Perché no?” era stato il titolo del pezzo di sabato nel presentare Juventus-Genoa. Un perché che poteva essere positivo visto e considerato quello che si è visto della Signora con poco trucco in questo campionato anche contro il Vecchio Balordo. E un “perché” finisce anche nel titolo del pezzo nel post gara.

Con il Genoa di mezzo il Grifone si trasforma in cavalluccio sul quale i calciatori rossoblu a quarti fanno fare alla tifoseria degli esercizi noiosi, con errori davanti al proprio portiere, a centrocampo e davanti al numero uno avversario, per poi  far ribaltare il giudizio illudendo di qualcosa che poteva anche non essere considerato un miracolo contro questa Juventus della pedata del passato, fuori moda, con un calcio da provinciale pur avendo campioni in rosa.

Ballardini ha perso all’Allianz Stadium perché dopo 4 minuti di gioco ha sciupato l’identità  di gioco anti-Juve, non per colpa sua, una identità su cui aveva lavorato cinque giorni a Pegli.

Il Grifone allo Stadium sarà stato preparato per rendere la vita difficile a CR7, invece tutto è  saltato all’aria per la frenesia del giovane Rovella, voglioso di far tutto e non aiutato nell’essere raddoppiato nella marcatura di Cuadrado. Rovella doveva coprire Zappacosta che spingeva e anche occuparsi di Kulusevski che si accentrava per non far ballare il centrocampo a due di Pirlo. Operazione non facile.

Rovella diventerà un giocatore da Serie A, da Nazionale. Dovrà imparare da Strootman.   Bisognerà farlo crescere e dovrà avere al suo fianco un tutor calcistico che non abbia voglia di fargli bruciare la gioventù calcistica e quella di uomo in crescita. Il suo procuratore prima della partita ha rilasciato intervista al quotidiano sportivo nazionale Tuttosport  (sulla rassegna stampa  di Buoncalcioatutti di ieri una parte della lettura).  Estrapolate due frasi: “Nicolò super può andare alla Juve a giugno e restarci per dieci anni” e “anticipare di dodici mesi il trasferimento di Rovella è una possibilità concreta”.

Intervista che si poteva evitare prima della gara pomeridiana con la Juventus, col risultato di caricare troppo il giovanotto del 2000, tanto che alla fine Rovella ha lasciato pochi segni  anche se ha corso più di tutti quelli in campo, troppe volte  a vuoto. Quale sarà il giudizio di Paratici?

Il Genoa dopo il primo gol regalato alla Signora ha fatto fatica nel controllare gli spazi per la voglia di recuperare e da tutto ciò è nato l’altro gol regalo rocambolesco con la difesa del Genoa a centrocampo che ha mostrato le pecche già riconosciute di ballare in campo aperto.

Sulle corsie laterali, dove si trova attualmente la forza delle zebre con Cuadrado e Chiesa, il Grifone ha fatto la sua figura con Zappacosta che in fase offensiva cercava di masticarsi Cuadrado con qualche successo, tanto che Pirlo ha dovuto cambiare il suo schema tattico passando al 3-5-2 con il colombiano ad attaccare la fase offensiva e Zappacosta rimasto in campo a fare il terzino  Sulla fascia opposta in fase difensiva ha fatto la sua figura Biraschi lasciando poche ripartenze fulminee a Chiesa, peccando in fase offensiva sbagliando 4 cross su quattro/cinque calciati.

In campo aperto per il Genoa è difficile dominare sia gli spazi che il pallone. Il problema sono anche i piedi: le giocate, gli stop non effettuati bene, le combinazioni di gioco non andate a buon fine per questione di metri e di velocità, da vicino e da lontano, non aiutano.

