Atalanta Genoa 0 o 0. Pareggio meritato della squadra di Ballardini.

Per 65’ di gioco l’idea che avevamo dell’Atalanta si è scontrata con l’idea che abbiamo del Genoa attuale: da una parte una squadra in grado di produrre un calcio intenso, divertente se gli avversari glielo permettono, fatto di combinazioni con  pallone a terra e cambi gioco; dall’altra una squadra cinica e coraggiosa in grado di difendere non solo la propria porta, ma anche buttarsi in avanti con la solita irriducibile tenacia, rispedendo al mittente, con qualunque parte del corpo, ogni pallone vagante nei pressi dell’area di rigore.

La differenza nelle due squadre è stata che nella Dea mancava qualcuno che sulla trequarti non facesse mandare in fumo tutto una volta varcata la soglia della trequarti: a Gomez fischieranno le orecchie. Tutto ciò è successo per merito di Ballardini che ha preparato bene la gara vista l’assenza di Pessina, colui che aveva fatto dimenticare il Papu con il suo equilibrio, non solo cercando e trovando spazi ma permettendo agli attaccanti di non occuparsi anche della fase di non possesso.

La differenza per il Genoa aver trovato un leader nel cuore del gioco: Strootman. L’olandese ha fatto vedere per 55′ il principale obiettivo del suo gioco cercando di trovare il modo di coordinare armonicamente le abilità e gli sforzi di ogni singolo calciatore al fine di fare e ottenere un risultato non solo nel punteggio: leader si nasce, non si diventa.

Subito in campo a Bergamo la ritrovata compattezza che ha caratterizzato nuovamente il ciclo di Ballardini dopo non aver visto il Genoa per 13 giornate di campionato: difendere, e in particolare attaccare, erano una questione di testa, oltre che di “huevos”.

Nel primo tempo parate di Gollini, tiri fuori di un pelo da parte del Vecchio Balordo, Perin quasi disoccupato.  

L’Atalanta ha ripetutamente cercato uomini liberi tra le linee di pressione cercando di capitalizzare velocità, destrezza e pressing con tutti i suoi effettivi oltre la linea del pallone per cercare di occupare in ampiezza tutta la metà campo del Genoa.

L’operazione non è riuscita non solo grazie alla sua efficienza e solidità difensiva, ma anche al gran lavoro sugli esterni che salivano a partecipare alla manovra e non rischiavano  l’inferiorità numerica a centrocampo.

Nel secondo tempo Gasperini ha mostrato una certa incoscienza nella volontà di attaccare con la struttura ancor più disordinata che non è stata esposta alle potenziali transizioni del Genoa vista l’assenza dei due centravanti persi in 24 ore: Scamacca e Destro. Con loro in campo anche il risultato sarebbe potuto cambiare visto lo stato di forma, di corsa e di grinta di Shomurodov, visto poco in campo giocando da prima punta contro  tre difensori della Dea.

Con l’uscita di Strootman il Genoa ha recuperato l’efficiente solidità difensiva, accontentandosi di lasciare il pallone alla Dea e confermando quanto tutti i giocatori abbiano assimilato l’identità votata al sacrificio e alla resistenza. Tutto viene confermato da una sola parata di Perin su tiro di Gosens.

Il menù genovese al Pesto di Ballardini è stato indigesto a Gasperini e tutta l’Atalanta. La Polenta e usei (grifoni) preparata da Gasperini, lo confermano le dichiarazioni di fine partita: “c’è mancato solamente il gol”. Allora doppiamente bravo Genoa per non aver preso gol da una squadra che andava regolarmente in rete dal 28 novembre scorso, la penultima squadra a non subirne era stata lo Spezia.

Come si può spiegare la “saudade” di Gasperini nel pre gara contro il Genoa: malinconia, assenza del mare, tristezza , lontananza, perdita, tutto difficile vista la rabbia, giustamente, durante la partita se il gol e il risultato non arrivano.

Gasperini ottimo allenatore e anche se il suo G&G (gioco, gol, godimento) non ha fatto gol contro il Grifo, si toglierà altre soddisfazioni anche in questa stagione.

Finalmente una settimana senza incontri infrasettimanali.

Dal suo arrivo Ballardini, non avendo avuto il tempo visto il fitto campionato, ha dovuto allenare più i cervelli che le gambe. Ha animato e sorretto la truppa rossoblù a quarti con un’unica inconfessata speranza di vedere apparire all’orizzonte la salvezza unita alla voglia di giocare al pallone.

La missione di Balla è stata far capire ai giocatori con la sua semplicità di fronteggiare e combattere anche senza diventare eroi. L’unica via per restituire al Vecchio Balordo e ai suoi tifosi l’importanza di chiamarsi Genoa e ai calciatori di dimostrare il loro valore e, in ultima analisi, dare un senso al campionato 2020/2021 assente fino alla tredicesima giornata.