A tu per tu con Gianni Di Marzio, con un lungo passato da calciatore, dirigente e allenatore. Mister del Genoa nella stagione 1979/1980, a Napoli è nato e in casa azzurra ha guidato giovanili e prima squadra. Alla vigilia di Genoa-Napoli, lo abbiamo contattato per chiedere un parere sul momento di forma della squadra di Gattuso e sul Grifone, letteralmente rinato sotto la gestione Ballardini.

Che Napoli ha visto in Coppa Italia contro l’Atalanta? Lo chiediamo anche a fronte delle tante voci su Gattuso e De Laurentiis che si sono susseguite nel corso della settimana

“Il Napoli non ha fatto buona partita contro una buona Atalanta, squadra fisica e volitiva, che gioca sempre in verticale, che va all’attacco senza fare molti raddoppi e senza paura nell’uno contro uno. Sono spregiudicati, sono una squadra che potremmo definire ‘europea’. Sono la squadra d’Italia con maggior organizzazione e con più mentalità per poter esprimere un grande calcio anche in Europa. Hanno giocato con massima sicurezza, autorità e disinvoltura. Il Napoli invece no: evidentemente sta subendo troppo questi malintesi fra l’allenatore e il presidente, che poi inevitabilmente vanno a discapito sulla squadra. Dico ‘male’ ma non per il risultato, che può far ben sperare in vista del ritorno. Anche se l’Atalanta è molto forte in casa, il Napoli è una squadra di contropiede: fa buone ripartenze, bisogna sperare che possa rientrare Osimhen e che gli altri giocatori acquistino massima tranquillità”. 

Contro il Genoa che partita si aspetta?

“Deve fare la stessa partita che dovrà fare a Bergamo in Coppa Italia. Questo Napoli è una squadra che ha attaccanti rapidi, che ti possono fare male se gli concedi ampiezza di campo e profondità. Gli Azzurri fino a due settimane fa avevano la miglior difesa del campionato, che ora è quella della Juventus. Contro l’Atalanta la linea difensiva non era a quattro, che è nel DNA della squadra. Ieri (mercoledì, ndrGattuso, preoccupato della forza dell’avversario, ha preferito fare un 3-4-3, modulo che non era abituato a fare mentre l’Atalanta di Gasperini ci è abituata. Si è messo un po’ a specchio con un modulo che non ha mai fatto, un modulo improvvisato che ha retto bene se l’obiettivo era quello di pareggiare, ma avrebbe dovuto tentare qualcosa in più. Quindi? Cercare di fare il 4-3-3, invece si è accontentato. La squadra ha avuto una mentalità difensivista”. 

Ballardini ha preso un Genoa in fondo alla classifica e pian piano lo sta facendo risalire. Il campionato di quest’anno insegna, e il mister rossoblu lo ha ribadito già a più riprese, che la strada per una salvezza tranquilla è ancora molto lunga. Oggi la lotta per non retrocedere coinvolge tantissime squadre

“Potrei dare una risposta scontata, a prescindere dal fatto nel mio cuore e nel DNA mi siano rimaste moltissimo sia la città di Genova che i genoani. Ho conosciuto grossissime tifoserie come quelle di Napoli, Catania, Palermo, Catanzaro e Cosenza, curve che si fanno sentire, ma i tifosi rossoblu mi hanno lasciato il segno. Sono genoano, non posso tradire i miei sentimenti, quindi è una domanda scontata: Ballardini è un mio grandissimo amico e anche se fosse andata male ne avrei parlato bene. Abbiamo lavorato insieme a Palermo, abbiamo salvato – anzi l’ha salvato lui – il Palermo in Serie A e conosco il suo valore, la sua serietà e il suo grande attaccamento. Molti che non lo conoscono credono sia un personaggio un po’ burbero e distaccato, invece è tutt’altro: è un compagnone, ha un’ottima famiglia ed è una persona competente, quindi sono felice di averlo come amico. Mi sento di dire: forza Genoa e forza Ballardini“. 


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