Il Genoa organizzato chiuso, stretto, senza quel maledetto gol dopo quattro minuti di gioco,   consolidato e solido non avrebbe subito tiri su azione di contropiede e come altre volte pochi su azioni di possesso avversario. La difesa quando difende in modo posizionale rimanendo compatta in zona centrale permette solo agli avversari di  crossare inutilmente. Scamacca e Pandev ai margini del gioco non riuscendo a dare spunti con smarcamenti e profondità ai compagni in possesso del pallone.

Il primo tempo è finito con cuore e tanta voglia di non soccombere con Scamacca che sbaglia un rigore in movimento al gong del 45’. Curiosità nell’intervallo di conoscere le contromosse di Ballardini e della squadra che dall’arrivo del ravennate ha fatto vedere di non uscire mai dalla partita.

Qualcosa doveva cambiare strategicamente contro un 4-4-2 bianconero che dava l’impressione di essere squilibrato nel cuore del gioco. Sul 4-4-2 di Pirlo , Mourinho avrebbe detto: “è da sfigati, ma va bene, perché nel 4-4-2 niente è aperto e tutto è coperto“.

Ballardini ad inizio ripresa con tre cambi si è subito mostrato attento lettore degli avversari. Ha mandato in campo un 3-3-3-1 o giù di lì alla Bielsa che ha fatto venire la tremarella alla Signora per 20/25 minuti di gioco chiudendola davanti al portiere,  collezionando il gol di  Scamacca su corner (bravo Rovella finalmente un calcio d’angolo battuto bene) e tirando con Pjaca facendo fare una parata importate a Szczesny e, a seguire, sbagliando un altro rigore in movimento. Tutto anche favorito da Pirlo che ha tolto Cuadrado ammonito per paura dell’Atalanta prossima avversaria.

Un Genoa che giocava, divertiva e dava l’impressione di poter dare un KO alla Signora, ma con il Grifone che volava pronta ad entrare in scena Dea Eupalla difficilmente vestita di rossoblù infliggendo un colpo non solo alla partita ma al futuro del Genoa con l’incidente muscolare a Zappacosta, una batosta più che il risultato negativo allo Stadium.

Il terzo gol con centimetri di mancato fuorigioco di McKennie ha chiuso la partita per il Genoa, non per la Juventus, alla ricerca del gol di Ronaldo a secco dopo aver realizzato 25 gol su 25 gare giocate. Bravo Perin a fare l’ultimo Baluardo in due occasioni.

Juventus-Genoa ha confermato che nei tabellini non finiscono le occasioni prodotte, ma quelle concretizzate, e questa è la maggior differenza tra le cosiddette grandi e quelli che fanno fatica dalla parte destra della classifica. La capacità e la praticità di tradurre in gol le occasioni fanno la differenza.

La Juventus ieri ha prodotto 4/5 occasioni da gol e ha realizzato 3 gol impacchettando i regali ricevuti. Il Genoa ha prodotto 4 azioni da gol lampanti e ha fatto solamente un gol. Pardon, sono 5 le azioni da gol se  il Signor Di Bello di Brindisi nel primo tempo avesse applicato il Regolamento con la norma del vantaggio con il pallone sul piede destro di Zappacosta nella sua zolla preferita avendo il tempo di tornare sul fallo se il tiro non si fosse concretizzato e ammonire Cuadrado.

Settimana di lavoro da Harry Balla alla ricerca di esterni (oltre a Zappacosta sarà fermato dal giudice anche Criscito) se vorrà giocare con il Milan domenica 18 e con il Benevento mercoledì 21 con il 3-5-2.

A.A.A. cercasi esterni al Pio Signorini. Esterno di difesa e di centrocampo: capacità di salire con pallone al piede e andare via nell’uno contro uno. La differenza è la capacità di salire negli spazi negli ultimi venti metri mantenendo l’intensità di corsa e la lucidità di mettere il pallone nel mezzo.

Se Balla farà Harry Potter, Ghiglione, uno che ho visto giocare dalle giovanili, dovrà fare un ritorno al passato facendo quello che ha sempre fatto e oltre difendere tentare anche qualche  dribbling.