Andate Fuori e generate l’Inferno“. Tante volte è stata riportata questa frase prima di una partita al Ferraris con la Juventus, anche se domani appare difficile chi potrebbe impersonificare tra i rossoblù a quarti, in panchina e sul terreno di gioco, la parte di Russell Crowe nel Gladiatore, per di più senza la Nord a rombare e far tremare il Tempio.

Tutti sanno che domani è difficile, ma è l’occasione giusta per non lasciare ogni speranza per il Vecchio Balordo affinché la porta dell’inferno non sia di sola andata. La Signora del calcio italiano in queste dieci giornate di campionato con la cura Pirlo ha dimostrato di patire i ritmi alti degli avversari. Anche nel silenzio bisognerà essere tutti uniti e svegli già dal riscaldamento.

Non è gara da intrattenere il pubblico casalingo con tattica attendista e di illusione come successe con l’Inter: sarebbe solo un avanspettacolo che finirebbe con il gol bianconero a condannarti.

Bisogna cercare di approfittare di questa Juventus: il passaggio delle zebre su tutti i campi, compreso quello casalingo, non ha lasciato il segno sul piano del gioco, ma solo dei singoli.

Chi ha approfittato degli alti e bassi di Pirlo e compagnia ha fatto risultati. Su 10 gare ne hanno  vinte 4 e pareggiate sei, di cu una in casa del Kroton, realizzando 17 gol di cui 8 sono di CR7 (compresi 2 rigori). Gol arrivati tutti da dentro le aree avversarie.

Con l’arrivo di Pirlo al posto di Sarri la Juventus non si è ancora presa la mentalità di Allegri, quella di vincere in qualsiasi maniera, ma anche Pirlo ha un solo obiettivo: vincere con il “pirlismo“,  che non è una parola alla milanese.

Nessuno a Pegli si faccia fuorviare dalla vittoria sonante della Juventus in casa del Barcellona. Signora perfetta sulle macerie del Barça. Pirlo, al di là che la partita entrerà nella storia bianconera se non si guarderanno statistiche e formazione blaugrana, fino al Derby della Mole di sabato scorso era una creatura più che indecifrabile e non compiuta nel campionato italiano. Martedì ha impresso solamente una lezione a quello che resta del leggendario Barcellona, che sarà stato scosso e già nel prossimo calciomercato invernale sarà rivoltato per la fase finale della Champions.

Il “calcio che vorrei“, titolo della tesi di Pirlo al corso da allenatore professionista di prima categoria UEFA Pro, ancora nel campionato non si è visto. La sua idea fondante basata sulla volontà di calcio propositivo, di possesso e di attacco ha funzionato con il risultato solo per  le prestazioni dei top singoli. Il suo calcio collettivo, fatto di 11 calciatori attivi in fase difensiva e offensiva che manipolino spazi e tempi cercando di comandare il gioco, è latitato.

Si è visto solo quando gli avversari, spaventati dal nome e dal curriculum scudetti. glielo  hanno permesso iniziando a giocare con il solo obiettivo di difendersi e di non prendere gol.

Il Genoa è in crisi e il Virus non è stato individuato: subisce gol, anche assurdi, e continua a sbagliarne troppi . È come se non credesse nelle proprie possibilità viste le pause mentali tra una discreta prestazione e la gara successiva. Un buon risultato contro la Juventus potrebbe nuovamente aiutare a convincersene.

Lo ha fatto con la Fiorentina, più scarsa sicuramente della Juventus, e lo potrebbe ripetere domani il 4-4-2. Non dispiacerebbe a nessuno se Maran si adattasse al “Cholismo“. Non è una ricetta rivoluzionaria la strategia dell’Atletico Madrid, ma uno stato d’animo più che una filosofia di gioco, consapevole dei propri limiti e fatica, che tutti hanno già individuato, compreso Maran e i suoi cambi di modulo. Gli ultimi a concepire dovranno essere i calciatori rossoblù a quarti.

La testa fra le nuvole non farà camminare il Vecchio Balordo in questo campionato. Da Maran ci aspettiamo, già domani all’ora del Thé, di migliorare il rendimento dei suoi calciatori più deboli fino a farli diventare forti con la grinta, la rabbia, la corsa: in fondo un buon allenatore si vede proprio da questo.

Al popolo genoano piace anche idolatrare i calciatori cattivi. Eroi calcistici che cercano sempre l’occasione per dimostrare la propria dote di cattiveria calcistica: addormentarsi  stasera pensando a “Picchia” Gorin contro CR7, un duro e leale come solo i grandi difensori  sanno essere, e a cosa succederebbe domani.

Provaci Maran, provaci Genoa ad improntare una maggior aggressività, ma anche altre volte ad essere più sornione. Se la Juventus dovesse accorgersi di avere la sensazione di inattaccabilità della squadra di Scamacca potrebbe frustrarsi e al Genoa imbastire le azione offensive sufficienti per portarsi a casa l’intera posta: “desto o son sogno?”. Pensiero di Totò.

Le Formazioni come sempre ad un’ora prima della partita. Anche la Juventus mercoledì prossimo ha un cliente difficile, la Dea di Gasperini ringalluzzita dopo aver battuto a domicilio Liverpool e Ajax.

Il direttore di gara di Genoa-Juventus è Marco Di Bello di Brindisi, 39 anni, internazionale con  110 gare in Serie A (38 rigori e 32 espulsi). In stagione 4 gare, 2 rigori  1 rosso. Ha debuttato in Serie A nel 2011.

In carriera con il Genoa 7 gare (2 vittorie, di cui una con la Juventus nel 2019, e 7 sconfitte). Con la Juventus 10 gare (7 vittorie, 2 pareggi, 1 sconfitta, quella già scritta).

Primo assistente Ranghetti di Chiari, secondo assistente Lo Cicero di Brescia. Quarto uomo Sacchi (Macerata). VAR Valeri di Roma, AVAR Preti di Mantova.