Spezia-Genoa finisce 1-2. L’Arancia Meccanica di Ballardini di nuovo al servizio del Genoa. Un’arancia meccanica “ballardiniana”, atta a manipolare calcisticamente i suoi individui e gli avversari. Tutto da perfezionare con tanto altro lavoro.

Il Genoa ha vinto a Spezia perché la squadra è stata più di una somma di singoli. Ha vinto contro avversari che al Picco o a Cesena in precedenza avevano imposto l’intensità a tutti gli avversari.  

In meno di 24 ore, un solo allenamento, la scelta della formazione mandata in campo perché servivano giusta cattiveria ed esperienza, puntando anche su quei calciatori che erano stati in quarantena calcistica nelle ultime gare e quindi risultavano meno logori.

Per l’ennesima volta, con le armi precedenti del suo accorrere al capezzale del Vecchio Balordo, Ballardini ha dimostrato che il calcio non è filosofia, non è scienza, bensì concretezza.

Come successe a Crotone nel novembre del 2017, nuovamente all’esordio nei bassifondi della classifica,  il Genoa-Balla è stato indigesto anche ad Italiano, così come lo fu  a Nicola.

Per commentare la partita si potrebbe solo fare ricorso a frasi dette e lette tante volte. Se ne citino solamente due,  la prima quella di Bagnoli: “il terzin faccia il terzin“; la seconda: tempo e spazio come percezioni individuali. Quest’ultima operazione riuscita al Picco da parte di Criscito e compagni.

Anche con soli due giorni in compagnia con la rosa, Ballardini, Regno e Melandri avranno usato la regola delle 3 C: essere chiari-concisi-completi nello spiegare con chiarezza e semplicità.

Venendo alla partita del Picco, Grifone solido, che non ha rischiato nulla sfruttando più la quantità che la qualità della rosa a disposizione. Bene, sono arrivate occasioni con il massimo di  quattro passaggi o attraverso combinazioni di gioco.

Lo Spezia di Italiano ha confermato la volontà di fare un buon gioco moderno con il difetto di non  concretizzare. Perin non ha dovuto fare straordinari. Solamente i cambi campo nel primo tempo avevano messo in crisi il Genoa. Nell’intervallo probabilmente Balla o il suo staff avranno spiegato agli esterni e ai terzini che contro tre punte larghe la superiorità numerica deve essere un vantaggio avendo  due riferimenti: pallone e punta avversaria. La densità nelle zone nevralgiche del gioco e il saper soffrire in determinate situazioni ha fatto pendere la bilancia verso il Vecchio Balordo. Ballardini prossimamente cercherà la chiave dell’equilibrio: trovato questo si potrà pensare all’ennesima salvezza.

Prima di vedere Gesù Bambino dentro la mangiatoia in questi giorni avrà programmato al rientro al Pio Signorini nella mattina del prossimo 28 dicembre con i suoi tre collaboratori, più Pilati e Murgita, per ridare un po’ di carica alla sveglia atletica e anche psichica (diciamo scarica…) vista in gare precedenti. Peccato che dopo in altri 15 giorni bisogna giocare altre partite.

Ballardini se lo potesse recuperare attaccherebbe al Pio Signorini  quello striscione visto allo Scida di Crotone nel 2017: “CHE NESSUNO SI TIRI INDIETRO“. Vincere uno scontro salvezza su un campo difficile come a Spezia non è stato facile.

Più che il cambio allenatore, ha dato la scossa la praticità del tecnico e dei collaboratori che hanno fatto capire che bisogna giocare una partita per ottenere punti pesanti in palio, e che questi punti erano preziosi anche con giocate alla viva il parroco.

Preziosi, lasci lavorare Ballardini e Marroccu, anche durante il calciomercato. Sull’Albero di Natale per adesso mettiamoci entusiasmo, e soprattutto quei tre punti che mancavano dalla prima giornata di campionato.

Per il resto sarà un Natale particolare e difficile. Tutte le strade non portano a casa. Babbo Natale allora pensaci tu affinché nessuno sia solo. Buon Natale!