Soltanto un punto per un buon Genoa nel derby contro la Sampdoria: la squadra rossoblu è piaciuta, ha disputato una buona partita e solo una distrazione su una palla ferma è costata una meritata vittoria. Oggi nel “lunch match” il Genoa scende in campo allo stadio Olimpico di Roma contro i giallorossi romanisti. Una trasferta difficile per il Grifone, la squadra allenata da Fonseca è nelle prime posizioni di classifica, gioca un buon calcio ed annovera tra le sue fila giocatori importanti. Va comunque ricordato che per infortunio alla Roma mancheranno Veretout e Dzeko, anche se quest’ ultimo, un po’ per beghe contrattuali e un po’ per comportamenti non proprio esemplari nei confronti del mister, non era più un titolare inamovibile.

Uno sguardo d’insieme sull’avversario di oggi.  

Fonseca è un allenatore intelligente, moderno, preparato, è al secondo anno a Roma ed ha adattato le sue idee alle caratteristiche dei giocatori a sua disposizione. La Roma scende in campo con il 3-4-2-1 e preferisce sempre iniziare l’azione partendo dal basso, coinvolgendo spesso anche Pau Lopez, che, dopo l’alternanza con l’ altro portiere Mirante, ha per ora conquistato la maglia da titolare.

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa. 

Lo spagnolo Paul Lopez è un portiere di relativa fisicità e difficilmente esce dai pali sulle palle alte, ma è svelto e reattivo, e bravo con i piedi. Il pacchetto arretrato è formato da Cristante come centrale vero e proprio, Mancini come centrale di destra e Smalling come centrale di sinistra. Un reparto omogeneo e forte di testa. Cristante impiegato come difensore, nonostante sia un centrocampista,  cosa successa anche al nostro Radovanovic, ha tecnica, fisicita e stacco aereo. E’ il regista difensivo ed è lui che solitamente comincia l’ azione. Alla sua destra opera l’ ex atalantino Mancini, dotato di importanti mezzi tecnici e molto bravo nell’ anticipo e nelle letture difensive: è probabilmente il difensore giovane più bravo in Italia. Smalling staziona sul centrosinistra, dà il meglio di sé come centrale. Non velocissimo, va in difficoltà se lasciato solo nell’uno contro uno, però è esperto e forte nel gioco aereo.

Il centrocampo. 

Karsdorp, Villar, Pellegrini e Spinazzola formano il reparto. Karsdorp e Spinazzola sono i due esterni a tutta fascia. Karsdorp, che in estate sembrava ad un passo a vestire la maglia del Genoa, è giocatore di gamba e dalla facilità di corsa; tecnicamente sufficiente, è in possesso di un buon tempo d’inserimento, e finalmente sembra aver avuto la meglio sui suoi problemi fisici, che lo hanno afflitto da quando è arrivato a Roma. Spinazzola è il romanista più in forma, va avanti e indietro sulla fascia sinistra senza sosta: produce una messe di dribbling, di cross e di incursioni palla al piede. Concede qualcosina sotto l’ aspetto difensivo, ma è un pericolo costante, ed è un giocatore su cui occorre il raddoppio di marcatura. Villar è un giovane spagnolo che con la sua ottima tecnica e il suo continuo movimento sta conquistando sempre più la considerazione di Fonseca. È in possesso di una spiccata personalità anche al cospetto di avversari e compagni più navigati. Pellegrini ha piedi buoni e una corsa importante; fisicamente forte, calcia con entrambi i piedi, si rende pericoloso negli inserimenti e nei tiri da fuori area, alterna prestazioni ottime ad altre sottotono. Da quando Dzeko è entrato in conflitto con il mister, è diventato il capitano dei giallorossi.

L’attacco

Pedro ed El Shaarawy giocano dietro alla punta centrale. Pedro, ex Barcellona e Chelsea, è imprevedibile, munito com’è di un dribbling secco e velenoso, e di un tiro da fuori area preciso e potente, però ultimamente lo spagnolo è stato frenato da frequenti guai fisici. El Shaarawy, rientrato in Italia dopo l’esilio dorato in Cina, è un ex rossoblu di vecchia data, un prodotto della cantera genoana. Dribbling e tiro a rientrare sono le sue migliori qualità, sino ad ora ha giocato pochi spezzoni di partita e non sarà facile riabituarsi ai ritmi e alle marcature del campionato italiano. Un altro spagnolo, Borja Mayoral,è il “delantero”, il centravanti, che gioca al posto di Dzeko. Attaccante intelligente e di buon bagaglio tecnico, è bravo a duettare ed a dialogare nello stretto con i compagni, dentro i 16 metri si fa sempre trovare pronto, anche se paga qualcosa sotto l’aspetto fisico.

Ci sono altri possibili protagonisti?  

In panchina hanno giocatori importanti. Per esempio Mkhitaryan, l’autentico mattatore nella partita d’andata, elemento con qualità tecniche da top player. L’armeno gioca aĺle spalle della punta e se è in giornata, può essere devastante. Diawara, ritornato in forma come ai tempi di Bologna e mercoledì sera “match winner” a Firenze, è un centrocampista dai piedi buoni, capace di dare i tempi alla squadra e bravo nell’aggressione del pallone.

Come si comportano sulle palle inattive? 

Sulle punizioni laterali dalla trequarti e sui corner a sfavore, difendono a zona, anche se in qualche occasione hanno optato per la marcatura ad uomo, ma solo sugli angoli. I corner a favore sono calciati da Pellegrini, sempre in maniera pericolosa, idem le punizioni laterali, oppure provvede velocemente il giocatore che è sul punto di battuta in quel momento. Mancini, Smalling e Cristante, tutti e tre molto bravi di testa, salgono per colpire, poi i giallorossi riempiono l’area con altri tre giocatori, uno di questi è Borja Mayoral. Le punizioni dal limite dell’area vengono calciate da Pellegrini oppure da Pedro o Cristante.

In conclusione? 

Trasferta difficile per il Genoa di Ballardini: ora i punti cominciano a diventare pesanti e i margini di errore si assottigliano. La squadra vista mercoledì fa ben sperare, ma all’Olimpico bisognerà eliminare ogni tipo di disattenzione, contro una squadra che non ha certo bisogno di aiuti perché è ricca di alta qualità. Come sempre la concentrazione, la coesione e lo spirito di sacrificio saranno determinanti.


 

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.