni troviamo un 17° posto con quattro allenatori. L’anno dopo un altro 17° posto, a dimostrazione che i diciassettesimi posti del Genoa non sono solo recenti. E poi ancora i tre anni di Gasperini, poi i 36 punti con Juric-Mandorlini-Juric. Poi arriva Ballardini e ci sono i 41 punti, e ancora il 17° posto Ballardini-Juric-Prandelli e quello Andreazzoli-Thiago Motta-Nicola e ora ci sono i 42 punti di Ballardini. Siccome non può essere casuale che i risultati qui li facciano solo Gasperini e Ballardini, sono due allenatori che hanno probabilmente qualcosa in più non tanto dal punto di vista tecnico (un tecnico che arriva in A dal punto di vista della preparazione è comunque preparato), ma da un punto di vista della resistenza psico-fisica non tanto alla piazza, quanto al presidente. Hanno qualcosa in più nel reggere la pressione di Preziosi, che è ingombrante nel bene e nel male. Se facciamo tutto l’elenco degli allenatori, vedendo quanti si sono dissolti qua, il famoso aggettivo di “scarso” è andato solamente a quello che, assieme a Gasperini, fa portare la barca in porto. Questo è il passato”. 

Venendo al campionato, il Genoa paradossalmente avrebbe potuto iniziare il 23 dicembre perché se togliamo tutte le gare precedenti all’arrivo di Ballardini (14° turno, ndr) sarebbe comunque salvo. Il futuro è in linea col passato: un grande, enorme punto interrogativo. Ogni estate il tormentone delle cessioni: non tanto dei giocatori, ma della società. Adesso c’è una ridda di voci, ma evitiamo che diventino il solito alibi dell’estate di lasciare tutto bloccato, perché “ah, sta cedendo la società e allora non può fare mercato”. Tanto abbiamo visto che comunque la società non si cede, quindi facciamo una volta tanto un mercato con raziocinio. E la logica ci sarebbe anche perché Marroccu è estremamente equilibrato e preparato, quello che manca è il budget. Per fare le squadre ci vuole anche un certo tipo di budget, altrimenti fai squadre “di rimessa” e aspetti che nessuno prenda il “giocatore X” e puoi anche prendere, per esempio, Strootman alle ultime battute del mercato, ma solo se l’Olympique Marsiglia non lo ha ceduto ad altri che lo pagano qualcosa più del Genoa, che lo vorrebbe in prestito secco e con una larga fetta dell’ingaggio a carico del Marsiglia. Questa politica porta a fare squadre con una rosa non equilibrata, con qualche doppione e ruolo scoperto. E poi c’è come vorrà giocare Ballardini”.

Uno degli imperativi del prossimo anno sarà la riduzione del monte ingaggi, che qualcuno ha stimato un po’ troppo basso rispetto a quello di quest’anno che ha sfiorato i 50 milioni. Ridurre il monte ingaggi e mettere un tetto salariale sono tutte cose bellissime da dire, poi però ci vuole una squadra che vada in campo. Abbiamo visto che la qualità con questo monte ingaggi non era eccelsa, ma ti garantiva la salvezza, ma se lo riduci ulteriormente senza operare con grande sagacia, la qualità della rosa rischia veramente di impoverirsi e allora sì che incomincia ad esserci qualche preoccupazione. Perché se comunque tutti avevamo fiducia che questo Genoa non fosse da retrocessione, quello che verrà, se ridurrà troppo la qualità, rischierà per davvero“.

“Non si potrà poi prescindere dal ruolo fondamentale del centravanti. Destro è andato oltre ogni più rosea aspettativa e non potrà ripetersi su quei livelli, come si è visto anche nel finale di stagione quando non era più quello di inizio anno quando segnava ed era disturbo costante per le difese avversarie. Non si può affrontare un campionato di Serie A senza un centravanti che garantisca almeno quindici gol, e ormai oggi gli attaccanti segnano a raffica con le nuove regole per cui i difensori non ti possono neanche toccare. Il Genoa non può affrontare un campionato senza un centravanti che dia alla squadra un certo supporto di gol e di lavoro. Destro è stato veramente una sorpresa felicissima, adesso sarebbe una straordinaria alternativa in panchina e in certe partite se il centravanti titolare non stesse bene. Un campionato senza centravanti non me la sentirei di affrontarlo. Shomurodov è bravissimo a fare quello che ultimamente ha fatto: attaccare lo spazio e in contropiede partendo da attaccante esterno. Spalle alla porta, palla addosso, abbiamo visto che non è il suo ruolo. Ha bisogno di praterie dove lanciarsi con questa straordinaria progressione perciò serve un attaccante con Shomurodov a giocare largo e puntare l’area in velocità. Trovare un attaccante non è facile però, soprattutto se non si hanno soldi”. 

Un ultimo passaggio, poi, sul ritorno dei tifosi negli stadi. “Speriamo soprattutto che col prossimo campionato torni il pubblico allo stadio, perché vederlo deserto è una cosa triste. Il calcio è un romanzo popolare e la gente deve partecipare. Il calcio ha sempre affascinato tutti perché coinvolge, è un momento di socialità. Lo stadio vuoto fa venire i brividi”.